BOMBARDIERE
. Nome dato anticamente a colui che caricava e scaricava bombarde (v.). Quando non si usarono più tali bocche da fuoco il nome rimase, per qualche tempo ancora, ai soldati che maneggiavano artiglierie in genere; poi si cambiò in quelli di cannoniere e artigliere.
Nell'epoca della feudalità, dei comuni, e poi delle repubbliche e dei principi sovrani, sempre nel Medioevo, le macchine da guerra, i mangani, le grandi baliste e gli onagri ecc., erano fabbricati e maneggiati da operai che stavano fuori dai corpi armati. Lo stesso si dica delle grosse artiglierie alla loro origine; e non solamente erano industriali quelli che le fabbricavano, ma anche quelli che le servivano in guerra. Si noleggiavano i bombardieri, con le loro bombarde, così come si noleggiavano i carrettieri, e solo alla fine del regno di Carlo VII (1422-1461) in Francia si pensò di costituire compagnie di bombardieri e di colubrinieri, come ve n'erano di arcieri e di balestrieri; ebbero un ordinamento militare, e furono poste sotto un capo supremo detto gran maestro di artiglieria.
Da noi è noto nella storia delle armi come sperimentato bombardiere Giuliano da Sangallo (sec. XV-XVI). Più tardi Giuliano Leno, bombardiere pontificio, fu mandato da Clemente VII (prima del 1527) a provvedere artiglierie. Ed al tempo del sacco di Roma era capo dei bombardieri in Castel S. Angelo Antonio Santacroce, ne erano capitani Domenico Boninsegna e Marcello Polonio, e vi erano molti volontarî bombardieri che concorsero alla difesa del castello, fra cui Benvenuto Cellini, Raffaello da Montelupo ed il suo maestro Lorenzetto. Anche i bombardieri italiani furono presto riuniti in scuole o corporazioni o compagnie poste quasi tutte sotto la protezione di santa Barbara.
La più antica notizia di una scuola di bombardieri si trova nel Daru (Histoire de la république de Venise, XIX) che la pone nell'anno 1491; altri autori invece le assegnano una data di poco posteriore. Altre scuole di bombardieri si ebbero successivamente a Lucca nel 1520; ad Ancona nel 1554
Altari a santa Barbara patrona dei bombardieri erano in S. Agostino di Napoli, a Roma in Castel S. Angelo; a Modena; a Ferrara, e in altre città d'Italia.
Nella scuola o confraternita dei bombardieri di Castel S. Angelo (istituita sotto Clemente VIII da Pietro Aldobrandini con l'aiuto di Amerigo Capponi) si hanno statuti interessanti, perché dànno notizia di costumi, di abitudini, di privilegi e di esenzioni che distinguevano i bombardieri dagli altri soldati.
Evidentemente a questi privilegi corrispondevano impegni che consistevano nel mantenersi esercitati nell'impiego delle bombarde, curarne la conservazione, corrispondere a esigenze speciali che avevano una tal quale attinenza col loro servizio; come preparare fuochi di artifizio in occasione di feste pubbliche, concorrere allo spegnimento degl'incendî, ecc.
In Francia fu creato da Luigi XIV un corpo di bombardieri costituito di due compagnie, che poi nel 1684 fu notevolmente accresciuto, e così nel 1710; in questo anno il corpo constava di un reggimento di due battaglioni, e veniva adibito solamente al servizio dei mortai e delle bombe; il re era il loro colonnello. Poi anche in Francia il nome andò in disuso.
In Savoia fino dal 15 gennaio 1603, il duca Carlo Emanuele I concesse privilegi speciali agli ufficiali delle artiglierie e ai bombardieri, benché essi allora non facessero parte dell'esercito; nel luglio 1625 il duca determinò che il personale dei bombardieri appartenesse alla milizia e formò una compagnia di bombardieri. Questo nome rimase fino all'ordinamento dell'artiglieria piemontese del 26 dicembre 1696, quando si costituì un battaglione di cannonieri. Più tardi, nel 1726 fu formata una compagnia di bombisti per il servizio in Sardegna, nome anche questo presto smesso. E finalmente il nome di bombardiere ricomparve qualche volta nell'esercito sardo-piemontese anche al principio del sec. XIX; ed era dato a soldati scelti che costituirono una compagnia del vecchio corpo reale di artiglieria particolarmente destinati al governo dei mortai e alla fabbricazione dei fuochi e delle munizioni da guerra, eccettuate le bombe e le granate di ferro.
Capo bombardiere era chi comandava o sopraintendeva ai bombardieri; talvolta aveva grado di ufficiale.
Maestro bombardiere era quegli che attendeva al governo delle armi (o delle bombarde) d'uno stato, e, più propriamente, alla fabbricazione loro e a quella della polvere per poterle adoperare.
Quando le bocche da fuoco erano ancora poco diffuse fra i comuni e i piccoli stati italiani, un semplice fabbro ferraio era talvolta magister bombardorum del comune, e non di rado egli stesso curava l'impiego di queste armi con alcuni aiutanti. Quando cotesti maestri erano condotti al servizio di un principe o di un comune dovevano spesso obbligarsi a non fare per altri questi strumenti bellici per tutta la durata del loro ufficio.
Il primo documento prezioso per la storia delle armi italiane e che accenna a un maestro bombardiere è una provvisione della Signoria fiorentina del 2 febbraio 1325 per eleggere due magistros bombardorum che fabbrichino e facciano fabbricare pilas seu pallottas ferreas et canones de metallo per servizio del comune. Dello stesso anno e con la data del 23 aprile vi è pure una provvisione del consiglio dei Cento, per la quale un certo Rinaldo di Villamagna ed un suo compagno, condotti per 5 anni al servizio del comune per fabbricare cannoni e palle di ferro, vengono cassati da questo ufficio, perché in Firenze vi sono altri artefici che esercitano a minor prezzo tale mestiere e fanno polvere e quant'altro è necessario per il governo delle armi; interessanti notizie queste, le quali dimostrano come al principio del sec. XIV le bocche da fuoco fossero già molto diffuse in Italia. Per i maestri bombardieri italiani, celebri come fonditori e disegnatori di artiglierie nei secoli XV e XVI, v. armi.
In seguito all'introduzione di nuove bombarde negli eserciti moderni (v. bombarda), i bombardieri sono militari per lo più di artiglieria, addetti al servizio di questi speciali strumenti bellici e sono muniti di apposito distintivo.