BISANZIO
Fu consacrato arcivescovo di Bari e Canosa con tutta probabilità nella prima metà del 1025 dal papa Giovanni XIX.
Sulla data di inizio del pontificato di B. e sull'estensione della sua potestà arcivescovile si è molto discusso fra l'altro e questo secolo. Fonti principali a tale propositosono due documenti, l'uno emanato da lui stesso nel novembre 1028 (e non 1029, come data l'editore F. Nitti di Vito,Cod. dipl. barese, IV, p. 39, in quanto l'indizione è sicuramente anticipata secondo il computo bizantino), datato al quarto anno del suo pontificato, l'altro costituito dal famoso privilegio di Giovanni XIX, con cui nel giugno 1025 il papa istituiva l'arcidiocesi barese e ne specificava l'estensione territoriale e le sedi suffraganee (ibid., I, pp. 21-23). Ambedue questi documenti, giudicati falsi dagli editori del Codice diplomatico barese, sono invece sicuramente genuini (anche se il privilegio pontificio ci è giunto in una copia elegante eseguita localmente intorno alla metà dell'XI sec. e in alcuni punti interpolata) e permettono di considerare erronea l'indicazione annalistica secondo la quale il pontificato di B. avrebbe avuto inizio nel 1028 (Lupo Protospatario, p. 57) e di fissare sia l'epoca in cui egli fu consacrato, sia la primitiva struttura dell'arcidiocesi barese.
B. fu il primo arcivescovo di Bari e Canosa riconosciuto da Roma, e questo riconoscimento implicò la costituzione di una arcidiocesi che giustificasse il suo titolo (che secondo una consuetudine della Chiesa greca era comune ai vescovadi autocefali) e la sua preminenza; da tale esigenza fu originato il privilegio del giugno 1025, con il quale Giovanni XIX assegnava alla chiesa di Bari dodici sedi suffraganee e stabiliva i confini della arcidiocesi, che si estendeva dal Gargano a Monopoli e comprendeva diciotto fra città e "castra" di diversa importanza (ma non Trani, né Melfi), con giurisdizione sui monasteri sia greci sia latini.
La nomina di B. e il suo riconoscimento da parte di Roma non potevano avvenire senza il consenso della suprema autorità bizantina inItalia, rappresentata allora dal catapano Basilio Bogiano; è anzi molto probabile che questi, cui si deve una vasta opera di restaurazione militare e politica nella Puglia bizantina, abbia preso l'iniziativa di un riavvicinamento a Roma proprio nell'intento di pacificare definitivamente l'animo dei sudditi pugliesi del basileus, esacerbati oltre che dalle angherie amministrative e fiscali, anche dal contrasto sempre più aspro fra clero greco e clero latino; ed è possibile che - secondo un'ipotesi del Gay (pp. 326-8) - tale iniziativa abbia avuto origine dall'ambasceria che l'imperatore di Bisanzio inviò a Roma non appena venne eletto e consacrato (giugno-luglio 1024) Giovanni XIX.
La nomina di B. non risolse però i problemi della dominazione greca in Puglia, poiché proprio nei primi anni del suo pontificato la rivolta antibizantina, capeggiata dal "duca" Raica (che a torto alcuni giudicarono fratello dell'arcivescovo), prese nuovo slancio; e d'altra parte lo stesso Gay giudicò fallito il tentativo di legare più strettamente B. alla gerarchia ecclesiastica greca (p. 362). Dalle scarse testimonianze documentarie si può dedurre che egli si trovò, fra il 1025 e il 1030, in una situazione assai difficile, nella quale il contrasto fra clero greco e clero latino, rivoltosi pugliesi e autorità bizantine assumeva aspetti drammatici ed imponeva una condotta ispirata alla massima prudenza. Secondo una tradizione fondata su alcune affermazioni dei cronisti locali e raccolta troppo semplicisticamente dagli storici moderni (in particolare dal Carabellese), B. sarebbe stato l'energico difensore dei suoi concittadini e dell'elemento latino contro i Bizantini, il vero capo morale e civile della comunità barese. Certo è invece che, almeno ufficialmente, egli dovette mantenere una posizione di lealtà verso il governo greco: i documenti da lui emanati furono sempre datati secondo gli anni degli imperatori di Bisanzio e nel febbraio 1032 egli affidava a due monaci greci una chiesa di S. Maria e S. Giovanni edificata fuori Bari dal catapano Potone, con la raccomandazione di pregarvi sempre per l'imperatore e i catapani presenti e futuri (Cod. dipl. barese, I, pp. 31 s.); la cosa è tanto più strana, in quanto proprio fra il 1030 e il 1032 Bari era nelle mani di Raica, e Potone non solo non poté mai porvi piede, ma fu anche vinto e ucciso nel giugno del 1031; comunque, pur non conoscendo l'atteggiamento tenuto da B. durante l'occupazione di Bari da parte dei ribelli, possiamo concludere che egli neppure in quell'occasione ruppe apertamente con il governo bizantino.
Un solo documento ci mostra B. nell'esercizio delle sue funzioni di arcivescovo: è l'atto con cui egli, prima del 1030, consacrò vescovo di Canne Andrea, su richiesta del capitolo di Canosa e del popolo di Canne (ibid., IV, pp. 15-23); esso dimostra che l'arcivescovo barese esercitò effettivamente la sua primazia almeno sulle diocesi più vicine.
Dell'attività edilizia svolta da B. in Bari ci è rimasta una sola, ma importante, testimonianza: quella secondo la quale egli nel 1034 abbatté il vecchio episcopio per costruire la nuova cattedrale di S. Maria, di cui non sono rimaste tracce.
B. morì meno di un anno dopo l'inizio dei lavori, il 6 genn. 1035, e anche le circostanze della morte sono tutt'altro che chiare. Secondo la cronaca detta di Lupo Protospatario, egli sarebbe morto a Costantinopoli, cosicché alcuni storici (De Blasiis, p. 117; cfr. anche Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., col. 1541) ipotizzarono che vi fosse stato deportato per aver troppo apertamente preso parte alla rivolta di Raica; ma il fatto che gli Annales Barenses omettano tale notizia ha indotto il Carabellese a negare la veridicità di tale esilio e a spiegare la menzione di Costantinopoli come una corruzione del testo di Lupo Protospatario tramandato, per questo passo, soltanto dal Muratori (p. 189 nota); e questa è, con tutta probabilità, l'ipotesi più vicina al vero.
Nel ricordare la morte di B. gli Annales Barenses lo giudicano "piissimus poter orfanorum et fundator sanctae ecclesiae Barensis et cunctae urbis custos ac defensor, atque terribilis et sine metu contro omnes Graecos" (p. 54); Lupo Protospatario, con analoghe espressioni, "orphanorum poter et primariae ecclesiae Barensis fundator, custosque civitatis eiusque egregius propugnator adversus Graecos" (p. 54); ambedue le fonti, cioè, accentuano quell'aspetto antibizantino dell'attività di B. che i pochi documenti giunti sino a noi praticamente smentiscono e che forse fu attribuito all'arcivescovo defunto da tempo, ma universalmente ricordato come iniziatore della nuova cattedrale, dai suoi concittadini dell'età del vescovo Elia (1089-1105), che avevano ormai volto definitivamente le spalle al passato greco della loro regione.
Fonti e Bibl.:Lupi Protospatarii Breve Chronicon, in L. A. Muratori,Rer. Italic. Script., V, Mediolani 1724, pp. 42 ss.; Ignoti civis Barensis... Chronicon,ibid., p. 149 (cfr. anche l'edizione [Annales Barenses], in Mon. Germ. hist., Scriptores, V, Hannoverae 1844, p. 54); Codice diplomatico barese, I,Le pergamene del duomo di Bari (952-1264), a c. di G. B. Nitto de Rossi e F. Nitti di Vito, Bari 1897, pp. 21-23, 31 s.; IV,Le pergamene di S. Nicola di Bari. Periodo greco (939-1071), a c. di F. Nitti di Vito, ibid. 1914, pp. 15-23; G. Petroni,Della storia di Bari, I, Napoli 1857, pp. 129-32; G. De Blasiis,La insurrez. pugliese e la conquista normanna del sec. XI, I, Napoli 1864, p. 117; J. Gay,L'Italie mérid. et l'Empire bizantin, Paris 1904, pp. 362, 426-28; F. Carabellese,L'Apulia e il suo Comune nell'Alto Medioevo, Bari 1905, pp. 171 s., 177-89; F. Chalandon,Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, I, Paris 1907, pp. 68 s.; H. W. Klewitz,Zur Gesch. der Bistumsorganisation Campaniens und Apulines, in Quellen und Forschungen aus italien. Archiven und Bibliotheken, XXIV (1932-33), pp. 29-31, 41; A. Petrucci,Note ed ipotesi sulla origine della scrittura barese, in Bull. dell'Arch. paleogr. ital., n. s. IV-V (1958-1959), p. 108; W. Holtzmann,Italia pontificia, IX, Berolini 1962, pp. 316, 317 s., 345; V. v. Falkenhausen,Untersuschungenüberdie byzant. Herrschaft in Süditalien..., Wiesbaden 1967, pp. 152, 159, 183-84; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, coll. 1540 s.