TEUDEMARO (Teodemaro)
Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 95 (2019), 2023
Non si conoscono luogo, data di nascita e famiglia di origine; è attestato per la prima volta nelle fonti già come abate di Montecassino, il XII della serie, a partire dal 777-778 (Chronica Monasterii Casinensis, 1980, p. 11 e I, p. 30). È tuttavia ipotizzabile una sua origine franca e nello specifico frisone, sulla base del fatto che tre testi agiografici relativi a s. Liudgero, il monaco evangelizzatore dei Frisoni e dei Sassoni e vescovo di Münster (744 ca. - 809), fanno di Teudemaro un suo propinquus (Vita secunda e Vita tertia, in Die Vitae Sancti Liudgeri, 1881, pp. 61, 97) o un suo nipote (Vita rithmica, ibid., p. 164). Liudgero sarebbe stato presente (prima del 787) a Montecassino, nel corso di un viaggio in Italia e a Roma, e avrebbe lì appreso la Regola di s. Benedetto (ibid., pp. 60 s., 95-97, 163 s.). Il riferimento alla parentela con l’abate è però assente nella Vita del primo agiografo di s. Liudgero, Altfrido (ibid., pp. 24 s.).
Teudemaro successe nella guida di Montecassino a Potone (morto il 29 giugno 778); non sono noti i criteri della sua elezione, ma di certo egli incarnò un orientamento filofranco. Il suo governo fu da subito contrassegnato da un intenso impegno edilizio. Vicino alla chiesa di S. Benedetto costruita dal suo predecessore, fece erigere un tempio in onore della Vergine (sopra le sorgenti da cui sgorgava il fiume Liri), che fece ornare con affreschi e iscrizioni, arricchendolo con reliquie di apostoli, martiri e altri confessori (l’edificio è descritto nei Chronica Monasterii Casinensis, 1980, I, pp. 43 s.; cfr. Pantoni 1987, pp. 220 s.). Fece inoltre dedicare la chiesa di S. Michele arcangelo in loco amenissimo, alla base di un altro monte, e vicino ad essa realizzò un monastero e alcuni edifici per abitazione (Chronica Monasterii Casinensis, 1980, I, p. 44). Nel 787 Teudemaro ottenne da Carlo Magno – di ritorno da Benevento e dallo scontro col principe Arechi – una serie di privilegi di conferma di beni e diritti dell’abbazia, compresa l’elezione libera e diretta dell’abate, secondo il dettato della regola benedettina (ibid., p. 47 e nota 16, ma cfr. Registrum Petri Diaconi, 2015, I, n. 108, pp. 337-340, n. 102, pp. 318 s., n. 107, pp. 335 s.). Nel marzo dello stesso anno papa Adriano I, per intercessione del re dei Franchi, avrebbe restituito a Montecassino il controllo dell’abbazia francese di St. Maur sulla Loira, fondata secondo la tradizione da Mauro, discepolo di Benedetto da Norcia, il cui abate sarebbe stato preposito e vicario di Montecassino in Gallia e obbligato a venire a S. Benedetto ogni cinque anni (Registrum Petri Diaconi, 2015, III, n. 607A, pp. 1651 s.; sull’abate di S. Mauro, n. 609, p. 1655 [787-796]).
Il deciso orientamento franco di Teudemaro e il favore carolingio continuarono anche dopo il ritorno del sovrano nel suo Regno. A seguito di una richiesta di Carlo pervenuta attraverso il vescovo Adelgario, fra il 787 e il 796 Teudemaro inviò in Francia alcuni monaci per diffondere e consolidare Oltralpe le norme cassinesi; spedì a Carlo anche la Regola di s. Benedetto e gli inni che si cantavano a Montecassino secondo la tradizione della stessa Regola, precisando inoltre le misure del pane e del vino e tutte le altre consuetudini che vigevano nel monastero di S. Benedetto. La Regola, che solo col sinodo di Aquisgrana dell’816-17 per volontà di Benedetto di Aniane e Ludovico il Pio sarebbe divenuta un obbligo per tutti i cenobi dell’Impero, e l’osservanza cassinese già si avviavano in tal modo a diventare un punto di riferimento per i monasteri francesi.
Della vicenda siamo informati dai Chronica Monasterii Casinensis (1980, I, pp. 47 s.), ma la lunga lettera (ed. in Monumenta Germaniae Historica. Epistolae Karolini aevi, 1895, pp. 509-514, e in Initia consuetudinis benedictinae, 1963, pp. 137-175) ci è pervenuta per intero, benché si sia discusso sulla sua autenticità, parziale o totale (Neufville 1971; Hoffmann 1979, pp. 1-20; Houben 1987, pp. 30 s.). Un’approfondita disamina di essa è in Grégoire 2007, mentre sulle differenze rispetto alla Regola che ne emergono si veda da ultimo Archetti 2017, p. 15). Teudemaro scrisse anche a Teoderico, parente di Carlo Magno, col medesimo scopo di propagandare nel Regno franco l’osservanza di Montecassino (ed. in Initia consuetudinis benedictinae, 1963, pp. 125-136): la lettera dimostra la consonanza cassinese con le consuetudini della Chiesa di Roma (Dell’Omo 2008), ma anche per questa missiva esistono dubbi di autenticità (Hoffmann 1979, p. 3). Durante l’abbaziato di Teudemaro, si fece monaco a Montecassino Paolo Diacono (Chronica Monasterii Casinensis, 1980, I, pp. 51 s.), che sarebbe stato l’autore effettivo della lettera a Carlo Magno e forse anche di quella a Teoderico: tra il 781 e il 782 Paolo si era trasferito presso il re franco e aveva ottenuto un’ottima accoglienza, come apprendiamo dalla lettera che il Longobardo indirizzò allo stesso Teudemaro, in cui tuttavia esprimeva il suo desiderio, nonché la sua promessa, di tornare al più presto presso la comunità monastica, di cui chiedeva le preghiere (10 gennaio 783, ed. in Monumenta Germaniae Historica. Epistolae Karolini aevi, 1895, pp. 506-508; sul soggiorno francese cfr. Capo 2014, pp. 154-157). Paolo Diacono rientrò in Italia prima della fine dell’abbaziato di Teudemaro, probabilmente dalla primavera del 786, e risulta presente alla citata restituzione di Adriano I (ibid., p. 157). Nonostante l’orientamento politico prevalente nel monastero e il consistente appoggio carolingio per la propagazione dell’osservanza cassinese nel Regno franco, anche i Longobardi non fecero mancare il loro favore alla comunità monastica e al suo abate. Nell’aprile del 782 il duca di Spoleto Ildeprando – nominato dai Longobardi spoletani ribelli a re Desiderio nel 772 (Falco 1947, p. 194) – concesse diverse terre a Montecassino (Registrum Petri Diaconi, 2015, II, nn. 177, pp. 538-542, cfr. Chronica Monasterii Casinensis, 1980, I, p. 50). Nel settembre 788, inoltre, Teudemaro avrebbe ricevuto dal principe Grimoaldo IV di Benevento un gualdo appartenente al Palazzo principesco in territorio Gentiane, in Liburia, nell’attuale provincia di Caserta, che si sarebbe aggiunto a precedenti donazioni di Gisulfo II e Arechi II nello stesso luogo, con dominicalia e schiavi, nonché la cella monastica di S. Agapito, nel medesimo territorio Gentiane, il porto Traiectensis et Vulturnensis, nell’attuale provincia di Latina, e la peschiera di Lesina con la sua foce, ma il documento è di dubbia autenticità e quantomeno interpolato. Si veda, anche per il dibattito sull’autenticità del documento, Registrum Petri Diaconi, 2015, II, n. 183, pp. 552 s.; sulla presunta donazione di Arechi II e su quella di Grimoaldo cfr. Chronica Monasterii Casinensis, 1980, I, pp. 30, 49 s. Un’ultima donazione longobarda, infine, fu effettuata dal ricco beneventano Guacco (o Wacco), nel 782 (ibid., pp. 50 s.).
L’ultima fase della vita di Teudemaro fu difficile; venne infatti sostituito prima della morte, nel 796 (nonostante i Chronica si riferiscano all’anno successivo: I, p. 56), da Gisulfo, un membro della famiglia ducale beneventana. Ciò accadde non semplicemente per la vecchiaia di Teudemaro: come suppose il Falco (1947, p. 201), una tale scelta è la spia di una comunità monastica non unanime nelle sue componenti, nei difficili anni di convivenza tra Franchi e Longobardi a Montecassino, come anche a S. Vincenzo al Volturno. Gisulfo inaugurò un periodo cassinese di caratterizzato da un marcato mutamento di indirizzo politico, filobeneventano e non più filofranco (Dell’Omo 2001, p. 638). Erroneamente, i Chronica collocano l’ultimo anno di governo nel secondo decennio del sec. IX, nel periodo in cui Ludovico il Pio convocò un’assemblea ad Aquisgrana nella quale un numeroso consesso di abati e monaci votò 72 capitoli generali molto simili a quelli della Regola di S. Benedetto (Chronica Monasterii Casinensis, 1980, I, p. 56): da Aquisgrana Ludovico, su richiesta degli inviati del Cassinese, avrebbe anche confermato tutti i possedimenti di Montecassino (Registrum Petri Diaconi, 2015, I, n. 104, pp. 325-328).
Teudemaro morì il 5 giugno 796: questa è la data della sua deposizione che si legge nei calendari cassinesi (Die ältesten Kalendarien, 1908, pp. 23, 39 e Hoffmann 1965, p. 111), e fu sepolto nella chiesa di S. Martino (sulla quale cfr. Pantoni 1953).
Fonti e Bibl.: Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, II, Hannoverae 1829, p. 410; Die Vitae Sancti Liudgeri, a cura di W. Diekamp, Münster 1881 (Die Geschichtsquellen des Bisthums Münster, 4), pp. 24 s., 60 s., 95-97, 163 s.; Monumenta Germaniae Historica. Epistolae Karolini aevi, II, t. IV, Berolini 1895, pp. 506-508, 509; Die ältesten Kalendarien aus Monte Cassino, a cura di E.A. Loew, München 1908, pp. 23, 39; Initia consuetudinis benedictinae, in Corpus Consuetudinum Monasticarum, I, 1963, pp. 125-175; H. Hoffmann, Der Kalender des Leo Marsicanus, in Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters, XXI (1965), p. 111; Chronica Monasterii Casinensis, a cura di H. Hoffmann, Die Chronik von Montecassino, Hannover 1980 (Mon. Germ. Hist., Scriptores, 34), p. 11, I, pp. 43, 47 s., 49-52, 56, 127, II, p. 169, IV, pp. 496, 584; Registrum Petri Diaconi. Montecassino, Archivio dell’Abbazia, Reg. 3, a cura di J.-M. Martin et al., Roma 2015, I, pp. 318-322, 325-328, 335-342, II, pp. 538-542, 544, 549, 552 s., III, pp. 1651 s., 1655.
G. Falco, Albori d’Europa. Pagine di storia medievale, Roma 1947, pp. 194-196, 201-204, 217; A. Pantoni, L’identificazione della basilica di S. Martino a Montecassino, in Benedictina, VII (1953), pp. 347-356; J. Neufville, L’authenticité de l’Epistola ad regem Karolum de monasterio sancti Benedicti directa et a Paulo dictata, in Studia Monastica, XIII (1971), pp. 295-309; H. Hoffmann, Zur Geschichte Montecassino im 11. und 12. Jahrhundert, in H. Dormeier, Montecassino und die Laien im 11. und 12. Jahrhundert, Stuttgart 1979 (Schriften der Mon. Germ. Hist., 27), pp. 1-20; H. Bloch, Monte Cassino in the Middle Ages, I, Roma 1986, ad ind.; H. Houben, Medioevo monastico meridionale, Napoli 1987, pp. 34 s.; A. Pantoni, Abati costruttori da Petronace a s. Bertario, in Montecassino dalla prima alla seconda distruzione. Momenti e aspetti di storia cassinese (secc. VI-IX). Atti del II Convegno di studi sul Medioevo meridionale (Cassino-Montecassino, 27-31 maggio 1984), a cura di F. Avagliano, Montecassino 1987 (Miscellanea cassinese, 55), pp. 220 s.; M. Dell’Omo, Gisulfo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, LVI, Roma 2001, s.v. (in partic. pp. 638-639); R. Grégoire, Storia e agiografia a Montecassino, a cura di F. Avagliano, Montecassino 2007 (Biblioteca della miscellanea cassinese, 12), pp. 30 s., 43-46, 51, 134, 144 s.; M. Dell’Omo, Montecassino medievale. Genesi di un simbolo, storia di una realtà, Montecassino 2008 (Biblioteca della miscellanea cassinese, 15), pp. 8-10, 19 s., 36-38, 43 s., 104 s., 107-109, 114 s., 122 s., 132 s., 135, 148-150, 161; L. Capo, Paolo Diacono, in Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia Italiana, LXXXI, Roma 2014, s.v. (in partic. pp. 154-157); A. Galdi, Benedetto, Bologna 2016, pp. 48, 58 s.; G. Archetti, Vivere e morire nel chiostro. Temi e prospettive di ricerca, in Hortus artium medievalium, XXIII (2017), 1-2, pp. 9-29 (in partic. p. 15).