BOERI
. È noto nella storia col nome di Boeri (storpiatura dell'olandese Boeren [pr. búren] "contadini") un popolo cristiano, d'origine europea, ma etnicamente composito, che si era andato formando nell'Africa meridionale nei secoli XVII e XVIII e che, nella seconda metà del XIX, ha avuto un'importanza assai superiore alla sua entità numerica. La maggioranza dei Boeri discende dai coloni olandesi del Capo di Buona Speranza, ma un buon numero di essi discende dai coloni provenienti dalle Fiandre, dalle provincie renane, dalla Sassonia, Baviera, Prussia, Austria e Tirolo, ai quali s'aggiunsero parecchi ugonotti francesi.
L'acquisto della Colonia del Capo da parte dell'Inghilterra coincise col naturale movimento d'espansione dei coloni ai quali, per l'accrescimento numerico e per lo sviluppo dell'allevamento del bestiame, loro principale risorsa, non bastavano più i terreni che avevano fino allora coltivato. Perciò i Boeri cominciarono ad internarsi con le loro mandrie fino agli estremi limiti della colonia e oltre, ove vennero a contatto con le bellicose e rapaci popolazioni indigene. Presto fra esse e i Boeri nacquero attriti e conflitti, determinati da violazioni di confini e furti di bestiame, da una parte e dall'altra. Prolungandosi questo stato di cose, nel 1834 i Cafri esasperati sorsero in armi e invasero la Colonia del Capo, facendo atroce strage di Boeri e d'Inglesi e guastando con rabbia selvaggia tutte le regioni che attraversavano. Gl'invasori furono infine respinti dalle truppe del Governo, ma i lutti e i danni della guerra esacerbarono i Boeri, che ne incolparono l'insufficiente protezione accordata loro dagl'Inglesi. L'ostilità contro l'Inghilterra, provocata dalle conseguenze della ribellione dei Cafri, non faceva, peraltro, che aggiungersi nell'animo dei Boeri a quella che già vi covava per altre cause, quali l'abolizione della schiavitù che li aveva privati, senza adeguato compenso finanziario, della mano d'opera, alla quale fino allora erano stati assuefatti, nonché l'intensa attività svolta in quegli anni da numerose missioni evangelishe, tendente a privarli altresì dei loro servi e boari ottentotti. Fra il 1815 e il 1835 si erano stabilite nella Colonia del Capo ben trenta missioni religiose evangeliche allo scopo di convertire gl'indigeni; per cattivarseli, parteggiavano per essi contro i Boeri e inoltre, nelle loro relazioni, descrivevano in Europa i coloni dell'Africa meridionale come oppressori degli autoctoni. Da questa condizione di cose derivarono due notevoli conseguenze, destinate ad avere gran peso nella storia dei Boeri e dei loro rapporti con gl'Inglesi. L'una fu la creazione di una radicata opinione pubblica inglese avversa ai Boeri, l'altra lo sconvolgimento degli ordinamenti sociali ed economici di questi ultimi, onde nacque in loro il desiderio di sottrarsi per sempre all'ambiente difficile che si era venuto creando nella Colonia del Capo.
Infatti, nel 1836 e 1837 ebbe luogo nell'Africa meridionale un avvenimento unico nella storia coloniale, cioè l'emigrazione in massa dei coloni oltre i confini politici della colonia, l'abbandono dei beni che vi avevano acquistato, per andare in cerca di nuove sedi in regioni lontane, in gran parte inesplorate. L'emigrazione boera, detta the great trek, capitanata da uomini abili e coraggiosi, fra i quali primeggiarono Retief, Uys, Maritz, Potgieter, Duplessis, Boshoff e Pretorius, si diresse al nord raggiungendo e oltrepassando l'Orange; una parte dei Boeri si stabilì in tale regione, mentre un'altra scese nel Natal.
Appena giunti nelle nuove sedi, gli emigranti intrapresero una lunga ed epica lotta contro gl'indigeni per mantenervisi: l'impari lotta spesso tornava a svantaggio dei Boeri, ma il ricordo dei loro morti sempre più li legava alla terra così aspramente conquistata. I Boeri dell'Orange lottarono coi Matabele, coi Bastaard-Griqua e coi Basuto; quelli del Natal con gli Zulu, ma essi, profittando infine di discordie fra gl'indigeni, riuscirono nel 1840, per opera di Andreas Pretorius, a costituire una repubblica indipendente.
L'Inghilterra, di fronte a questi avvenimenti, svolse dapprima una politica incerta, considerò gli emigrati Boeri come ribelli, ma non avendo nella Colonia del Capo forze militari sufficienti, si limitò a correre ai ripari dirigendo contro di essi qualche spedizione, col pretesto di difendere i suoi alleati indigeni, i Bastaard-Griqua e i Basuto, che le fornivano spesso, appunto, il desiderato motivo d'intervento. Intanto i Boeri s'internavano sempre più, oltre l'Orange e il Vaal; nel 1837 fondarono Winburg, nel 1840 Potchefstroom, poi Rustemberg e colonizzarono infine, ancora più al nord, le regioni alle quali posero il nome di Lydenburg e di Zoutpansberg.
In seguito a ciò il governo della Colonia del Capo si decise ad agire, sebbene assecondato con riluttanza da quello metropolitano; nel 1842 riconquistò il Natal abolendo la repubblica che vi avevano costituito due anni prima i Boeri; il 3 febbraio 1848 proclamò la sovranità inglese nelle regioni dell'Orange alle quali fu dato il nome di Orange River Sovereignty.
Ma questa proclamazione fu in verità atto frettoloso e inconsiderato del governatore sir Harry Smith, poiché ben presto apparve evidente che per mantenere l'effettiva sovranità su di una popolazione ostile e un così vasto e lontano territorio, occorrevano mezzi che il governo inglese, che allora seguiva una politica di raccoglimento, non intendeva dedicare. Perciò si ebbe presto un mutamento radicale di politica; il 17 gennaio 1852, con la convenzione detta del Sand River, l'Inghilterra riconobbe infine l'indipendenza dei Boeri stabiliti a nord del Vaal, e con quella di Bloemfontein del 23 febbraio 1854 riconobbe l'indipendenza di quelli stabiliti nella regione dell'Orange. I Boeri del nord costituirono allora quattro separate repubbliche: Potchefstroom, Lydenburg, Utreh e Zoutpansberg, che nel 1860 si fusero in uno stato solo: il Transvaal; quelli del sud costituirono invece lo stato libero dell'Orange.
Lo stato libero d'Orange, governato da un Volksraad (parlamento) di 60 membri e da un presidente, nel 1867 dovette abbandonare all'Inghilterra parte del suo territorio, il Griqualand occidentale. Il 17 marzo 1897 l'Orange e il Transvaal conclusero un trattato di alleanza; nell'ottobre 1899 principiò la guerra difensiva fra le due repubbliche e l'Inghilterra. Dopo accanite lunghe battaglie gl'Inglesi occuparono Bloemfontein il 13 marzo 1900; ma la guerra terminò soltanto il 31 maggio 1902.
Sulla repubblica del Transvaal, retta secondo una costituzione simile a quella dell'Orange, il 12 aprile 1877 gl'Inglesi (scorreria Jameson), con un colpo di sorpresa sulla capitale Pretoria, proclamarono il loro protettorato; ma i Boeri, con il presidente Kruger, ristabilirono l'indipendenza (21 marzo 1881). Dopo l'eroica lotta sostenuta, insieme con l'Orange, contro l'Inghilterra dall'ottobre 1899 al maggio 1902, il Transvaal e l'Orange, con l'accordo di Vereeniging, furono riuniti ai territorî inglesi, fino a quando (3 maggio 1910), insieme con la Colonia del Capo e il Natal, formarono l'Unione Sudafricana.
Per maggiori notizie sulla storia dei Boeri dopo il 1852, v. orange; transvaal; natal; goshen; sudafricana, unione.
Bibl.: Stuart, De Hollandsche Afrikanen en hunne republiek in Zuid Afrika, 1854; J. Nixon, The complete history of the Transvaal from the Great Trek to the convention of London, Londra 1885; Mac Call Theal, History of the Boers, Londra 1887; id., History and Ethnography of South Africa, 1486-1872, 11 voll., Londra 1907-1920; H. Cloete, Five Lectures on the Emigration of the Dutch farmers to Natal, Città del Capo 1856, ripubblicata a Londra 1899, col titolo The Great Boer Trek; J. C. Voight, Fifty Years of the History of the Republic in South Africa (1795-1845), Londra 1899; H. Dehérain, L'expansion des Boers au XIX siècle, Parigi 1905; L. Dal Verme, La guerra anglo-boera 1899-1902, in Nuova Antologia, 1900-1902; Chr. De Wet, Three Years War (october 1899-june 1902), Westminster 1902; Colquhoun, The Africander Land, Londra 1906; History of the War in South Africa 1899-1902 (pubblicaz. uff.) 2 voll., Londra 1907.