binato
I commentatori sia antichi che moderni si dividono in due gruppi nell'interpretare questo aggettivo, di cui si ha un unico esempio in Pg XXXII 47. Per gli uni (Anonimo Fiorentino, Lana, Benvenuto, Buti, Daniello, Lombardi, Cesari, Venturi, Scartazzini-Vandelli, Casini-Barbi, Sapegno, Chimenz, ecc.) il grifone, simbolo di Cristo, è detto animal binato perché ha due nature, di leone e d'aquila (cioè umana e divina), confortati in questa spiegazione dai passi di Pg XXXI 81, dove è definito la fiera / ch'è sola una persona in due nature, e XXXII 96 biforme fera. Per gli altri (Ottimo, Serravalle, Vellutello, Torraca) b. significa " nato due volte ": " habet binam nativitatem, unam aeternam in coelis de Patre sine matre, aliam in terris temporalem de matre sine patre ", chiosa esaurientemente il Serravalle. Il Mattalia, che pure preferisce questa interpretazione, fa però giustamente notare che " nella doppia nascita è implicito il concetto della duplice natura ".
L'accezione dantesca, o nell'uno o nell'altro senso, si allontana dal significato proprio di " nato a un parto ", " gemello ", col quale il vocabolo è usato nella sua prima documentazione (Giordano da Pisa, Livio volgarizzato) e fino al secolo XVI (Varchi).