BILIOTTI, Biliotto
Nacque a Firenze, con ogni probabilità subito dopo la metà del sec. XIV, da Sandro di Cenni, che fu persona di statura politica rilevante: membro della Balìa generale del 1343 per la riforma dello Stato, nel 1344 fu gonfaloniere di giustizia e poi, ripetutamente, ambasciatore della Repubblica ad Arezzo, a Perugia, in Valdinievole e altrove; nel 1351 fu degli Otto della guerra contro gli Ubaldini, la potente famiglia feudale dell'Appennino tosco-romagnolo.
Di probabile origine lucchese (secondo quanto affermano il Verino e altri), i Biliotti si erano stabiliti a Firenze ai primi del secolo XII o alla fine di quello precedente (un Biliotto del Duecento diede il cognome alla casata), e dal 1282 partecipavano intensamente alla vita politica fiorentina, schierati da parte guelfa. Nel periodo 1299-1522 la famiglia avrebbe avuto per ben 58 volte il priorato e dieci il gonfalonierato di giustizia; e ripetutamente dei Biliotti compaiono fra i Dodici Buonuomini e i Sedici gonfalonieri di compagnia, due dei maggiori organi della Repubblica. L'esercizio della seta, successivamente accoppiato a quello della lana, diede ai Biliotti la possibilità di accumulare una notevole fortuna (le poste catastali loro intestate dal 1427 in poi forniscono elementi in proposito). In rapporti d'affari ai primi del Trecento coi Bardi e coi Peruzzi, ebbero un banco a Londra, mentre in Italia specialmente vasti furono i loro interessi nella zona di Macerata.
Nel 1380, o forse nel 1379 (stando almeno alle denunce dell'età dei figli nel primo catasto del 1427), il B. sposa Piera di Simone Capponi, dalla quale avrà due maschi, Tommaso e Sandro. Il matrimonio con la Capponi, cioè con una fanciulla appartenente a una famiglia ormai affermatissima, mostra all'evidenza l'alta posizione dei Biliotti.
Notizie sicure sulle condizioni economiche del B. non si hanno; ma, se appena diamo uno sguardo a quanto denunciano i figli nel catasto del 1427, siamo autorizzati a ritenere che esse fossero almeno buone: le numerose case e botteghe in città, i poderi nel contado indicati in quel documento difficilmente potrebbero essere stati acquistati tutti quanti dai figli.
Aperto sostenitore del governo ristretto degli ottimati, il B. fu tra quelli che avversarono ferocemente il governo democratico popolare degli anni 1378-1382; non è perciò strano di vederlo fatto dei Grandi ai primi di gennaio del 1380 insieme coi più bei nomi del Popolo grasso cittadino (Boninsegna di Filippo Machiavelli, Bingeri di Giovanni Rucellai, Lisca de' Peruzzi e tanti altri). Ma non appena la preponderanza delle Arti minori viene spazzata via dalla reazione del Popolo grasso (gennaio 1382) è il momento del B.: è subito chiamato a far parte della Balìa dei cinquantadue cittadini incaricati della riforma del governo e dopo, nel marzo, è uno dei più accesi sostenitori della lotta ai ceti dirigenti del passato, arrivando fino al punto di consigliare l'uso delle armi per la conquista integrale del potere. Dopo il 1382 gli incarichi pubblici del B. divennero sempre più numerosi; ricordiamo solo i più importanti: nel marzo del 1383, con messer Iacopo Acciaiuoli e con l'agostiniano Luigi Marsili, è inviato oratore a Napoli per mettere la pace tra re Carlo e il duca d'Angiò; nel novembre 1387 fa da tramite per il ritorno di Giovanni degli Ubaldini ed a tal fine è inviato a Milano presso Gian Galeazzo Visconti; e poi, nell'aprile 1388, a Ravenna dallo stesso Ubaldini. Priore per il bimestre gennaio-febbraio 1396, fu poi, dal primo giugno di quello stesso anno, podestà e capitano di Montepulciano, mentre nel 1395 aveva fatto parte dell'importantissimo tribunale dei Sei della Mercanzia. Nel 1399, infine, è inviato ambasciatore a Padova: le sue istruzioni comprendevano l'incarico di ottenere l'effettivo godimento di un canonicato del figlio di Coluccio Salutati, Leonardo (canonicato che il Salutati ebbe solo dal 29 sett. 1405). Subito dopo questa ambasceria, in compagnia di Bartolomeo Popoleschi, fu a Venezia per trattare la pace tra Firenze e la Serenissima. Dopo questi anni del B. non si trovano più tracce.
Fonti e Bibl.: Sulla famiglia Biliotti in genere, e su Sandro di Cenni in particolare, vedi: Arch. di Stato di Firenze, ms. 268: Li Dodici Buonomini e li Sedici Gonfalonieri delle Compagnie del popolo…, I, Quartiere S. Spirito e S. Croce, c. 43; Ibid.,Priorista fiorentino Mariani, II, c. 323; Ibid.,Carte Dei, filza IX, ins. 41; U. Verino,De illustratione urbis Florentiae, Parisiis 1790, lib. III, p. 29; D. Marzi,La cancelleria della Repubblica fiorentina, Rocca S. Casciano 1910, pp. 673, 677, 688, 697; I. Renouard,Les relations des papes d'Avignon et des Compagnies commerciales et bancaires de 1316 à 1378, Paris 1941, pp. 132, 260; A. Sapori,Studi di storia economica, Firenze 1955, I, p. 65. Sul B. vedi: Arch. di Stato di Firenze,Tratte 65, c. 34; Ibid.,Priorista fiorentino Mariani, II, cc. 324-325; Epistolario di Coluccio Salutati, a cura di F. Novati, IV, 1-2, Roma 1906-1911, in Fonti per la storia d'Italia, II, p. 216, n. 1; Diario di Anonimo fiorentino dall'anno 1358 al 1388, in Cronache dei secoli XIII e XIV, a cura di A. Gherardi, Firenze 1876, pp. 408, 448; Cronaca fiorentina di Marchionne di Coppo Stefani, in Rerum Italicarum Scriptores, 2 ediz., XXX, I, a cura di N. Rodolico, pp. 363, 396, 412 s.; Istorie fiorentine di Scipione Ammirato, con l'agg. di Scipione Ammirato il Giovane, Firenze 1647, pp. 788, 790, 871; Idelfonso di S. Luigi,Serie di notizie spettanti alla casa Ubaldini..., in Delizie degli eruditi toscani, X, Firenze 1778, pp. 322, 324; Naddo di Ser Nepo di Ser Gallo,Memorie storiche cavate da un libro di Ricordi,ibid., XVIII, ibid. 1784, pp. 42, 62 s., 153; L. Martines,The social world of the florentine humanists, 1390-1460, Princeton 1963, p. 253 nota.