BOEMONDO VIII, principe, nominale, d'Antiochia e conte di Tripoli
Successe nel 1275 ancora giovanetto, al padre Boemondo VI; la madre Sibilla d'Armenia governò per lui, appoggiata da Bartolomeo vescovo di Tortosa. Assoggettandosi a grave tributo verso Baibars, riuscì a conservare Tripoli e Laodicea. Morto il sultano nel 1277, B. VII s'intese con Leone III d'Armenia, zio materno, coi Cavalieri di S. Giovanni e coi Mongoli per ricuperare Antiochia; sconfitto, dovette chiedere pace al nuovo sultano al-Malik al-Mansur (1281). Le poche forze dei cristiani di Siria furono ora rivolte a dilaniarsi a vicenda: B. VII aveva dal padre ereditato l'inimicizia dei signori di Gibelletto, cui erano alleati i Genovesi ed i Templarî; in Tripoli il vescovo Paolo di Segni, prozio del conte, capitanava un partito favorevole a quei di Gibelletto. I dissensi insanabili facilitarono al sultano d'Egitto l'occupazione di Laodicea desolata da un terremoto (20 aprile 1287) e B. conservò solo Tripoli. Mori il 19 ottobre 1287 senza lasciare eredi diretti. La successione toccava alle sorelle, Maria, andata sposa a Nicola di Saint-Omer, barone di Tebe, e Lucia, che aveva sposato Narjot de Toucy ammiraglio di Carlo II d'Angiò. Lucia pretese la contea, ma la popolazione riconobbe prima la signoria della madre Sibilla, poi si rivolse ai Genovesi. Mentre fra le parti durava la contesa, il sultano d'Egitto al-Malik al-Mansur assalì la città, la prese dopo averla assediata per quaranta giorni, e la distrusse dalle fondamenta, massacrando o facendo schiavi gli abitanti (26 aprile 1289).