BONACCORSO da Milano
Eretico cataro, anzi maestro dell'eresia, ritornò al cattolicesimo dopo il 1170, come si può ricavare dalle dottrine che egli, dopo la conversione, fece pubblicamente conoscere nella sua Confessio.
Un'ipotesi erudita, tuttavia probabile, lo dice convertito dal grande arcivescovo milanese Galdino, che del resto effettivamente svolse un'attività instancabile contro il catarismo.
Del tutto priva di fondamento è la notizia che egli sarebbe stato addirittura vescovo cataro: come mostrò Ilarino da Milano, l'errore è derivato da uno scioglimento sbagliato d'un compendio del manoscritto ancor oggi noto, dal quale il primo editore, il d'Achéry, trasse il testo della Manifestatio. Questa, a sua volta, è un testo composito, d'ignoto compilatore, che alla originaria Confessio di B. (fatta conoscere dal Manselli nel 1955) premise un'introduzione esplicativa e fece seguire una Summa auctoritatum, cioè una serie di passi biblici riuniti per argomento e rivolti a confutare gli articoli della fede ereticale. Successivamente e, a quanto sembra, da persona diversa fu aggiunta una confutazione dei passagini e un'altra persona ancora, limitatamente al codice Ott. lat. 136, cominciò a porre dei passi biblici riferiti agli arnaldisti, interrompendosi però bruscamente. Questa Manifestatio non offre nessun elemento cronologico, ma dal quadro generale dell'eresia che essa ci presenta, in modo particolare per quanto ci dice dei passagini, va collocata all'inizio del sec. XIII.
B. ci presenta il catarismo quale venne articolandosi in Italia dopo il ben noto concilio di St-Félix-de-Caraman: esso è già distinto nei due grandi gruppi di catari moderati (che formeranno proprio in quegli anni la Chiesa di Concorezzo) e di radicali (che metteranno capo alla Chiesa di Desenzano). Dalla Confessio si ricava però chiaramente che B. aderiva alla Chiesa di Concorezzo, di cui espone le dottrine anche più caratteristiche.
Quanto alle parti aggiunte, quella relativa ai passagini ha importanza soprattutto perché, con ogni probabilità, nel suo estremo schematismo, è tuttavia la prima testimonianza su quel gruppo, mentre quella relativa agli arnaldisti si è rivelata, sorprendentemente, una loro difesa più che confutazione; ciò forse spiega perché non è stata trascritta fino in fondo.
Fonti e Bibl.: Per il testo integrale della Manifestatio bisogna sempre ricorrere alla edizione di L. d'Achéry, Spicilegium sive collectio veterum aliquot scriptorum, qui in Galliae bibliothecis delituerant, XIII, Parisiis 1677 (donde è passato in Migne, Patr. Lat., CCII, coll. 775-792) e ad Ilarino da Milano, La "Manifestatio heresis catharorum, quam fecit Bonaccursus" secondo il codice Ottob. lat. 136 della Biblioteca Vaticana, in Aevum, XII (1938), pp. 281-333. La Confessio è edita da R. Manselli, Alle origini della "Manifestatio haeresis Catharorum quam fecit Bonaccursus", in Per la storia dell'eresia nel secolo XII. Studi minori, in Bullett. dell'Ist. Stor. It. per il Medio Evo e Arch. Mur., LXVII (1955), pp. 189-211: il testo è alle pp. 206-211. Tralasciando le opere più antiche sull'argomento, che si trovano, del resto, nell'articolo fondamentale, già citato, di Ilarino da Milano, indichiamo, oltre al contributo del Manselli, A. Borst, Die Katharer, Stuttgart 1953, pp. 7, 9-11. Si vedano poi A. Dondaine, Durand de Huesca et la Polémique anticathare, in Archivum Fratrum Praedicatorum, XXIX (1959), pp. 268-269; R. Manselli, L'eresia del male, Napoli 1963, pp. 180-185, 200, 203, 246, 248, 273; C. Thouzellier, Catharisme et Valdéisme en Languedoc..., Paris 1966, pp. 33, 45, 107, 109.