BILHÈRES DE LAGRAULAS (spesso, erroneamente, Villier de la Groslaye), Jean
Nato intorno al 1430 in Fezensac (Guascogna), dove la sua famiglia si era stabilita fin dal sec. XIV, il B. entrò in età giovanile nel monastero benedettino di Condom e studiò teologia, probabilmente all'università di Tolosa. Nel 1463 compare nominato per la prima volta come baccelliere, priore di Lagraulet e officiale di Condom. Il 23 apr. 1468 fu eletto abate del monastero di St.-Michel de Pessan (diocesi di Auch), cui rinunciò nel 1473 dopo la sua nomina (5 luglio) a vescovo di Lombez da parte di Sisto IV. Dal 1473 il B. prese parte alla politica interna della Francia, dapprima come negoziatore del conte Jean V d'Armagnac presso il re Luigi XI; ma, dopo l'uccisione del conte (6 marzo 1473), si unì al partito regio. Al servizio del re, il B. apparve nel novembre dello stesso anno, insieme con altri commissari, alla corte del duca Francesco di Bretagna, per intervenire nel processo contro gli assassini del fratello del re, Charles de Guyenne. Dopo la morte del cardinale di Albi, Jean Jouffroy (24 nov. 1473), Luigi XI nominò il B. suo successore in qualità di amministratore dell'abbazia di St.-Denis; il 7 maggio venne eletto abate del capitolo, ed il 31 luglio l'elezione fu confermata dal papa Sisto IV.
Il 2 ott. 1475 concludeva il trattato di St-Jean-de-Luz fra Luigi XI ed i regnanti di Spagna, Ferdinando e Isabella; nello stesso anno ebbe l'incarico di stabilire un'intesa con gli abitanti delle Quatre Vallées - che costituivano un dominio degli Armagnac nei Pirenei, e che il re d'Aragona voleva attirare a sé - e di avviare la confisca di questo dominio in favore del re di Francia. Se non abbiamo altre notizie a proposito di questa missione, un risultato positivo si può però dedurre dal fatto che il re nominò il B. consigliere al Parlamento di Parigi, dove fu presentato e prestò giuramento il 13 nov. 1475. Nel 1482, invece, subì un insuccesso, quando per incarico del re cercò di persuadere Carlo di Lussemburgo a sottomettersi alla corona francese. Dopo la morte di Luigi XI (30 ag. 1483) il B. fece parte del consiglio di reggenza che governò durante la minorità di Carlo VIII, e in questa posizione esercitò la sua influenza su tutti gli avvenimenti politici di Francia. Nel 1483 la reggente Anna di Beaujeu lo nominò presidente della "Cour des aides"; quale abate di St.-Denis fu uno dei tre rappresentanti del clero agli Stati generali riunitisi a Tours alla fine di quell'anno, e il 17 genn. 1484 ne veniva eletto presidente; fatto però oggetto di violenti attacchi personali, specialmente da parte del normanno Jean Masselin, si ritirò il 12 marzo. Il 3 aprile dello stesso anno sottoscrisse ad Amboise l'atto con cui Carlo VIII sanciva la restaurazione provvisoria di Charles d'Armagnac nei domini già appartenuti al fratello Jean.
Dopo diverse ambascerie compiute per conto di Carlo VIII in Francia, in Spagna e in Germania, nell'estate 1491 il B., ormai conosciuto quale sperimentato diplomatico, riceveva l'incarico di una missione a Roma. La sua istruzione (del 18 settembre) concerneva anzitutto i seguenti punti: privilegi della Chiesa gallicana, particolarmente dell'università di Parigi; questione dei benefici; diritti del re al possesso del vescovato di Tournay; diritti del re sulla Bretagna; rifiuto delle pretese del papa sulle contee di Valentinois e Diois; preparativi del re per la crociata, sua mediazione a Napoli. L'11 novembre giungeva a Roma, dove trovò tuttavia un'atmosfera estremamente sfavorevole, alimentata anche dai partigiani di Massimiliano I in quanto Carlo VIII aveva preso in moglie Anna di Bretagna, già sposata "per procuram" al re dei Romani. Inutilmente il B. si adoperò presso Innocenzo VIII per ottenere la dispensa per queste nozze. Insieme con l'inviato straordinario francese Perron de Baschi, il B. aveva il compito di impedire che l'investitura di Napoli fosse concessa a Ferdinando d'Aragona, per sollecitarla invece a favore di Carlo VIII: dopo trattative apparentemente positive, però, il 4 giugno 1492 il pontefice conferiva l'investitura a Ferdinando. Dopo la morte di Innocenzo VIII (25 luglio) il B., quale capo della legazione francese in Roma, fu nominato dal collegio cardinalizio governatore di Roma per il periodo di sede vacante. Durante il primo anno di pontificato di Alessandro VI, il B., che dal 20 sett. 1493 era cardinale di S. Sabina, non partecipò alla vita pubblica; ebbe di nuovo un ruolo politico soltanto quando i rapporti fra il papa e la Francia cominciarono a peggiorare. Nell'ottobre 1494 egli protestava energicamente contro il modo di procedere di Alessandro verso i Colonna, che erano sotto la protezione francese. Dopo l'entrata di Carlo VIII a Roma, il 31 dic. 1494, il B. fece parte di una commissione che aveva l'incarico di provvedere alla disciplina delle truppe, e in tutte le manifestazioni fu costantemente a fianco del re che, partendo alla volta di Napoli, il 28 genn. 1495 espresse al B. il suo più alto riconoscimento. Il B. aderiva allora al gruppo di coloro che richiedevano la deposizione di Alessandro VI per i delitti commessi e una nuova elezione, ma questo disegno fu respinto dal re. Il B., che era rimasto a Roma, aveva ora rapporti solo occasionali con il papa, mentre manteneva con il re contatti continui a mezzo di emissari. Dopo la formazione della lega di Venezia contro la Francia (31 marzo 1495) e il conseguente mutamento dell'atmosfera a Roma, il B. raggiunse subito il re a Napoli, e tenne con lui consultazioni in seguito alle quali venne presa la decisione della ritirata. Insieme con Filippo di Bresse e Filippo di Luxembourg, il B. fece di nuovo la sua comparsa in Roma il 19 maggio 1495 e offrì al papa un tributo annuo di 50.000 ducati, e inoltre il pagamento una tantum di 100.000 ducati, in cambio dell'investitura di Napoli a Carlo VIII: in caso contrario, minacciava forti misure da parte del re francese. Alessandro VI non si lasciò però intimidire, e quando Carlo VIII, nel giugno 1495, entrò in Roma per la seconda volta, egli si ritirò ad Orvieto. Il B. fu compagno al re anche in questo breve soggiorno, e lo seguì ancora per un altro tratto, tornando però ben presto a Roma. Per gli ultimi anni del B. in Roma ci rimangono solo scarse notizie su una sua attività diplomatica: si trovò evidentemente coinvolto nel fallimento dei progetti francesi nell'Italia meridionale, ed ebbe ormai la possibilità di sostenere solo occasionalmente le rivendicazioni del suo signore presso il pontefice.
A questa forzata inattività diplomatica si contrappone una feconda attività di mecenatismo culturale, che il B. poté permettersi per le numerose prebende di cui disponeva (le più alte le ricavava dall'abbazia di St.-Denis) e che cercò avidamente, e con ogni mezzo, di conservare e aumentare. Già nel marzo del 1494 aveva acquistato per 1.500 scudi un terreno sul Pincio; Carlo VIII diede in seguito la sua approvazione a tale acquisto e mise a disposizione del B. i mezzi per la erezione di una chiesa, SS. Trinità dei Monti. Il 21 febbr. 1495 Alessandro VI diede il suo consenso per la fondazione di un convento. Il B. stesso pose la prima pietra, ed elargì per la costruzione 760 ducati d'oro dal suo patrimonio privato. Appare ripetutamente anche come protettore e benefattore della chiesa nazionale francese di S. Luigi dei Francesi, e della chiesa di S. Petronilla, per la quale fece eseguire nuove pitture murali. Ma l'aspetto più significativo di questa sua attività fu il rapporto con Michelangelo Buonarroti, che scolpì su sua commissione la celebre Pietà oggi in S. Pietro in Vaticano (cfr. Ch. De Tolnay,Michelangelo: the Youth..., Princeton 1947,ad Indicem; A. Schiavo. S. Pietro in Vaticano, Roma 1960, pp. 29-43).
Quando nel 1498-99 ebbe luogo un avvicinamento fra Alessandro VI e Luigi XII, il B. partecipò in maniera determinante alle trattative per l'annullamento del matrimonio di Luigi e la sistemazione di Cesare Borgia. Il 26 luglio 1499 il papa fece il nome, per l'arcivescovato di Arles, dell'eletto di Amalfi, Jean Ferrer. Sembra che per tale fatto il B., al quale il pontefice aveva promesso la prima chiesa vacante, si sia agitato a tal punto da esser colto, in conseguenza di questo scacco e di una cura sbagliata da parte dei suoi medici personali, da forte febbre. Il 2 agosto fece testamento; due giorni più tardi, nel corso di un concistoro segreto, il procuratore del B. rassegnò l'amministrazione del vescovato di Lombez in favore di suo nipote - o, come si disse, suo figlio - Denis. Il 6 agosto il B. morì, senza aver avuto conoscenza della sua elezione, compiuta pochi giorni avanti, ad arcivescovo di Arles. Venne inumato nella chiesa di S. Petronilla, presso S. Pietro: quando questa fu distrutta dal Bramante, il suo monumento sepolcrale fu trasferito nelle grotte vaticane.
L'unica descrizione contemporanea del B. proviene dal suo nemico Masselin, e lo rappresenta come rozzo, poco colto, poco dotato come oratore, ma di un'astuzia insidiosa, pronto a lisciare ogni potente e disposto ad ogni azione delittuosa. Come diplomatico, il B. diede prova di abilità, ma fu talvolta troppo credulo. Al suo mecenatismo non corrispose alcun intimo rapporto con l'arte del Rinascimento. Di lui si conoscono alcuni sermoni e due orazioni al papa ed al collegio cardinalizio, mentre un commento al Liber sententiarum di Pietro Lombardo gli è stato attribuito probabilmente a torto.
Fonti e Bibl.: Journal des Etats généraux de France tenus à Tours en 1484 sous le règne de Charles VIII,rédigé en latin par Jehan Masselin, a cura di A. Bernier, Paris 1835,passim; Procès-verbaux des séances du conseil de régence du roi Charles VIII pendant les mois d'août 1484 à janvier 1485, a cura di A. Bernier, Paris 1836,passim; M. Sanuto,La spedizione di Carlo VIII in Italia, a cura di R. Fulin, Venezia 1873-1882, pp. 165 s., 278, 306, 311, 336, 343, 406; Le lettere di M. Buonarroti, a cura di G. Milanesi, Firenze 1875, pp. 613 s.; Iohannis Burckardi Liber Notarum, a cura di E. Celani, I-II, in Rerum Ital. Script., 2 ed., XXXII, 1, Città di Castello 1906-1942,passim; A. Ciaconius,Vitae et res gestae pontificum Romanorum et S. R. E. cardinalium, III, Romae 1677, coll. 169 s.; Gallia christiana, VII, Parisiis 1744, pp. 406 s.; XIII, ibid. 1874, pp. 325 s.; J. J. Monlezun,Histoire de la Gascogne, V, Auch 1850, pp. 47-50, 75. 139; H-F. Delaborde,L'expédition de Charles VIII en Italie,Paris 1888, pp. 420, 602 s.; R. de Maulde La Clavière,Alexandre VI et le divorce de Louis XII, in Bibliothèque de l'Ecole des chartes, LVII (1896), pp. 197, 203 s.; A. Segre,I prodromi della ritirata di Carlo VIII,re di Francia,da Napoli, in Arch. stor. ital., s. 5, XXXIII (1904), pp. 366-368; XXXIV (1904), pp. 21 s.; P. Calmet,Une fondation française à Rome. La Trinité des Monts, in Annales de St.-Louis-des-Français, IX (1904-1905), pp. 197-219; K. Frey,M. Buonarroti. Quellen und Forschungen zu seiner Geschichte und Kunst, I, Berlin 1907, p. 140; Ch. Samaran,La maison d'Armagnac au XVe siècle, Paris 1907, pp. 190, 191, 193, 242, 336, 449; Id.,Un diplomate francais du XVe siècle..., in Le Moyen Age, s. 2, XXII (1920), pp. 50-83, 121-156, 217-258; A. Clergeac,Chronologie des évêques de Condom et de Lombez, Auch 1912, pp. 7, 157, 163, 211; C. Eubel,Hierarchia catholica..., II, Monasterii 1914, pp. 22, 179, 270 s.; A. Degert,Les origines de l'ambassade permanente de France à Rome, in Bulletin de littér. ecclésiastique, XXII(1921), pp. 44 s., 55; L. von Pastor,Geschichte der Päpste, III, 1, Freiburg-Rom 1924, pp. 339, 377, 396, 409, 423 s., 655; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VIII, coll. 1470 s.