BOCCARDI, Giovanni, detto il Boccardino Vecchio
Figlio di Giuliano e di Caterina di Bartolomeo Busini, nacque a Firenze nel 1460 e a vent'anni era apprendista senza salario nella bottega di Bastiano cartolaio, come risulta dalle portate al catasto della famiglia (Levi d'Ancona, pp. 152 s.; ibid. anche per altri documenti riferentisi a pagamenti, ecc.); nel 1525 risulta iscritto alla Compagnia di S. Luca (Colnaghi, p. 44 n.). Il Vasari cita brevemente il B. nella vita di Gherardo del Fora come colui che "miniò la maggior parte de' libri che sono nella Badia di Firenze", identificati con alcuni codici attualmente nel Museo di S. Marco, uno dei quali (Salterio, inv. n. 544) è siglato G. B. alla carta iv. Nello stesso Museo (inv. n. 568) è l'AntifonarioE proveniente della chiesa di S. Spirito, opera siglata ma non datata che si può avvicinare ai codici miniati per la Badia.
Il Milanesi, nel suo commento alle Vite vasariane, cita otto miniature del Boccardino Vecchio nel Salterio di Sant'Egidio datato 1486, ma il codice, importante per conoscere lo stile del B. all'inizio della sua attività, è ora irreperibile. Altre miniature, ora sconosciute, sono documentate nel 1499 per il monastero di San Benedetto a Gubbio (Mazzatinti). Nel 1509 iniziano i pagamenti per miniature non specificate nell'abbazia di Montecassino; l'attività per l'abbazia sarà ripresa dal B. nel 1521-22 in collaborazione col figlio Francesco, con Matteo da Terranova e Loise da Napoli (cft., per i docc., Caravita). Nel 1511 e nel 1514 lavorò per il duomo e per la chiesa di S. Lorenzo a Firenze, ma i codici sono ora perduti; del 1515 sono i codici di Badia, del 1519 l'Antifonario n. 26 con cinque storie, miniato per la cattedrale di Siena e ora nella Biblioteca Comunale (Milanesi). Nel 1517 riceveva 20 fiorini per miniature eseguite per il monastero di San Pietro a Perugia dove si recò l'anno dopo, seguito di lì a poco dal figlio. I documenti perugini che si riferiscono a tali lavori sono di particolare importanza perché vi sono spesso specificate le parti che toccano effettivamente al Boccardino Vecchio: è il caso, ad esempio, del "Dixit" nel Salterio O (Perugia, basilica di S. Pietro), pagato al B. nel 1518. Nel 1526 gli venne commissionata dalla Signoria fiorentina la decorazione dei tre volumi delle Pandette, ora nel fondo Magliabechiano della Biblioteca Nazionale di Firenze (cl. XXXI, 16), rimasti incompiuti alla sua morte, che sono l'opera migliore del Boccardi. Per via stilistica gli sono stati attribuiti altri codici: un folto gruppo di manoscritti oggi alla Biblioteca Laurenziana di Firenze, alcuni dei quali, commissionati per Mattia Corvino, portano ora lo stemma mediceo (il più famoso è il ricchissimo Breviario di Leone X, ma altri, riferiti dal D'Ancona al B., sono di altra mano; come pure di un altro maestro è il gruppo di codici a lui attribuiti nella Biblioteca Riccardiana di Firenze); inoltre le Horae B. Mariae Virginis... nella Biblioteca Corsiniana di Roma (ms. 1232, cod. 55 k 16), dove è stata riconosciuta anche la mano del figlio (al quale anzi il Muzzioli assegna tutte le miniature); tre codici all'Aquila, nel Museo Civico e nella Biblioteca Provinciale (Serra), un Salterio miniato per il vescovo di Esztergom, conservato alla Biblioteca Nazionale di Parigi (Cod. Lat. 8879).
Il B. morì il 1º marzo 1529 e fu sepolto nella chiesa degli Ermini a Firenze.
Nonostante l'indubbia fama che dovette godere ai suoi tempi, anche fuori Firenze, e l'entusiasmo suscitato nel secolo scorso dalla riscoperta della sua personalità attraverso i documenti e le miniature ad essi collegate (si veda ad esempio la biografia laudativa del Bradley, 1887), il B. appare inequivocabilmente come personalità di secondo piano, ormai stanco epigono di una tradizione che ebbe a Firenze momenti di grande splendore. Impacciato e scorretto nelle figure, egli cerca di ravvivare la scena usando abbondanti lumeggiature dorate nelle vesti o indulge talvolta al dettaglio minuto di gusto nordico, aderendo a quella tendenza comune all'arte fiorentina della fine del '400 specialmente dopo l'arrivo della Pala Portinari di Hugo van der Goes, ma senza riuscire a raggiungere l'incisività del disegno fiammingo, della linea fiorentina. Gli sfondi di paesaggio sono risolti dal B. in una generica tinta azzurra. Più validi nella sua opera sono gli elementi decorativi - grottesche o elementi vegetali a largo disegno su sfondi alternati di colore, medaglioni con ritratti a monocromo su fondo scuro, come finti cammei - che, pur non raggiungendo mai un altissimo livello qualitativo, lo distinguono dai miniatori suoi contemporanei o di poco più anziani, amanti della decorazione carica e suntuosa, come Gherardo e Monte di Giovanni, o di sottili e minute grafie, come Francesco d'Antonio del Chierico.
Francesco, figlio di Giovanni, detto il Boccardino Giovane, nacque a Firenze il 25 giugno 1498 (Levi d'Ancona, p. 118) e morì il 12 dicembre 1547, secondo quanto riferisce il D'Ancona (in U. Thieme F. Becker), senza peraltro citare la fonte.
Nel 1525 è iscritto all'Accademia di S. Luca, ma già dal 1518 segue il padre nei suoi viaggi (Colnaghi) e nella sua attività extrafiorentina: appunto in quest'anno è a Perugia dove il Boccardino Vecchio miniava codici per la chiesa di S. Pietro, nel 1521 a Montecassino sempre con la bottega paterna. Nel 1528 torna a Perugia insieme con Matteo da Terranova a continuare l'opera del padre a San Pietro. Successivamente è citato in numerosi documenti quale miniatore di messali che non è possibile identificare (vedi, per i docc., Levi D'Ancona). Difficile distinguere la personalità di Francesco nei numerosi codici miniati in collaborazione col padre e con Matteo da Terranova, mancando un'opera di sicura attribuzione su cui ricostruire il suo stile. La Levi D'Ancona ha tentato di riconoscere la mano del Boccardino Giovane in una Madonna col Bambino, di qualità piuttosto scadente, miniata a carta 31v del Messale siglato II a Montecassino, un'opera che tuttavia non differisce dalla produzione più corrente della bottega del Boccardino Vecchio, mentre nulla lascia supporre che si tratti effettivamente del figlio; invece l'Annunciazione miniata nelle Horae B. Mariae Virginis... nella Biblioteca Corsiniana di Roma (ms. 1232, 55 k 16) a lui attribuita (Muzzioli, n. 537) rivela un maestro legato allo stile del Boccardino Vecchio nel motivo decorativo a grandi fiori di tipo naturalistico, mentre le figure più mosse e agitate e di più largo impianto potrebbero effettivamente appartenere ad un artista più giovane che cerca di adeguarsi allo stile più aulico dell'arte cinquecentesca.
Fonti e Bibl.: M. Levi d'Ancona, Miniatura e miniatori a Firenze dal XIV al XVI sec., Firenze 1962, pp. 149-154 (116-119 per Francesco); G. Vasari, Le Vite..., a cura di G. Milanesi, III, Firenze 1878, p. 242; G. Milanesi, Nuove indagini con doc. ined. per servire alla storia della miniat. ital., Firenze 1850, pp. 318 s.; A. Caravita, I codici e le arti a Monte Cassino, Monte Cassino 1869, I, pp. 443-451 (430-37, 453-62 per Francesco); G. Mazzatinti, Documenti per la storia delle arti a Gubbio, in Arch. storico Per le Marche e per l'Umbria, III (1886), pp. 44 s.; W. Bombe, Dokumente u. Regesten zur Geschichte der Peruginer Miniaturmalerei, in Repertorium für Kunstwissenschaft, XXXIII (1910), pp. 117-119 (anche per Francesco); J. W. Bradley, A Dictionary of Miniaturists…, London 1887, I, pp. 139 s.; L. Serra, Miniature del Rinascimento nel Museo Civico e nella Biblioteca Provinciale dell'Aquila, in Arte italiana decor. e industriale, XX (1911.), pp. 81 s.; P. D'Ancona, La miniatura fiorentina..., Firenze 1914, I, pp. 104-107 (107 s. per Francesco); II, pp. 817-864 (anche per Francesco); D. E. Colnaghi, A Dictionary of Florentine Painters, London 1928, pp. 44 s.; G. Muzzioli, Mostra stor. della miniat. (catal.), Roma 1953, nn. 523, 531, 532 (537 per Francesco); M. Salmi, La miniat. ital., Milano 1954, pp. 35 s.; E. Berkovits, Miniature del Rinascimento nella Biblioteca di Mattia Corvino, Milano 1964, pp. 52, 53; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, p. 152 (anche per Francesco).