BILE (gr. χολή; lat. bilis; fr. bile; sp. bilis; ted. Galle; ingl. bile)
È un liquido giallo-rossastro, escreto dal fegato nella quantità di 500-1100 cm.3 al giorno, nell'uomo, che si raccoglie nella vescichetta biliare (cistifellea) negl'intervalli tra i pasti, e da essa poi si versa nella porzione duodenale dell'intestino durante la digestione. La bile cistica, che cioè ha soggiornato parecchie ore nella cistifellea, è più densa (peso specifico 1010-1040) e più concentrata, per perdita di acqua, della bile epatica (peso specifico 1003-1006). Questa ha un valore di Δ = 0,52-0,58°; di PH = 0,07 − 0,2 × 10-7, vale a dire è leggermente alcalina, più alcalina della bile cistica.
I principali componenti della bile sono: i pigmenti e i sali biliari, la colesterina, fosfolipidi (lecitina, sfingomielina, ecc.), una fosfoproteina e tracce di vera mucina, che rendono la bile filante. I pigmenti sono la bilirubina, giallo-verdastra, prevalente nell'uomo, e la biliverdina, verde: questi ossidandosi dànno origine ad altri pigmenti di vario colore. Essi derivano dall'ematina dell'emoglobina, privata del ferro; e sono formati dalle cellule epatiche (alcuni ora ammettono, però, che possano formarsi anche altrove). Poiché corpuscoli rossi del sangue vanno continuamente distrutti, la formazione dei pigmenti biliari dalla loro emoglobina è continua, e, come facilmente si può comprendere, essa aumenta tutte le volte che, per cause tossiche o patologiche, aumenta la distruzione degli eritrociti (emolisi).
La derivazione dei pigmenti biliari dall'ematina (dall'emina) risulta evidente dalle seguenti loro rispettive formule di struttura, che peraltro non sono da considerarsi come definitive:
I sali biliari sono principalmente: il glicocolato, prevalente nell'uomo, e il taurocolato di sodio (o di potassio), cioè i sali dell'acido glicocolico (composto di acido colico e glicocolla), e dell'acido taurocolico (composto di acido colico e di taurina). L'acido colico (C24H90O5) pare che sia un prodotto di trasformazione, operata dalle cellule epatiche, della colesterina (che nella bile si trova anche come tale nella quantità media dell'1 per mille, e costituisce uno dei componenti principali dei calcoli biliari).
Gl'intimi rapporti dell'acido colico con la colesterina risultano dalle seguenti loro rispettive formule di struttura:
La trasformazione della colesterina in acido colico avverrebbe, secondo Windaus, nel seguente modo:
Secondo Wieland, la bile umana contiene, oltre all'acido colico, anche un acido desossicolico. Il rapporto tra i due acidi:
sarebbe = ⅓, mentre nella bile del bue sarebbe = 1/8. Isomero dell'acido desossicolico sarebbe, secondo lo stesso autore, un acido, da lui chiamato antropodesossicolico, e che si troverebbe pure nella bile umana.
La glicocolla (o glicina, o acido amminoacetico) è un amminoacido (CH2•NH2 − COOH) che deriva dal metabolismo delle proteine. La taurina è un prodotto di ossidazione del gruppo solforato della cisteina, altro amminoacido derivante dal metabolismo delle proteine, e di decarbossilazione dell'acido cisteinico così formatosi:
La bile umana mista ha la seguente composizione (O. Furth)
Probabilmente il fegato è organo, più che di formazione, di eliminazione della colesterina (che nell'organismo giunge principalmente con gli alimenti). Parte di essa è eliminata come tale, parte invece dopo essersi trasformata in acido colico, la cui eliminazione è verisimilmente agevolata dall'unione con glicina e con taurina, sempre disponibili.
I pigmenti biliari non pare che esercitino nell'intestino alcun ufficio. Principalmente al suo contenuto in sali biliari la bile deve, invece, le proprietà: 1. di favorire l'emulsione del grasso alimentare; 2. di attivare la lipasi pancreatica, e quindi favorire (accelerare) indirettamente la scissione (idrolisi) dei grassi neutri alimentari (trigliceridi degli acidi palmitico, oleico e stearico); 3. di sciogliere gli acidi grassi derivanti dalla scissione dei grassi neutri, e i saponi (sali alcalini e terrosi degli acidi grassi), anche quelli poco solubili in acqua, rendendo in tal modo possibile l'assorbimento loro dall'intestino, nonché la colesterina e altre sostanze insolubili in acqua.
La formazione (secrezione) della bile nel fegato è continua; ma presenta oscillazioni che sono in rapporto principalmente con l'alimentazione, e propriamente con la qualità degli alimenti introdotti; tra i quali i più efficaci nel promuoverne la formazione (sostanze coleretiche di Brugsch e Horsters) sono, più che i prodotti della digestione delle proteine e i grassi, l'alcool, il caffè, ecc., gli stessi sali biliari e alcuni preparati terapeutici quali l'ovogal e l'atophan. Coleretici sono probabilmente anche la glicina, la taurina e gli acidi colici. La secrezione è certamente favorita da un copioso afflusso di sangue al fegato, ma non pare che si trovi anche sotto il controllo di nervi secretori.
L'emissione della bile, il suo versamento nell'intestino, è invece intermittente, avviene solo durante la digestione intestinale; e perché la bile si versi dalla cistifellea, dove trovasi raccolta, nel lume del duodeno, passando per il dotto coledoco, è necessario che si rilassi lo sfintere muscolare (descritto da R. Oddi) esistente all'estremità distale del coledoco, e nello stesso tempo si contragga la muscolatura (liscia) della parete cistica: il che avviene per mezzo di un meccanismo nervoso riflesso, cui partecipano rami del nervo vago e del simpatico, e che è messo in azione dal passaggio ritmico nel duodeno del contenuto gastrico acido.
Propriamente alle sostanze che favoriscono l'emissione della bile dalla cistifellea compete il titolo di colagoghe, secondo Brugsch e Horsters. Un tipico colagogo è il peptone di Witte. L'introduzione nel duodeno dell'uomo di 30 cm.3 di soluzione 10% di peptone di Witte eccita il riflesso di rilassamento dello sfintere e di contrazione della cistifellea. Le stimolazioni del vago e la pilocarpina aumentano il tono della muscolatura liscia delle vie biliari, quelle del simpatico e l'adrenalina lo diminuiscono.
Non è dimostrata la supposta attività antisettica della bile.
Che questa sia piuttosto un escreto anziché un secreto indispensabile alla digestione intestinale, è dimostrato dal fatto che gli animali e l'uomo portatori di fistole biliari, ma quanto al resto sani, digeriscono abbastanza bene ogni sorta di alimenti.
Oltre ai varî trattati di chimica biologica, vedi Physiol. Review, II (1922), p. 440; ibid., V (1925), p. 182.
Patologia. - Il secreto biliare va incontro ad alterazioni molteplici di ordine qualitativo e quantitativo; queste ultime rispetto a tutti i suoi componenti normali, oppure ad alcuni soltanto fra di essi, in diverse contingenze morbose che coinvolgono il tessuto ghiandolare del fegato, l'apparato canalicolare intraepatico, i grossi dotti biliari, la cistifellea, o che alterano il ricambio generale organico di sostanze come l'emoglobina e la colesterina, le quali direttamente o per mezzo dei loro derivati, entrano nella composizione della bile. Le alterazioni patologiche della bile di più notevole importanza sono rappresentate dalla presenza di calcoli o concrementi di diversa composizione, i quali possono dar luogo a fenomenologie morbose molteplici (v. calcolosi). Alterazioni rilevanti della bile si osservano altresì nei processi infiammatorî della vescichetta biliare (v. colecistite) e delle vie biliari (v. angiocolite): la bile in queste affezioni si presenta torbida, ispessita, di colorito verdastro o bruno, contiene in sospensione fiocchi di muco e talora anche tracce di sangue. L'esame microscopico svela la presenza di molti elementi cellulari e soprattutto di leucociti, che abbondano nei casi di processi suppurativi; inoltre di cellule provenienti dalla desquamazione della mucosa biliare e di cristalli di colesterina, oltre a concrezioni agglomerate insieme in formazioni sabbiose (sabbia biliare). Fra i germi patogeni che possono venire isolati dalla bile patologicamente alterata, con la coltura in terreni appropriati, importano specialmente il bacillo del tifo, il colibacillo, gli streptococchi e gli stafilococchi. Particolare rilievo va attribuito alla presenza dei bacilli del tifo, poiché è noto come negli ammalati di tifo i germi specifici persistano a lungo nella bile, non soltanto durante la convalescenza, ma talora anche dopo parecchi mesi dalla guarigione: ha luogo perciò una protratta eliminazione di bacilli, i quali, abbandonando l'organismo ospite con le deiezioni, possono facilmente costituire una sorgente d'infezione per altri individui.
Nei casi di ittero meccanico o prodotto da stasi (quando cioè abbia luogo un ostacolo al deflusso biliare per calcoli, corpi estranei, parassiti, cicatrici, tumori, compressioni dall'esterno, ecc.), la bile contenuta nella cistifellea, nei grossi dotti escretori e nel sistema canalicolare intraepatico si presenta per lo più molto ispessita, di colorito scuro, più viscosa che di norma, e ciò per esser stata sottoposta ad un processo di concentrazione superiore all'ordinario; talvolta invece, sempre in caso di ostruzione di lunga durata, appare trasformata in un liquido di aspetto simile all'acqua, limpido o leggermente torbido ehe proviene dalla secrezione della mucosa che riveste le vie biliari, mentre i componenti specifici della bile sono stati riassorbiti in circolo. Alcuni componenti della bile (pigmenti) posson0 riversarsi in circolo, in talune circostanze patologiche, anche quando non esista alcun ostacolo al flusso biliare (ittero dinamico, da iperemolisi, proprio delle malattie che si accompagnano ad un'esaltata distruzione di globuli rossi); in questi casi si osserva un aumento del contenuto biliare in bilirubina e in urobilina.
Un tempo studiate esclusivamente sul cadavere, oppure sul vivente nel corso di interventi operatorî, le alterazioni della bile oggidì hanno assunto una particolare importanza in clinica, poiché si è reso possibile estrarre questo secreto con l'applicazione di speciali sonde metalliche che, introdotte dalla bocca attraverso l'esofago nello stomaco fino al duodeno, permettono di realizzare l'intubazione di quest'ultimo, ossia di quel primo tratto intestinale in cui sbocca il dotto coledoco. Questo metodo d'indagine, di corrente applicazione sul malato, permette di ottenere il contenuto duodenale e quindi di esaminare i suoi componenti, fra i quali la bile. Speciali procedimenti, come l'instillazione, attraverso la sonda, nel duodeno di soluzioni contenenti peptone o solfato di magnesio che determinano una contrazione riflessa della parete della vescichetta biliare e perciò il suo svuotamento, consentono inoltre di raccogliere a scopo di indagine la bile contenuta nella cistifellea.