Pseudonimo dello scrittore polacco Aleksander Głowacki (Hrubieszów, Chełm, 1847 - Varsavia 1912). Dal giornalismo - cronache, feuilletons - passò a brevi racconti (Przygoda Stasia, 1879, trad. it. L'avventura di Stas, 1930; Anielka, 1880) e poi, con sempre maggiore capacità di ritrarre nei suoi varî aspetti la società polacca e soprattutto la nascente borghesia, ai romanzi: Placówka (1885; trad. it. L'avamposto, 1961); Lalka (3 voll., 1887-89; trad. it. La bambola, 1959), quadro poderoso di Varsavia brulicante di vita; Emancypantki ("Le emancipate", 4 voll., 1891-93), ricca galleria di figure femminili; Faraon (3 voll., 1895-96; trad. it. Il faraone, 1934), ove il problema del contrasto tra individuo e collettività è proiettato, non senza riferimenti al presente, nell'antica civiltà egiziana; Przemiany ("Metamorfosi", 1911-12), romanzo incompiuto in cui ritrae in chiave umoristica il mondo dell'aristocrazia. Innovatore nello stile e nei temi, suggeriti dalla sua formazione positivistica, P. occupa un posto di primo piano nella letteratura polacca moderna.