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BONACCORSO da Pisa

di Gianni Ballistreri - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)
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BONACCORSO (Bonacorsus, Bonaccursio, Bonaccursius, Buonaccorso, Buono Accorso, Bonus Accursius, Bónos Akkoürsios) da Pisa (Pisano, Pisanus, Pisános)

Gianni Ballistreri

Nato a Pisa nella prima metà del sec. XV., studiò a Milano alla scuola del Filelfo, dalle cui lettere si desumono le scarse notizie che abbiamo sulla sua giovinezza: nel maggio 1456 si recò a Pavia per imparare il greco da Andronico di Gallipoli, accompagnato da una commendatoria in cui il Filelfo lo presentava come uno dei suoi più cari amici, desideroso di apprendere ma povero; nel 1461 il Filelfo lo raccomandava a Piero de' Medici; in seguito B. aprì una scuola privata a Pisa, dove nel marzo 1469 ospitava il dottissimo Demetrio Castreno.

Le prime sue opere a stampa furono le Animadversiones in C. I. Caesaris Commentaria, Ferrariae, s. n., e i Plautina dicta memoratu digna, Mediolani, s. n., pubblicate entrambe nel 1474; poco dopo si trasferì a Milano, dove il Filelfo l'aveva invitato già dal 1470, e aprì una scuola di retorica e instancabilmente si dedicò a diffondere la cultura classica per mezzo della stampa. Mentre per la pubblicazione di opere latine lavorò quasi esclusivamente per F. Lavagna, anch'egli legato all'ambiente filelfiano, fece stampare in proprio quelle in caratteri greci, succedendo al Damilas: anche se, come nota il Proctor, il "Bonus Accursius impressit" delle Favole di Esopo e di alcune copie del Salterio non va preso troppo alla lettera, essendosi verosimilmente B. servito di tipografi professionisti, forse B. e G. A. de Honate. Assai gli giovarono nella sua opera l'amicizia e la protezione di alti esponenti della burocrazia ducale, e principalmente del primo segretario Cicco Simonetta e - dopo che questi nel 1480 fu fatto decapitare da Ludovico il Moro - del questore ducale Giovan Francesco Della Torre.

Nel 1475 curò per il Lavagna l'edizione di un proprio Compendium Elegantiarum L. Vallae, dell'Isagogicus liber in eloquentiae praecepta (cioè le Elegantiolae) di A. Dati, dei Metamorphoseon libri di Ovidio col commento di Lattanzio Placido, degli Historiae Augustae Scriptores e, per la tipografia di A. Zarotto, delle Dictorum et factorum memorabilium rubricae di Valerio Massimo, opere che dedicò tutte al Simonetta.

Dopo la frenetica attività del 1475 B. sembra perdere interesse alla cultura latina e dedicarsi tutto alla diffusione di quella greca: di cose latine in seguito pubblicò soltanto le Epistolae familiares di Cicerone con un commento commissionato a Ubertino Chierico da Crescentino (Venetiis 1480).

Difficile tracciare una storia delle edizioni greche bonaccursiane, nella quasi totalità non datate: la prima dovette essere quella del Lexicon Graeco Latinum del carmelitano piacentino Giovanni Craston, anteriore al 1478; seguirono, stampate in due riprese, le Aesopi Fabulae graece et latine, unite con l'Aesopi Vita di Massimo Planude, con i testi originari seguiti dalla traduzione letterale latina di Ranuccio Tettalo. Nel 1481 pubblicò lo Psalterium Graeco Latinum con traduzione a fronte del Craston, unica sua edizione greca datata; di poco successivi sono gli Erotemata ovvero Compendium octo Orationis partium del Lascaris, ancora con traduzione a fronte del Craston, e con una dedica di B. a Pomponio Leto, con cui si era da poco legato d'amicizia, datata 1480. In seguito videro la luce per sua cura gli Erotemata del Calcondila e del Moscopulo insieme al De Dialectis di Gregorio Corinzio; il De accentibus ac diphtongis et formatione praeteritorum graecorum di Sassolo da Prato (scoperto dal Proctor, p. 62); il Vocabulista Latino Graecum di Giovanni Monaco (G. Craston), infine il testo degli Idyllia di Teocrito con quello degli Opera et dies di Esiodo.

Unico suo scritto inedito di cui si abbia conoscenza sembra essere una lettera, inviata da Milano il 2 ott. 1478 a Lorenzo il Magnifico, conservata nell'Archivio di Stato di Firenze (Mediceo avanti il Principato, filza XXXVI, n. 1090).

Il luogo e la data della morte di B. sono ignoti.

Bibl.: F. Filelfo, Epistolarum familiarium libri XXXVII, Venetiis 1502, ff. 193r, 208rv, 209rv, 210v, 223v, 257r; Id., Cent-dix lettres grecaues publiées..., a cura di E. Legrand, Paris 1892, pp. 81 s., 138-140; G. A. Sassi, Historia literario-typographica mediolanensis, Mediolani 1745, coll. 94, 162-68, 273 s., 454, 456 ss., 475, 480, 543 ss.; G. M. Mazzuchelli, Gli Scritt. d'Italia, I, 1, Brescia 1753, pp. 87 ss.; Memorie istoriche di più uomini illustri pisani, III, Pisa 1792, pp. 253-67; R. Proctor, The printing of Greek in the isth Century, Oxford 1900, pp. 59-66; E. Garin, La cultura milanese nella seconda metà del Quattrocento, in Storia di Milano, VII, Milano 1956, pp. 561, 566, 568 s., 571 s., 573; C. Santoro, Gli inizi dell'arte della stampa a Milano,ibid., pp. 877 s.; L. Hain, Repertorium, I, 1, nn. 57-66, 265, 272; 2, nn. 5812-5817, 6093, 9921; II, 1, n. 121577; 2, nn. 13454, 14561, 15461, 15476, 15777; W. A. Copinger, Suppl. to Hain's Repert., I, nn. 57-66, 5812-5817, 6093, 9921, 13454, 14561, 15777; II, 1, n. 13; Gesamtkatalog d. Wiegendrucke, I, coll. 70-77.

Vedi anche
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