bisogno/desiderio
Il b. indica la mancanza di qualcosa di indispensabile, legata all’indifferibilità di colmare un’assenza o una carenza di soddisfazione; il d. invece è legato a tracce mnestiche, cioè al ricordo di gratificazioni già sperimentate (come scrive Sigmund Freud nel 1925), e viene appagato quando si riescono a ripristinare le prime esperienze di soddisfacimento e quindi a determinare la ricomparsa della percezione dello stato di sé a esse connessa. Quindi b. e d. sono due aspetti diversi di una medesima realtà legata al soddisfacimento.
Esiste un b. fisiologico innato che il neonato inconsapevolmente affronta nei primi momenti di vita. Dal b. si origina la spinta all’agire (pianto, suzione) al fine di provvedere ai b. emergenti legati al mantenimento di un’omeostasi fisica e affettiva. Il primitivo b. fisiologico del bambino va considerato all’interno della relazione con la madre e il corpo di lei, che è per lui la fonte principale di sopravvivenza, legata alla capacità di costituirsi non esclusivamente come fonte biologica di nutrimento, ma anche come sorgente di rifornimento affettivo.
Spesso nella teoria psicoanalitica la distinzione tra b. e d. resta ambigua, per cui un d. viene trattatto come un b. e viceversa. Freud stesso pone in termini sfumati la distinzione. Gli psicoanalisti postfreudiani hanno contribuito a una distinzione più netta dei termini da quando hanno preso in considerazione le origini del Sé. In tale ottica si è potuto rapportare il b. a un’epoca precoce del funzionamento mentale legato quasi esclusivamente a strutture neurali che costituiscono la base corporea della struttura del Sé; mentre il d. è databile dall’epoca della costituzione della rappresentazione mentale dell’oggetto. Il d., quindi più evoluto e articolato simbolicamente, immagina il traguardo della felicità come un ritorno all’antica sensazione di pienezza dell’origine; una fantasia retrospettiva, più che un’effettiva esperienza. Il vissuto della fantasia di appagamento del d. appare quindi come il recupero dell’illusione di poter conseguire una condizione nella quale non vi sia più nulla da desiderare, dove non si patisca alcuna mancanza; nella quale cioè la persona che incarna il d. sia stata finalmente ritrovata e conquistata per sempre. Dallo stesso Freud (1899) possiamo trarre la migliore definizione di d. come «un moto psichico che intende reinvestire l’immagine mnestica legata alla rappresentazione inconscia corrispondente a quella percezione per riprovocare la percezione stessa; intende dunque in fondo ricostruire la situazione del primo soddisfacimento. È un moto di questo tipo che chiamiamo desiderio». Il b. è indotto da uno stato di tensione interna che viene soddisfatto dall’azione specifica che procura l’oggetto adeguato identificato (per es., il cibo); invece il d. cerca il suo appagamento nella riproduzione allucinatoria (per es., nel sogno) delle percezioni derivanti da esperienze di soddisfacimento del passato. Il concetto di d. è centrale nel pensiero di Jacques Lacan (1966), il quale, pur restando nella linea di Freud, formula un complesso e personalissimo modello teorico. Mentre il b. necessita di un oggetto concreto del mondo naturale, la domanda sottesa al d., nel registro del simbolico, è per sua natura intrinseca inappagabile.
Le ricerche cliniche condotte da psicoanalisti di scuola freudiana (René Spitz, Donald Winnicott, John Bowlby, Renata De Benedetti Gaddini, Eugenio Gaddini e altri) sul problema delle relazioni precoci madre-bambino sottolineano il valore della gratificazione affettiva che accompagna l’evento concreto del soddisfacimento legato alla saturazione biologica del b. emergente. Nel costituirsi dell’esperienza del b., la memoria implicita ha l’importante ruolo di immagazzinare esperienze sensoriali precoci non recuperabili alla coscienza, ma implicitamente presenti a livelli molto profondi dell’apparato mentale. La psicoanalista Renata De Benedetti Gaddini ha posto in evidenza che i primi momenti di regolazione affettiva sono scanditi dal bilanciamento tra gratificazione e frustrazione del bisogno. È sulla base di una mancata o differita saturazione del b., avvenuta in epoche precoci della vita psichica, che possono essere individuabili le origini di vari quadri clinici: dalle prime manifestazioni psicosomatiche ai disturbi del comportamento alimentare, alle dipendenze da sostanze psicoattive, alle perversioni, fino alla psicosi.
Di particolare rilievo sono i b. legati a dipendenze biologiche da varie sostanze quali l’alcol, gli stupefacenti e le sostanze psicoattive (➔ droghe) e dall’uso improprio di farmaci antidepressivi, di antidolorifici e di ansiolitici. La natura del b. stesso che ne deriva implica spesso un coinvolgimento pressoché totale, poiché fa riferimento a precoci condizioni di assoluta intolleranza alla frustrazione del b., proprie dei primi mesi di vita, per dare spesso luogo a reazioni comportamentali distruttive e antisociali.