biosimilare
s. m. e agg. Farmaco simile a un medicinale biotecnologico già in commercio, del quale è scaduto il brevetto; a esso relativo.
• d’ora in avanti le gare per l’acquisto di beni e servizi dovranno essere fatte su base regionale. Sull’acquisto di farmaci c’è da pagarli il 20% in meno come dice il governo, ma in più la Regione oltre che sui generici, spingerà sempre più per usare anche quelli biosimilari. (Vladimiro Frulletti, Unità, 11 agosto 2012, Firenze, p. 24) • L’impiego ancora limitato e disomogeneo dei biosimilari nel nostro Paese, tuttavia, rischia di vanificare le loro grandi potenzialità. Le resistenze sono spesso legate al loro essere «simili ma non identici» al prodotto di riferimento. Una caratteristica in realtà intrinseca a tutti i prodotti che impiegano cellule viventi: la si osserva nei biosimilari così come tra le singole confezioni di uno stesso originatore, ma non pregiudica l’efficacia né la sicurezza della molecola. I biosimilari, inoltre, vengono approvati dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) secondo procedure molto severe: l’azienda produttrice ottiene l’autorizzazione soltanto se ha dimostrato, attraverso rigorosi studi preclinici e clinici, che il suo farmaco è comparabile a quello già in commercio per quanto riguarda qualità, sicurezza ed efficacia. (Ma. C., Giornale, 23 maggio 2015, p. 24, Style Week) • Vengono anche «salvati» 3.500 ricercatori con contratti flessibili degli Ircss e degli Istituti zooprofilattici, mentre è in arrivo una modifica delle misure sulle gare per i farmaci biosimilari per rispondere ai rilievi dell’Antitrust. (Avvenire, 23 novembre 2016, p. 9, Attualità).
- Composto dal confisso bio-4 aggiunto all’agg. similare.
- Già attestato nella Repubblica del 13 marzo 2006, Affari & Finanza, p. 14 (Patrizia Feletig).