BOMBILIO (βομβυλιός)
Vasetto per contenere liquidi o profumi. Il suo nome deriverebbe secondo gli antichi scrittori (v. specialmente Athen., XI, 26, p. 784 d; Poll., VI, 98) dal rumore che si produceva nell'interno del vaso quando il liquido usciva a goccia a goccia per la stretta apertura, simile al ronzio di certe api dette appunto bombilî (βομυλιοί). A detta di Ippocrate (De morbis, III, 16, t. VII, p. 148) era usato anche nella medicina come contagocce.
Convenzionalmente alcuni archeologi chiamano bombilio un vasetto di forma intermedia fra l'alabastro (v.) e l'ariballo (v.). Esso ha infatti del primo la forma allungata e la base arrotondata del corpo, insieme al labbro larghissimo a forma di disco, mentre con il secondo ha comune la breve ansetta che unisce il labbro alle spalle. Fu largamente diffuso nel periodo orientalizzante (secoli VIII-VII a. C.), e numerosi sono gli esemplari appartenenti a corredi funebri, usciti dalle necropoli greche e italiche di quest'età. Alcuni di essi sembrano di fabbricazione locale, ma la grande maggioranza proviene da fabbriche della costa corinzia, che allora dominavano i mercati del Mediterraneo. I tipi più antichi sono stati attribuiti a scuole ceramiche di Sicione, mentre i più recenti si ritengono provenienti da Corinto stessa. In realtà non v'è alcuna differenza di stile fra i varî esemplari, poiché in essi si ripetono costantemente i motivi allora correnti: animali domestici, belve, mostri e ornati vegetali, derivati dall'Oriente; e la decorazione ricopre interamente la superficie del vaso, con quell'orrore del vuoto che è proprio di quest'arte ceramica corinzia più antica (v. corinzî vasi). Vi sono però delle differenze di forma, poiché in alcuni di questi esemplari, come, per es. nel bombilio uscito dalla necropoli siracusana del Fusco qui riprodotto, il labbro svasato si attacca direttamente al corpo, che è piuttosto tozzo, mentre in altri il corpo si assottiglia superiormente in modo da formare un collo snellissimo, sul quale poggia il labbro a forma di disco e al quale si saldano due piccole anse ad arco schiacciato: un esempio ce ne è dato dal bombilio rinvenuto a Gela, che qui si riproduce.
Bibl.: Ch. Daremberg e E. Saglio, Dict. des antiq. grècques et rom., I, Parigi 1877, p. 720; H. B. Walters, Hist. of ancient pottery, Londra 1905, I, p. 198; K. F. Johannsen, Les vases Sicyoniens, Parigi 1923, pp. 102, 164, tav. xxxviii; E. Pfuhl, Malerei u. Zeichn. d. Griech., Monaco 1923, §§ 104, 115.