BOLOGNA 279, Pittore di
Ceramografo attico, della tecnica a figure rosse attivo intorno al 450 a. C. Due crateri a volute dell'officina del Pittore dei Niobidi (v.) sono stati distinti dal Beazley dalle altre opere della stessa officina per l'affinità che essi presentano nella decorazione non figurata. Dal punto di vista stilistico essi sembrano all'Arias ancora legati al Pittore dei Niobidi.
Il cratere bolognese con scena di amazzonomachia è senz'altro, per questo studioso, del Pittore dei Niobidi; quello di Ferrara, invece, potrebbe essere, sempre secondo lo Arias, di un suo diretto allievo o seguace, anche per una certa maniera meno limpida del disegno. In questo cratere appaiono alcune scene rare nella ceramica greca: da un lato sono raffigurati i Sette a Tebe, in basso; e in alto, sul collo, sono dipinti Eracle e Busiride; sull'altro lato, in basso, una scena di purificazione di eroi, mentre sul collo è raffigurata l'apparizione di Pandora. Senza entrare nella complessa esegesi di queste scene, lo Arias rifiuta la creazione di una personalità diversa per questo vaso giacché il seguace al quale esso potrebbe appartenere sembra lavorare veramente nella stessa maniera del maestro.
Bibl.: J. D. Beazley, Red-fig., p. 428; cratere di Bologna: E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung der Griechen, Monaco 1923, fig. 508; cratere di Ferrara: P. E. Arias-N. Alfieri, Il Museo Archeologico di Ferrara, Ferrara 1955, p. 78.