BIOPSIA (dal gr. βίος "vita" e ὄψις "visione")
Escissione di una piccola parte di un organismo vivente, per farne l'esame microscopico. La biopsia viene praticata a scopo diagnostico, per lo più in casi nei quali si sospetta la formazione di un tumore o, accertata l'esistenza di un tumore, si voglia giudicarne la natura, precisandone i caratteri istopatologici.
L'operazione, quando la neoformazione non è profonda o recondita, è semplice e per nulla pericolosa o dannosa all'ulteriore decorso della malattia; però deve essere eseguita secondo certe regole, dettate dallo scopo per il quale essa viene adottata. Nel giudizio diagnostico dei tumori preme verificare non solo la struttura della neoformazione, ma anche il modo come questa si comporta al confine con le parti circostanti. Per poter dare questo giudizio è necessario che il pezzo in esame contenga questa zona di confine, e perciò la biopsia deve essere fatta nella parte periferica della neoformazione. L'escissione deve inoltre essere netta, così che i rapporti restino indisturbati ed evidenti. In molti casi, importantissimi per la pratica, non è possibile tagliar netto un pezzo di tessuto; bisogna accontentarsi di grattare o di strappare l'escrescenza sospetta (tumori del cavo uterino, del fondo del cavo nasale e faringeo, del laringe, ecc.). In tali casi la perizia dell'osservatore deve compensare al difetto dell'operazione col paziente orientamento dei frammenti raschiati o strappati e con il completo esame di tutti i frustoli messi a sua disposizione.
Altri casi frequenti di biopsia in clinica sono quelli che riguardano i muscoli e le ghiandole linfatiche ingrossate, ecc. per stabilire la natura delle loro alterazioni. Sono stati costruiti anche speciali strumenti per asportare piccoli frammenti di organi parenchimali, come milza, fegato, midollo delle ossa.