PERUZZI, Bindo Simone
Nacque a Firenze il 25 maggio 1696 da Bindo di Simone e da Maria Maddalena del senatore Francesco Grifoni. La sua educazione si svolse in gran parte nella villa di famiglia detta La Torre, situata sulle colline dell’Antella, sotto la guida dell’ecclesiastico Francesco Fontani, che gli impartì lezioni di latino, francese, inglese e poco greco.
Nel 1721 fece una promessa di matrimonio a Maria Maddalena Elzener, figlia di un militare bavarese che in tarda età si era recato in Toscana, dove era stato assunto come guardia ferma a cavallo dal granduca Gian Gastone de’ Medici. La famiglia si oppose fieramente alla scelta, che giudicava disdicevole a causa della disparità sociale tra i due casati. Fu in questa circostanza che Peruzzi, opponendosi con decisione ai parenti, ebbe occasione di dare prova della sua erudizione e dei suoi sentimenti di buon cristiano e di cavaliere d’onore. Dalla fortezza di Pistoia, dove era stato rinchiuso, il 6 maggio 1724 scrisse un lungo memoriale in sua difesa indirizzato al maresciallo di campo Daniello Voier, nel quale chiamava in causa sia le qualità di Maddalena sia il reciproco affetto che li univa, appellandosi ai decreti del concilio di Trento circa il contratto matrimoniale, reso valido «dalla sola conformità de’ voleri» (Arch. di Stato di Firenze, Peruzzi de’ Medici, 186, ins. 24, cc. 1r-6r). Per controbattere le accuse di ingiuria mossegli dai suoi familiari Peruzzi cita a più riprese autori della scienza cavalleresca, quali Fabio Albergati, Girolamo Muzio e Berlinghiero Gessi, oltre ai giuristi Baldo degli Ubaldi e Bartolo da Sassoferrato. Delle sue conoscenze in questo campo Peruzzi fece uso quando fu chiamato come arbitro per dirimere oltre un centinaio di questioni d’onore riguardanti sia sudditi del Granducato sia di altri Stati (ibid., 264-265).
La sua vicenda personale, dopo varie trattative in cui fu interpellato anche il cardinal Prospero Lambertini, si risolse quando il granduca Gian Gastone gli concesse l’accasamento, che gli fu comunicato con due lettere, del 31 gennaio e 5 febbraio 1724, scritte da Antonio Ugolini Billò da Siena, dove Maria Maddalena Elzener era stata rinchiusa in monastero (ibid., 186). A causa di nuovi contrasti con la famiglia, sfociati anche nella perdita di parte del suo patrimonio, contestatogli dai parenti, Peruzzi riuscì a dare l’anello a Maria Maddalena soltanto il 27 agosto 1725 nella camera della Guardia a cavallo. Dal matrimonio nacquero nove figli, quattro maschi e cinque femmine, di cui sopravvissero solo due maschi, Bindo e Bindo Giovanni Battista e tre femmine, monacate.
Nonostante le vicissitudini familiari, in questi anni Peruzzi prese parte all’attività dell’Accademia Fiorentina, come è testimoniato dalla dedica di alcuni versi ditirambici che il tipografo Giuseppe Manni gli rivolse nel 1723 (Brindisi di Antonio Malatesti e Piero Salvetti con annotazioni dedicati all’Illustrissimo Sig. Bindo Simone Peruzzi, Firenze, G. Manni, 1723, pp. V-VII). Console dell'Accademia nel 1735, nel 1736 entrò nello Studio fiorentino come lettore di lingua toscana e nello stesso anno fu annoverato tra i soci dell’Accademia teologico-dogmatica e storico critica di Massa; dal 29 agosto 1737 fu ascritto all'Accademia della Crusca, dove fu eletto arciconsolo l’8 settembre 1744; dal febbraio 1732 fu socio dell’Accademia delle Arti del disegno, di cui nel 1750 divenne segretario; non è certa invece la sua ascrizione il 4 giugno 1753 all’Accademia dei Georgofili, di cui fu invece socio il figlio Bindo.
Se non mancò di interessarsi ai progressi delle scienze, come esigeva una temperie culturale che animava i sodalizi accademici della Toscana medicea e lorenese, furono la poesia e l’antiquaria le vere passioni di Peruzzi, documentate dai numerosi discorsi, orazioni, elogi, epigrafi, sonetti e cicalate.
Di questa produzione videro la luce a stampa soltanto sei componimenti: Delle lodi dell'abate Anton Maria Salvini gentiluomo fiorentino orazione funerale… detta… nell'Accademia degli Apatisti il dì 10 di luglio l'anno 1729, Firenze 1729; Dissertazione sopra l’aruspicina toscana, in Saggi di dissertazioni accademiche pubblicamente lette nella Nobile Accademia Etrusca dell’ antichissima città di Cortona, Roma 1735, pp. 43-52; Esequie dell' Altezza reale del serenissimo Giovan Gastone Gran duca di Toscana fatte celebrare in Firenze nella chiesa di San Lorenzo dall'altezza reale del serenissimo Francesco III duca di Lorena, e di Bar, etc. granduca di Toscana…, Firenze 1737; Notizie dell’origine ed Istituto della società Colombaria fiorentina in memorie di varia erudizione della società Colombaria fiorentina, I, Firenze 1747, pp. XXV-LXXVI; Memorie della vita del canonico Salvino Salvini, ibid., II, Livorno, 1752, pp. 271-285; Le lodi del canto alla catena, cicalata… pubblicata per la prima volta e di note arricchita da Giuseppe Palagi, Firenze1877.
Oltre che nelle accademie, Peruzzi recitò orazioni e panegirici in alcune confraternite fiorentine: nel 1744 per s. Filippo Neri nella Compagnia di s. Tommaso d’ Aquino e nel 1748 per s. Antonio abate nella Buca di notte detta di S. Antonio (Arch. di Stato di Firenze, Peruzzi de’ Medici, 37, cc. 71-83; 38, fasc. 8).
Fin dagli anni Venti del Settecento frequentò la dotta conversazione di Giovan Girolamo de’ Pazzi nella sua casa nel borgo degli Albizi, finché una sera dell’agosto 1732, in occasione di una cena offerta da Pazzi, cui parteciparono, oltre a Peruzzi, Giovan Vincenzo Fantoni e Giuseppe Neroni Mercati, il sodalizio prese forma più stabile e si chiamò poi Colombaria, dalla torre di casa Pazzi così chiamata, dove avvenivano le riunioni del gruppo di amici.
I soci erano il canonico Anton Maria Biscioni, monsignor Giovanni Bottari, il sacerdote Giuseppe Maria Brocchi, il marchese Alessandro Gregorio Capponi, il canonico Giovan Vincenzo Capponi, il marchese Francesco Antonio Feroni, il commendatore Ferdinando Capponi, Anton Francesco Gori, il marchese Manfredi Malaspina, il botanico Pier Antonio Micheli, il proposto Lodovico Antonio Muratori, l’abate Giovan Battista Clemente Nelli e Giovan Vincenzo Fantoni. Di costoro Peruzzi redasse alcune notizie biografiche (Arch. di Stato di Firenze, Peruzzi de’ Medici, 39, I),dando importanza anche ai ritratti dei sodali, che - secondo la sua convinzione - contribuivano a dare valore alla storia, sulla scorta dell’usanza degli antichi romani di venerare le immagini degli antenati nei luoghi più frequentati (ibid., 36, cc. 26r-39r: Dell’uso delle immagini degli antichi romani, lezione accademica recitata il 9 di ottobre in occasione di essere collocati nella Sacra Accademia fiorentina i ritratti di Benedetto Averani e dell’abate Anton Maria Salvini sedendo consolo il marchese Vincenzo di Cosimo Riccardi l’anno 1732).
Molti degli amici frequentati da Peruzzi facevano capo anche ai vari circoli attivi a Firenze, presso i librai Anton Maria Piazzini e Giuseppe Rigacci, e soprattutto presso il caffè di Giovanni Manzuoli, conosciuto come Panone. Fu in questi ambienti, visti con sospetto dalla Chiesa, che si diffusero le idee massoniche, cui Peruzzi stesso aderì insieme con l’amico e sodale Anton Francesco Gori e altri letterati e nobili fiorentini soci della Colombaria. Tra i fratelli della loggia fondata nel 1733 figuravano anche il presidente del Consiglio di reggenza, il lorenese Marc de Craon, il conte Emanuele di Richecourt e lo stesso granduca Francesco Stefano. Nel processo inquisitoriale contro il poeta framassone Tommaso Crudeli, arrestato il 9 maggio 1739, incarcerato e poi liberato nel 1741, Peruzzi fu ascoltato come testimone.
Sotto lo pseudonimo di Domestico diede un grande apporto alla Colombaria, ospitando le adunanze nelle sue dimore di città e di campagna, e adoperandosi affinché le varie notizie di archeologia, numismatica, storia naturale, filologia non andassero disperse, ma venissero registrate negli Annali, nelle Tramogge e poi anche in dissertazioni da stamparsi nelle Memorie di varia erudizione, di cui uscirono però soltanto due volumi. Gli spogli manoscritti degli Annali dal 1735, anno della fondazione ufficiale della Colombaria, fino al 1744 occupano tre grossi codici di mano di Peruzzi (Firenze, Arch. dell’Accademia Toscana di scienze e lettere "La Colombaria", 41-43), cui seguirono quelli di Andrea da Verrazzano, detto il Tarpato, in quattordici volumi e tre di indici.
L’attività svolta in seno all’Accademia, non priva di alcuni dissapori, fu per Peruzzi occasione di vari viaggi alla ricerca di antichi reperti, fossili, monete, medaglie, statuette, pitture, vetri, gemme, che spesso rispondevano al gusto per l’etruscheria diffusosi nella Toscana degli ultimi Medici e poi come segno dell’opposizione che il ceto nobiliare e il patriziato rivolsero al governo di Reggenza lorenese. Emblematico di questo atteggiamento antidispotico, nel quale spiccò, tra gli altri, il ruolo di Giuseppe Maria Buondelmonti, è il contenuto della descrizione delle esequie del granduca Gian Gastone composta da Peruzzi e data alle stampe nel 1737 seguita dalle inedite Lodi dell’Altezza reale del serenissimo Giovanni Gastone Gran Duca di Toscana, Orazione funerale, recitata da Peruzzi nella sala del Consiglio dei duecento in Palazzo Vecchio il 9 luglio 1738, primo anniversario della morte dell’ultimo granduca (Arch. di stato di Firenze, Peruzzi de’ Medici, 37, cc. 49r-69r). Nonostante la commemorazione fosse stata promossa dal governo di Reggenza, Peruzzi non mancò di ribadire che alla base del potere monarchico doveva esserci quella «scambievole obbligazione di ubbidienza, di rispetto, di servitù che i vassalli contraggono coi naturali signori loro….» (in Verga, 1990, p. 57). Gli stessi concetti ispirati a Samuel von Pufendorf e ai fondamenti contrattualistici del potere sovrano furono ripresi nel 1740 in occasione delle esequie dell’imperatore Carlo VI, anch’esse rimaste inedite (Arch. di Stato di Firenze, Peruzzi de’ Medici, 194; cfr. Verga, 1990, pp. 58 s.). Fra le numerose letture di autori d’Oltralpe coltivate da Peruzzi, particolarmente significativi sono i commenti ai primi undici libri dell’Esprit des Lois di Montesquieu, che gli consentirono di esprimersi sulla divisone dei poteri e sull’efficacia dei poteri intermedi rappresentati dalla nobiltà, dalla Chiesa e dai cittadini per evitare che la monarchia degenerasse in dispotismo o in governo popolare.
Dopo aver ricoperto varie cariche nella magistratura degli Otto di guardia e balia, nell’arte dei mercanti, nel Magistrato dei nove e come provveditore di Sanità, l’11 ottobre del 1750 Peruzzi fu eletto segretario della Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza, di cui fecero parte Pompeo Neri, Giulio Rucellai e Niccolò Antinori. Questo ruolo gli consentì di raccogliere una mole cospicua di materiali genealogici e di storia patria confluiti nell’archivio della famiglia Peruzzi de’ Medici. Fedele alle sue idee, Peruzzi nell’esaminare decine di «provanze» di nobiltà di varie famiglie e cittadini dello Stato, mostrò di adottare criteri piuttosto larghi, che includevano le professioni legali, così come le cariche di capocaccia e pennoniere, senza trascurare la nobiltà delle donne ammesse nei conventi e ribadendo che nessuna nascita poteva considerarsi oscurata da antenati scomodi.
Fra il 1735 e il 1757 Peruzzi corrispose sui temi a lui cari dell’antiquaria con Anton Francesco Gori e soprattutto con Angelo Maria Bandini, quando questi si trovava a Roma e poi a Pisa. Approfittando dei legami di Bandini con il circolo romano del cardinale Alessandro Albani e con i fratelli Filippo, Marcello e Ridolfino Venuti di Cortona (Firenze, Biblioteca Marucelliana, Mss., B.VII.25, cc. 121r-140r; B.I.27.12, cc. 68r-93r), Peruzzi a più riprese fece richiesta di reperti per il suo «rurale museo», allestito nella villa dell’ Antella, dove, dopo la morte della moglie, si era ritirato per vivere lontano da «quei ferocissimi animali che si chiamano uomini» (ibid., B.I.27.12, c. 76r). Evidentemente deluso dalle diatribe sorte in seno alla Colombaria, nella lettera del 30 aprile 1748 pregò Bandini addirittura di non citarlo come cofondatore dell’Accademia nel suo Specimen literaturae Florentinae saec. XV (Firenze 1747): «Parrebbe che ci fossimo accordati assieme e ciò mi servirebbe a farmi dei nemici, cosa che io non voglio per un poco di aura di gloria e poi manderebbe all’aria la Società che ci vuole molta furberia a tenere unita» (Firenze, Biblioteca Marucelliana, Mss., B.I.27.12, c. 70r).
Durante il soggiorno in villa compose Le Antellesi, opera ispirata al Decameron di Boccaccio, di cui restano un proemio e una sola novella delle venti progettate (Arch. di Stato di Firenze, Peruzzi de’ Medici, 39, fasc. 11). Recentemente edita (Le Antellesi. Il Decamerone di Bindo Simone Peruzzi, a cura di M. Casprini, Firenze 2002), l’opera contiene una minuta descrizione dell’alluvione dell’Arno del 3 dicembre 1740, evento che offre lo spunto all’autore per raccontare le veglie e i conviti che intrattennero una brigata di dame e cavalieri recatisi nella villa di Peruzzi, ameno rifugio ai disagi dell’alluvione. Delle venti novelle, ispirate a fatti di cronaca realmente accaduti in varie circostanze e in vari luoghi, restano sunti manoscritti, dai quali si può dedurre l’impianto faceto e talora trasgressivo dell'opera (Arch. di Stato di Firenze, Peruzzi de’ Medici, 86, fasc. 9).
Dopo il rientro a Firenze, nel 1755 Peruzzi compì un viaggio nel Mediterraneo sulla nave capitanata da Orlando Lippi. Partito dal porto di Livorno il venerdì 23 maggio 1755, vi fece ritorno il 29 agosto. Il giornale di bordo, corredato da disegni a penna di Peruzzi, documenta la rotta seguita dalla nave, in missione contro i corsari barbareschi, e si conclude con un Ristretto e notizie di tutta l’Isola di Sardegna, in cui si critica il «costume barbaro» dei sardi e si lodano le opere urbanistiche e i monumenti fatti dagli «esteri» (Firenze, Biblioteca nazionale, Mss. Palatini, 452).
Peruzzi morì a Firenze il 14 marzo 1759. Il 18 marzo Angelo Maria Bandini recitò un elogio, inserito negli Annali e collocato nella sua sepoltura, nella chiesa di S. Maria Maddalena de’ Pazzi, in ossequio alle sue ultime volontà testamentarie e alla devozione alla santa che fin dal febbraio 1736 era stata eletta protettrice della Colombaria (Firenze, Arch. della Accademia di scienze e lettere "La Colombaria", Annali della Società Colombaria, III, 1759, p. 645).
Il figlio Bindo, sposando in seconde nozze Anna Maria figlia di Averardo de’ Medici, unì il casato dei Peruzzi al ramo dell’elettrice palatina Anna Maria Luisa, figlia di Cosimo III de’ Medici.
Fonti e Bibl.: Un elenco dettagliato dei titoli degli scritti editi e inediti di P. è in A. Lorenzoni, Notizie sulla vita e gli scritti di B.S. P., Firenze 1911, pp. 17-23; tuttavia risulta cambiata la segnatura dei pezzi archivistici del fondo Peruzzi de’ Medici indicata da Lorenzoni, mentre, a causa degli eventi bellici dell’agosto 1944, non sono più reperibili i manoscritti conservati a Firenze, Arch. dell’Accademia Toscana di scienze e lettere "La Colombaria", che Lorenzoni descrive come facenti parte delle Tramogge I, II e III. La maggior parte dei documenti riguardanti la famiglia e gli scritti del Peruzzi si trovano nell’Arch. di Sato di Firenze, nel fondo Peruzzi de’ Medici. In particolare: Peruzzi de’ Medici, 9, 12, 13, 16, 25 (notizie relative a cause connesse al patrimonio e all’eredità di P., che videro contrapposti da un lato i figli Bindo e Bindo Giovanni Battista e dall’altro il ramo di Bindo Nero); 36-40 (discorsi accademici, lezioni, orazioni e poesie varie di P.); 147-161 (corpus di notizie e documenti riguardanti stemmi e spogli genealogici di famiglie fiorentine e toscane); 172 (indice, di mano di P., che precede il «Priorista a famiglie messo insieme da messer Francesco Segaloni nuovamente corretto»; 181-182 (notizie storiche e artistiche delle chiese fiorentine, autografe e corredate da disegni a penna di P.); 186 (sull’attività di segretario della Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza); 194 (relazioni inviate a P. nel ruolo di provveditore del Commissario di sanità; traduzioni e note di P. su gli scritti di G.G. De Soria, Helvetius, Hume, P. Sarpi, Locke, Montesquieu, G-T. F. Raynal, Puffendorf); 264-265 (accomodamenti cavallereschi redatti da P.); Arch. di stato di Firenze, Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza, 1-63 (documenti sull’attività di segretario della Deputazione sopra la nobiltà e cittadinanza; in particolare n. 7 per le «provanze» di nobiltà della famiglia Peruzzi, ascritta al patriziato il 24 maggio 1751); Arte dei medici e speziali, Libro dei morti 1750-1759, 15 marzo 1759; Firenze, Arch. dell’Accademia Toscana di scienze e lettere "La Colombaria", 41-43; Arch. dell’Accademia della Crusca, Mss., 95, cc. 160-165; 99, c. 26; Accademia delle Arti del disegno, fascc. 18, c. 34v; 44, c. 9r; 46, c. 10r; 48, c. 4v; 111, c. 62r; 132 c. 147; 133, c. 43; 121, lettera B; Cortona, Biblioteca del Comune e dell’Accademia Etrusca di Cortona, Mss., 455; 643.
Firenze, Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani, 1530, c. 159; Mss. Palatini, 452; Biblioteca Marucelliana, Mss., B.VII.25; B.I.27.VII.12; B.II.27.XI.33; B.II.27.XIII.37 (corrispondenza di P. con Gori e Bandini); G. Prezziner, Storia del Pubblico Studio e delle Società scientifiche e letterarie di Firenze, II, Firenze 1810, pp. 147-151; F. Sbigoli, Tommaso Crudeli e i primi framassoni in Firenze. Narrazione storica corredata di documenti inediti, Firenze, Milano 1884, pp. 23, 188; U. Dorini, La Società Colombaria accademia di studi storici, letterari e scientifici e di belle arti. Cronistoria dal 1735 al 1935…, Firenze 1936, passim; F. Adorno, Rendiconti e indici dei soci della "Colombaria" dal 1735, anno della fondazione, al 1980, in Atti e memorie dell'Accademia Toscana di scienze e lettere "La Colombaria", XLV (1980), ad ind.; M. Fanfani, Accademia Toscana di Scienze e Lettere "La Colombaria", in Accademie e Istituzioni culturali a Firenze, a cura di F. Adorno, Firenze 1983, pp. 53-65; La Colombaria 1735-1985. Ducentocinquanta anni di “vicende” ed “intenti”, Mostra di documenti e manoscritti, 30 giugno-20 luglio e 5-20 settembre 1985, Catalogo della Mostra, a cura di E. Spagnesi, Firenze 1985, pp. 27-29, 59; C. Viola, Lodovico Antonio Muratori e la Società Colombaria fiorentina in margine a un inedito muratoriano, in Atti e Memorie dell’ Accademia di scienze e lettere “La Colombaria”, n.s., IV (1990), p. 137; M. Verga, Da “cittadini” a “nobili”. Lotta politica e riforma delle istituzioni nella Toscana di Francesco Stefano, Milano 1990, ad ind.; M.A. Timpanaro Morelli, Per una storia di Andrea Bonducci (Firenze, 1715-1766): lo stampatore, gli amici, le loro esperienze culturali e massoniche, Roma 1996, ad ind.; M.P. Donato, Gli “strumenti” della politica di Benedetto XVI: il «Giornale de’ letterati» (1742-1759), in Dall’erudizione alla politica. Giornali, giornalisti ed editori a Roma tra XVII e XIX secolo, a cura di M. Caffiero - G. Monsagrati, Milano 1997, pp. 41, 55; E. Spalletti, B.S. P. collezionista e il suo "rurale museo" dell'Antella, in Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di lettere e filosofia, Quaderni, s. 4, IX-X (2000), pp. 257-272; M.A. Timpanaro Morelli, Per Tommaso Crudeli: nel 255. anniversario della morte, 1745-2000, Firenze 2000, ad ind.; Ead. Timpanaro Morelli, Tommaso Crudeli: Poppi 1702-1745: contributo per uno studio sulla inquisizione a Firenze nella prima metà del XVIII secolo, Firenze 2003, ad ind.; M. Ermini, La cultura toscana nel primo Settecento e l'origine della Società Colombaria fiorentina, Firenze 2003, ad ind.; M.P. Paoli, Anton Maria Salvini (1654-1729). Il ritratto di un «letterato» nella Firenze di fine Seicento, in Naples, Rome, Florence. Une histoire comparée des milieux intellectuels italiens (XVIIe-XVIIIe siècles), a cura di J. Boutier et al., Rome 2005, pp. 503 s.