BONANDO
Secondo nella serie dei notai omonimi di Bologna (il primo figura attivo fin verso la fine del sec. XI), nacque presumibilmente in questa città nel tardo secolo XI.
I pochi dati finora raccolti per definire il profilo biografico di B. sono stati desunti quasi esclusivamente dall'analisi della sua scrittura, quale ci è stata tramandata da circa sessanta carte da lui rogate nel giro di 25 anni. Fece esperienza notarile presso lo studio del "tabellius" bolognese Pietro (I), dal quale ereditò le rogazioni non svolte in mundum e un tipo di scrittura piuttosto stilizzata a caratteri diritti e allungati.
Forse B. cominciò a esercitare il notariato agli inizi del sec. XII: la prima testimonianza pervenutaci al riguardo è costituita da una carta privata rogata il 14 dic. 1102 (Archivio di Stato di Bologna, Fondo S. Stefano, 6/942, n. 8).
Alla morte del maestro Pietro (I), gli subentrò alla guida dello studio notarile: la sua attività professionale divenne così più intensa e fu quasi esclusivamente indirizzata al servizio dei monasteri bolognesi di S. Stefano, S. Vittore e S. Giovanni in Monte.
L'importanza di B. consiste essenzialmente nel contributo di rinnovamento da lui apportato alla pratica notarile e allo stile grafico. Sotto il primo aspetto, si deve rilevare come B. abbia per primo usato nei contratti d'enfiteusi la formula, poi divenuta consueta, "peticionibus emphiteotecariis annuendo" (Archivio di Stato di Bologna, 8/944, n. 1, del 12 sett. 1116), che Odofredo dice essere stata introdotta da Irnerio; il che indurrebbe a pensare che B. avesse avuto rapporti con i primi maestri bolognesi di diritto.
Sotto il secondo aspetto B., assieme col tabellione Angelo, influì in misura determinante sul processo evolutivo della scrittura notarile bolognese dalla minuscola corsiva alla carolina libraria, a una scrittura cioè dal tratto piuttosto pesante e dalle forme raddrizzate e sviluppate verticalmente, eppure non prive di qualche residuo elemento corsivo.
L'attività notarile di B. costituisce quindi complessivamente una chiara testimonianza di quella rinascita culturale promossa dallo Studio bolognese nel segno di un ritorno alla classicità, che si espresse sia nella riscoperta del diritto romano secondo la tradizione giustinianea sia nel riecheggiamento di moduli grafici originariamente classici, filtrati attraverso la mediazione dell'età carolingia.
L'ultima rogazione di B. risale al 4 ott. 1127 (Arch. di Stato di Bologna, Fondo S. Giovanni in Monte, 2/1342, n. 7); termine questo presuirtibilmente prossimo alla morte di Bonando. Poco tempo dopo, infatti, gli subentrano nell'attività notarile i tabellioni Angelo e Gerardo.
Fonti e Bibl.: Chartularium Studii Bononiensis, III, Bologna 1916, pp. 51 s., 58 s., 61-63, 71-74, 271 s.; V, ibid. 1921, pp. 9-11; VI, ibid. 1921, pp. 11 s.; IX, ibid. 1931, p. 13; XII, ibid. 1939, pp. 6 s.; Archivio paleografico ital., XII (1942), n. 59, commenti alle tavv. 22 e 27, a cura di G. Cencetti; G. B. Palmieri, Appunti e documentiper la storia dei Glossatori. I. Il "Formularium tabellionum" di Irnerio, Bologna 1893, pp. LXVII ss.; G. Cencetti, Il contratto dienfiteusi nella dottrinadei glossatori e deicommentatori, Bologna 1939; Id., Diplomatica dell'enfiteusibolognese, in Riv. di storia d. dir. ital., XII (1939), pp. 438-55, e specialmente 450-52; Id., La "rogatio" nelle carte bolognesi.Contributo allo studio del documento notarileitaliano nei secoli X-XII, in Atti e Memorie della Deput.di storia patria per le prov.di Romagna, n. s., VII (1955-1956), pp. 17-150; G. Orlandelli, Ricerche sulla origine della "littera Bononiensis": scritture documentarie bolognesidel sec. XII, in Bullettino dell'Archivio paleografico italiano, n. s., II-III (1956-57), 2, pp. 184-89, 196 s.; Il notariato nella civiltà italiana. Biografie notarili dall'VIII al XX secolo, Milano 1961, p. 107; G. Orlandelli, Rinascimento giuridico e scrittura carolinaa Bologna nel secolo XII, Bologna 1965, pp. 58 ss.; G. Cencetti, Studium fuit Bononiae, in Studi medievali, VII, 2 (1966), p. 800.