BOCCHORIS (gr. Βόκχορις, Βόκχωρις, Βόχχωρις, ecc.)
Nome di un famoso re legislatore dell'antico Egitto, secondo Manetone l'unico re della XXIV dinastia, saitica. È identificato con il faraone Waḥkarīe (w'ḥ-k'-r‛j) "benigno di spirito è (il dio) Rīe", il cui nome personale era Bakenrīnef (b'k-nj-rn .f) "servo del suo (di dio) nome" Di suo padre Tefnahte, grande principe del Delta occidentale, si sa, da documenti epigrafici contemporanei, che con conquiste troppo spinte verso l'alto Egitto aveva provocato l'intervento del re etiope Pi‛anhe protettore della Tebaide; battuto e ricacciato tra le paludi dell'estremo Delta, a patto di sottomissione aveva ottenuto di nuovo il modesto principato. Morto Pi‛anhe e sorta una lotta per la successione in Napata, al vinto ritornò lo spirito avventuroso e certo egli estese i suoi possessi, perché le sue iscrizioni lo raffigurano come faraone e attestano l'anno 8° del suo regno. Suo figlio Bocchoris ne ereditò i titoli. Del suo regno, tuttavia, non si hanno memorie contemporanee, e le notizie che ne dà la tradizione raccolta da Manetone ha carattere in gran parte leggendario. Essa lo descrive come opposto del genitore: debole di corpo, mite, dotato di saggezza e mosso da grande giustizia. Le sue massime venivano ripetute, le sue leggi ammirate. Comminò pene contro i fraudolenti falsificatori delle misure, regolò le obbligazioni: nessun debitore doveva pagare di persona; gli interessi accumulati non potevano sorpassare il capitale; nelle pattuizioni verbali il giuramento del querelato era decisivo. Ma i tempi feroci non erano propizî per l'uomo mite; un mostruoso agnello parlò e profetizzò l'imminente rovina del paese. Sabacon, figlio di Kasta, che si era affermato re di Etiopia, pieno di bellicosi propositi, volle ristabilita la supremazia in Egitto; attaccò Bocchoris, l'ebbe in mano sua e lo bruciò vivo, punendo nel figlio la colpa del padre ribelle. B. regnò forse dal 718 al 712 circa a. C.