BISANZIO (Βυζάντιον, Byzantium)
La città di Bisanzio, colonia Megarese, nel 513 a. C. (?) cominciò ad avere nella storia una parte di cui ci resta notizia, poiché Dario, durante la spedizione contro gli Sciti, vi fece costruire un grande ponte sul Bosforo. Nel 511 Otane, il successore di Megabazo, la conquistò; nel 503 le città ioniche l'occuparono e molte lotte si succedettero per il suo possesso assai ambito perché costituiva la chiave del Mar Nero e quindi delle regioni circostanti che erano grandi produttrici di grano. Nel 478 fu saccheggiata da Pausania che vi catturò gran numero di famiglie nobili, ma nel 476 cadde in mano ad Atene che la costrinse ad entrare nella lega delio-attica. L'appartenenza alla lega portava naturalmente come necessaria conseguenza, il pagamento di un contributo, il ϕόρος, che per Bisanzio assommò di solito a qualcosa di più di 15 talenti annui, cifra abbastanza elevata e che testimonia un notevole livello di condizioni economiche. Rompendo il patto federale, Bisanzio si unì a Samo nella ribellione contro Atene, tanto che nel 440-39 non pagò il tributo federale che non compare nelle liste dei tributi. Ma tornò tosto alle dipendenze di Atene e le rimase fedele nella prima parte della guerra del Peloponneso; nel 416 in unione coi Calcedoni i Bizantini intrapresero spedizioni autonome e nel 411 a. C. subirono facilmente anch'essi l'impressione comunemente destata nel mondo greco dal disastro sofferto dagli Ateniesi in Sicilia e passarono a Sparta dopo che questa inviò loro 10 navi cui si arresero. Nel 408 a. C. subirono prima la stretta sorveglianza e poi l'assedio vittorioso di Alcibiade e poi, nel 405, l'assedio di Lisandro: così passarono di mano in mano, sino a che Lisandro, approfittando delle conseguenze della battaglia di Egospotami, non vi ristabilì il predominio spartano. Nel 400 Senofonte e i suoi vi ebbero ostili accoglienze, essendovi comandante in nome di Sparta (armosta) Claudio; dopo la battaglia di Cnido, Trasibulo, probailmente verso il 390, pose fine alla supremazia spartana in Bisanzio e l'ordinò a regime democratico. In quella occasione fu ristabilita la tassa di transito per le navi che passavano pr il Bosforo. L'opera di Trasibulo non fu durevole. Peraltro nel 378-77 Bisanzio ritornò nella lega con Atene, ma nel 363 se ne separò per unirsi a Tebe, e nel 357 partecipò con Chio, Cos e Rodi alla cosiddetta guerra sociale contro Atene. Più tardi, verso il 343, nella lotta contro Chersoblepte, re degli Odrisî, Bisanzio strinse alleanza con Filippo, re di Macedonia, e quest'ultimo donò all'alleata le terre del vinto avversario, istigandola però ad assalire le navi ateniesi che passavano nel Bosforo, il che danneggiava moralmente la città di Atene, la quale attendeva sempre da quella parte il suo vettovagliamento; anche l'amicizia con Filippo durò poco e nuovamente, nel 340, al tempo della guerra fra i Macedoni e gli Ateniesi, l'abilità di Demostene riusci ad attrarre verso Atene Bisanzio, la quale osteggiò Filippo nell'assedio di Perinto, attirando così le ire del re, che subito dopo cinse d'assedio anche Bisanzio; e tuttavia per la sua resistenza e per le vicende della guerra la città fini con l'essere lasciata indisturbata. Ma dopo Cheronea aderì certamente alla lega ellenica di Filippo e di Alessandro. Durante il periodo di Alessandro Magno la città nel 335 fu invitata a dare aiuto di navi verso le bocche del Danubio; morto Alessandro, presa parte, volutamente o no, alle lotte fra i suoi successori, dovette resistere in armi (318 a. C.) ad Arrideo, satrapo della Frigia, che assediava Cizico, assistette alle lotte (318 a. C.) fra Clito, ammiraglio di Poliperconte, e Nicanore, ammiraglio dei governatori coalizzati contro di lui, e in quell'occasione, aiutando con tutti i suoi mezzi Antigono riuscì ad agevolarlo notevolmente nelle vittorie che gli procurarono il dominio dei mari. Nelle lotte successive fra Antigono e Cassandro i Bizamini preferirono dichiarare la neutralità per potere attendere ai lucrosissimi commerci, che assicurarono loro in tutto quel periodo una posizione fortunata. Ricuperata così la loro indipendenza, essi la mantennero di fronte a Lisimaco e nel 289 si allearono con Eraclea contro Antioco I e sottomisero Perinto e diversi altri possessi, ampliando anche mirabilmente la loro sfera d'azione commerciale sino all'Arabia, all'India e poi sino al Baltico (per il commercio dell'ambra). Nel 278 le orde dei Celti che invadevano le terre greche assalirono anche Bisanzio e l'obbligarono a versare un tributo, che poi essa pagò per molto tempo ancora. S'iniziarono allora tempi difficili per Bisanzio che si trovò ad essere contemporaneamente minacciata da Rodi e da Prusia, re di Bitinia (220-19), e poi dai Traci. In quell'epoca i Romani cominciavano ad intervenire nelle cose di Grecia, e ben presto trassero dalla loro la città e l'indussero all'alleanza con loro in occasione della seconda guerra macedonica: nel 197, in occasione della pace, Bisanzio ottenne che le fosse restituita Perinto, ma poi fu richiesta di aiuto ripetutamente contro i pirati, mentre nessun aiuto le si dava contro le continue incursioni dei Traci, che la saccheggiarono a più riprese. Venne pure saccheggiata dai Romani di Fimbria (86 a. C.), e dovette anche sopportare le vessazioni dei governatori romani, fra cui particolarmente scandalose quelle di Calpurnio Pisone (57-56 a. C.). Pompeo, riordinando le provincie asiatiche, diede libertà a Bisanzio, ma continuò a trarne un tributo; la città partecipò alle guerre civili e fra le navi che Pompeo raccolse contro Cesare ve ne furono anche di bizantine. Sotto l'Impero la città venne spesso usata per necessità militari e Claudio nelle guerre contro i Traci le impose tali sacrifizî che nel 53 d. C. la liberò per 5 anni dal tributo. Tuttavia i sacrifizî che Bisanzio aveva sopportato per le lotte contro i Traci le furono anche compensati col fatto che fu finalmente libera dal continuo pericolo d'incursioni. La città venne sottoposta alla Bitinia come circoscrizione amministrativa. Plinio, nel periodo in cui governò quelle provincie (111-112 d. C.), riordinò le finanze di Bisanzio, ed esonerò gli abitanti dal pagamento dei 12.000 nummi annualmente dovuti all'imperatore e dei 3000 dovuti al legato della Mesia. Nelle lotte di Pescennio Nigro contro Settimio Severo, Bisanzio prese parte per il primo, contro quest'ultimo; alla morte di Pescennio Nigro, nell'inverno del 193-1941, Settimio Severo assediò la città e la tenne assediata per tre anni, dopo di che, conquistatala, ne abbatté le mura, confiscò i beni dei cittadini e la sottopose a Perinto, togliendole l'autonomia. In seguito, la città, favorita da Caracalla, figlio di Settimio Severo, riebbe la sua libertà ed assunse il nome di Antonina Augusta Bisanzio, istituendo anche giuochi in onore del suo benefattore. Nel 258 Valeriano vi prese temporaneamente stanza nell'iniziare la guerra contro i Persiani; nel 262 una ribellione di soldati romani la saccheggiò duramente; in quel periodo di tempo, nel 267 e nel 269, dovette combattere con Eruli e Goti. Nel 311 Licinio, con la partizione dell'Impero, ebbe Bisanzio e la conquistò nel 313; ma nel 323 Costantino entrò nella città, che da lui doveva iniziare una nuova storia (v. costantinopoli).
La costituzione che durò sino a Costantino fu, in sostanza, quella creata da Trasibulo. Gli abitanti erano πολῖται, cioè d'una categoria superiore, e βιϑυνοί (propriamente Bitinî), ritenuti inferiori. I πολῖται erano divisi in centurie. Vi erano una Bule ed una Eliea: la magistratura eponima era religiosa, lo ieromnemone; ma si congettura che questa magistratura fosse ad un tempo civile e religiosa. La più alta magistratura fu lo stratego: nell'epoca severiana s'introdussero anche gli arconti.
Per la storia dell'Impero bizantino, l'arte, la letteratura, ecc., v. bizantina, civiltà.
Bibl.: Cfr. le principali storie greche, che vi dedicano sporadici accenni, in particolare J. Beloch, Griech. Geschichte, 2ª ed., Berlino 1916 segg. ed egualmente le principali storie romane; P. A. Dethier, Der Bosphor und Costantinopel, Vienna 1873; J. Mommsen, Le provincie romane da Cesare a Diocleziano, I, Roma 1890, p. 275 segg. (trad. De Ruggiero); H. Merle, Die Geschichte der Städte Byzantion und Kalchedon, Kiel 1916. Ottimo l'articolo riassuntivo di J. Miller, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, p. 1116 segg.