BISCEGLIE (A. T., 27-28-2°)
Città della provincia di Bari, sul mare Adriatico, con 33.900 ab. (l'intero comune ne conta 38.391, accentrati nel capoluogo o sparsi nelle campagne). È costituita, come tutti i grossi centri litoranei del Barese, di una parte medievale, prossima al mare, con vie strette e tortuose, e di una parte moderna, fra il mare e la ferrovia costiera dell'Adriatico, con vie larghe e diritte. Il territorio comunale (6847 ettari), che è riccamente coltivato a vigneti, a oliveti e ad alberi da frutta, si è specializzato nella produzione di uve da tavola e di ciliege, di cui Bisceglie è un attivissimo centro di esportazione per l'estero. Ha industrie fiorenti: officine meccaniche, pastifici, oleifici e stabilimenti vinicoli. Gran parte del suo commercio si svolge per via di terra; ma Bisceglie è fornita anche di un piccolo porto, che è peraltro un'insenatura naturale, protetta contro i venti di NE. da un molo lungo 160 metri, ma che, per i suoi scarsi fondali e gl'interramenti a cui è soggetto, non può essere frequentato che da barche da pesca e da piccoli velieri. Questo porto ha un movimento complessivo d' merci (media del triennio 1924-26) per 2183 tonn., di cui 1094 sono di merce sbarcata e 1089 di merce imbarcata.
Monumenti. - La cattedrale, di stile romanico-pugliese, iniziata nel 1073, fu compiuta nel 1295. La facciata è stata deturpata da una grande finestra barocca in sostituzione della rosa originaria. L'interno, a tre navate, è stato radicalmente trasformato. Degno di nota è il bel coro di legno intagliato, del sec. XVI, già nella badia benedettina di Santa Maria dei Miracoli presso Andria. La chiesa di S. Adoeno, della metà del sec. XI, ha la facciata in pietra scura con timpano mozzato coronato da un'aquila sopra una fiera: nel mezzo è una grande rosa fra quattro leoni. La chiesa di Santa Margherita, costruita nel 1197, è un bell'esemplare di architettura romanico-pugliese. Addossati al fianco sinistro sono tre sepolcri della famiglia Falcone: uno, incompleto, con figura giacente di guerriero, dedicato a Basilio e Mauro Falcone, il secondo, di Riccardo Falcone (fine del 1220) di Pietro Facitolo da Bari, con ricco baldacchino a timpano, il terzo, pure con baldacchino, destinato ai fanciulli della famiglia Falcone, di Anseramo da Trani (scolpito probabilmente nel 1276). Vi si conservano anche due iconi bizantine del sec. XII. (V. tav. XI).
Bibl.: P. Sarnelli, Memoria dei vescovi di Bisceglie e della stessa città, Napoli 1693; H. W. Schulz, Denkmäler d. Kunst d. Mittelalters in Unteritalien, I, Dresda 1860, pp. 95-98; A. Avena, Monumenti dell'Italia meridionale, Roma 1902, pp. 57-61; E. Bertaux, L'art dans l'Italie mérid., Parigi 1904; P. Toesca, Storia dell'arte, I (Il Medioevo), Torino 1927.
Storia. - Le origini della città sono oscure, come è oscura l'origine del nome, che alcuni fanno derivare da migiliae, cioè luogo di sentinelle. Nulla sappiamo della località, che pur doveva essere abitata, nell'epoca romana, nulla di preciso e di notevole fino al secolo XI, quando fu conquistata da Roberto il Guiscardo. Pietro II la fortificò con salde mura, e innalzò parecchie delle torri, di cui ancora si vedono gli avanzi. Gli Svevi costruirono il castello, che fu ampliato ed abbellito dagli Angioini. La città in questo periodo ebbe una certa floridezza, e innalzò la bella cattedrale, che fu consacrata da Bonifacio VIII. Continuò a prosperare quando al tempo degli Angioini fu data in feudo ai Del Balzo, ed ebbe una discreta flottiglia, che esercitava i traffici, oltre che con i varî paesi della costa pugliese, con Zara, Trieste, Sebenico, Spalato e Traù. Giovanna II le concesse varî privilegi, tra cui quello di armare le galee nel proprio arsenale, e le riconfermò le immunità godute nei secoli precedenti. La città ebbe due fiere, una in gennaio, per S. Antonio Abate, l'altra in luglio per i Santi Protettori. Dopo la guerra di Otranto, come altre piazze della costa pugliese. troppo esposte alle aggressioni dei Turchi, Bisceglie vide trasformate le sue mura secondo le nuove norme di fortificazione L'ultimo dei Del Balzo fu Pirro, cle perdé lo stato e la vita nella congiura dei Baroni. Allora Ferdinando ne incamerò i beni, ma poco dopo li concesse a Lucrezia Borgia, moglie di suo figlio Alfonso, dietro pagamento di 40 mila ducati, sborsati dal papa Alessandro VI. La città fu unita amministrativamente a Corato, e così nacque il ducato di "Biselli e Quaranta", come allora si diceva. Alfonso, assassinato nel 1500, lasciò il ducato al figlioletto Rodrigo Borgia d'Aragona.
Per i patti di Gianata, il ducato doveva spettare agli Spagnoli; ma i Francesi, che l'occuparono nei primi del 1501, non volevano lasciarlo. Sconfitti i Francesi, la città passò agli Spagnoli, e fu restituita al duchino Rodrigo, morto il quale, nel 1512, il feudo tornò alla corona. I Biscegliesi, mal sopportando la soggezione diretta alla corona, pagarono una grossa somma, e così riebbero una relativa autoinomia, pur soffrendo per il fiscalismo del govemo spagnolo, per le carestie, per la peste che fecero decadere la città.
Bisceglie cominciò a rinascere nella seconda metà del sec. XVIII, e vide ben presto aumentare la sua popolazione ed i suoi commerci. Dopo il 1799 sentì i benefici effetti della dominazione francese, e più tardi per la libertà congiurarono e soffrirono carcere ed esilî parecchi dei suoi figli, fra i quali spicca la figura del marchese Ottavio Tupputi.