DELLA PALUDE (de Palude), Bonaccorso (Bonaccursus)
Discendente da una nobile famiglia attestata già nel sec. XI come feudatari dei marchesi di Canossa, il D. nacque da Giacomo, probabilmente nei primi anni del sec. XIII. Erano suoi fratelli Guido, detto Battaglia, e Arverio; Giacomo (o Giacomino), figlio di Gifredo, era suo cugino.
Il D. fu uno dei membri più attivi della famiglia reggiana e senza dubbio l'esponente più conosciuto nella prima metà del XIII secolo. La sua carriera e la sua posizione familiare sono emblematiche per la situazione di buona parte della media nobiltà emiliana dell'epoca: il D. aveva un patrimonio di una certa consistenza nel territorio di Reggio Emilia che tuttavia, smembrato com'era tra pianura e montagna, non riuscì a trasformarsi in una signoria ben strutturata. D'altra parte egli non era ben radicato neanche nella città, tanto da dover legare le proprie sorti al Comune di Parma. Altrettanto tipici sono l'esercizio del podestariato e l'assoluta mancanza di coesione della casata. I Della Palude infatti erano divisi in vari rami, spesso e volentieri in conflitto tra loro, e divisi anche sul piano politico tra la fazione dell'imperatore e quella della pars Ecclesie.
Il D. è ricordato per la prima volta nel 1224, quando la morte violenta del padre Giacomo lo pose alla guida di un partito familiare, in lotta con quello dei Fogliano, che avevano istigato il delitto. In questa guerra "illorum de Foiano et de Palude", gli episodi di maggiore violenza si svolgevano in montagna, intorno ai possedimenti dei Della Palude, ma anche in pianura. Nell'alto Appennino venivano devastati i possedimenti del monastero di Marola: villa Cereti (senza dubbio Cerreto, comune di Castelnovo ne' Monti), Cola (comune di Vetto d'Enza), Bebbio (comune di Carpineti), Pigneto (comune di Prignano), Lagulum, Frassinedolo (comune di Busana), Bora (comune di Ramiseto), Planum de Lacco. Prima del 1229, invece, quindici uomini d'armi del D. con trenta cavalli, occuparono e misero a sacco la casa di Corniano (comune di Bibbiano) nella zona pedemontana. Nel 1231 il vescovo di Reggio impose finalmente una pace. In questa occasione troviamo citati, accanto ai figli di Giacomo (cioè al D. e ai suoi fratelli) i figli di Tommaso e Alberto, detto Chierico, Della Palude.
Nell'ottobre del 1232 il D. si unì ai Sesso, altra nobile famiglia reggiana, per mettere in fuga il marchese Cavalcabò, sconfitto a Moncasale, a settentrione di Reggio. Anche se i motivi di questo contrasto non sono noti, l'episodio testimonia dell'esistenza di stretti legami tra i Della Palude e i Sesso, che troviamo associati anche in altre occasioni. La figlia del D., Beatrice, aveva sposato in prime nozze Atto da Sesso, ma in seguito si unì in matrimonio con Pinotto (o Pinone) figlio di Giberto Della Gente, il futuro podestà di Parma. Il nuovo orientamento del D. non potrebbe ricevere una conferma più evidente. Il D. era infatti anche vassallo del Comune di Parma, del quale teneva in feudo una porta nelle mura di cinta della città. Secondo il cronista Salimbene de Adani fu in quel tempo che "domina Egidia de Palude" fece costruire a Parma il ponte di legno che conservò il suo nome. Ed infine è proprio come "milites Parme" che il D. e suo cugino Giacomo sono citati, accanto a molti altri, quando dovettero abbandonare la città, caduta nelle mani dei fuorusciti della pars Ecclesie nel giugno del 1247.
Nel XIII secolo, del resto, i Della Palude erano già profondamente radicati a Parma grazie anche a un'abile politica matrimoniale. La già ricordata Egidia (Gilia) aveva possedimenti in pianura, a poca distanza dalla città, ed era imparentata con Guglielmo di Rodolfo Martello (del ramo che aveva sede a Soragna), con Guglielmo di Guglielmo Arlotto (del ramo insediato a Parma, dove Guglielmo possedeva una casa merlata per la quale pagava il censo al capitolo della cattedrale) e con Gerardo Francisci, podestà di Parma nel 1238. Nel 1209 troviamo a Parma anche i figli di un certo Rolando Della Palude, proprietari a Sant'Ilario d'Enza. Ermengarda, sorella di Guidotto Della Palude, appartenente al ramo collaterale dei Canini, sposò Robino Pelavicino, zio del marchese Oberto. Nel 1279 venne assassinato a Parma Aimerico Della Palude; suo figlio Ezzelino sposò una figlia di Gerardino di Enzola, altro nobile parmense, mentre la sua vedova era una sorella di Guglielmo Rangoni di Parma. Infine la figlia di Caro di Corrado Della Palude, Richelda, fu data in sposa a Rolando Testa di San Vitale.
La carriera del D. è contraddistinta da un numero relativamente alto di incarichi podestarili da lui ricoperti e dalla fedeltà mai tradita verso l'imperatore Federico II. Nel 1234 fu podestà a Ravenna, nel 1236 a Siena, nel 1238-1239 a Verona, e come podestà, e rettore di Verona insieme con Ezzelino da Romano, il 26 giugno 1239 prestò giuramento di obbedienza all'imperatore in nome della città. Già il 14 gennaio dello stesso anno egli aveva consegnato ostaggi padovani a Federico II. Nello stesso anno si recò ancora nel territorio di Reggio Emilia, ma solamente per trattare con gli altri rami della casata la spartizione delle proprietà, ancora indivise, di Reggiolo, di cui 500 biolche saranno vendute al Comune di Reggio nel 1247. Certamente senza alcun incarico ufficiale, il D. tornò a Verona nel 1240,per partecipare, a fianco del podestà Ugo "de Curte" di Parma, a uno scontro con le truppe del marchese d'Este.
Nel 1243fu a Pisa, ancora una volta come podestà. I Pisani, partigiani dell'imperatore, lo nominarono nello stesso anno ammiraglio della flotta di galere inviate contro i Genovesi che stavano assediando Savona. A Pisa, dove restò come podestà fino al 1245,l'operato del D. sembra essere stato molto apprezzato. Il cronista Salimbene de Adam, che in quel periodo risiedeva nella città, si dimostra sensibilmente impressionato dalla sua figura, tanto da ricordarlo spesso nella sua Cronaca. Quasi immediatamente dopo la fine dell'incarico il D. passò a Pavia, dove è attestato come podestà imperiale dal 20 maggio fino al 13 dic. 1246.In seguito, come risulta da un atto del 6 maggio 1247, egli fu nominato da Federico II vicario imperiale della regione "a Papia inferius". Quale rapporto di parentela ci fosse poi tra lui e il Giovanni Della Palude vicario, nel 1248,del podestà di Pavia Guido da Sesso non è noto. La caduta di Parma nelle mani della pars Ecclesie il 16 giugno 1247dovette spingere il D. più ad Est. Il 30 giugno, infatti, lo troviamo a Cremona, a fianco dell'imperatore, insieme con un consistente gruppo di fuorusciti della pars Imperii.
Sui mesi che seguirono non abbiamo notizie, ma è certo che il D. si trovava nelle file dell'esercito imperiale che cingeva d'assedio Parma. Il 30 dicembre dovette farsi rappresentare a Reggio Emilia dal figlio Gifredino, in occasione della vendita al Comune delle terre di Reggiolo. Un altro suo figlio, Guido, venne imposto dall'imperatore come abate del ricco monastero di Marola, nell'Appennino reggiano, che dominava alcune vie di passaggio secondarie verso la Toscana ed era molto legato alla famiglia dei Della Palude. Il 25genn. 1248 Guido venne però scomunicato da Innocenzo IV e sostituito da un'altra persona, che era stata designata dai monaci di Marola rifugiatisi a Bologna. A questi conflitti prese parte anche il fratello del D., Arverio, che fu assediato nel suo castello di Mozzano dalla pars Ecclesie di Parma (1250). Certamente nel corso del 1248 l'imperatore inviò il D. in Garfagnana. In questa regione infatti, come in Lunigiana e in Versilia, i marchesi Malaspina si erano ricongiutiti, insieme con i cattani, piccola nobiltà locale, al partito pontificio, sostenuto da Lucca.
Nel corso di questa spedizione il D. fu assassinato ad opera di Barnabò Malaspina e dei Lucchesi, nel 1249o nel 1250.
Per quel che concerne l'anno di morte gli Annales Ptolomei Lucensis riportano la notizia dell'omicidio sia sotto il 1249 sia sotto il 1250. Secondo Salimbene de Adam, invece, la morte del D. sarebbe avvenuta già nel 1248, nell'ambito di alcuni rovesci subiti dalla pars Imperii, ma si tratta verosimilmente di un errore.
Il D. ebbe tre figli, già ricordati: Gifredo, Guido e Beatrice. Gifredo fu podestà di Vicenza tra il 1254 e il 1256, mentre Guido, per breve tempo abate filoimperiale di Marola, era stato a Reggio monaco nel monastero di S. Prospero.
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