bilancio comunitario
Documento contabile dell’Unione Europea approvato annualmente dalle istituzioni comunitarie e definito all’interno di un quadro finanziario pluriennale (7 anni).
Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona (➔ Trattato di Lisbona che modifica il Trattato sull’Unione Europea e il Trattato che istituisce la Comunità Europea), il Parlamento europeo è divenuto colegislatore a pieno titolo, insieme ai Parlamenti e ai governi nazionali rappresentati nel Consiglio dell’Unione Europea (➔), e ha tra i suoi compiti quello di approvare il bilancio annuale della UE.
Fra le entrate del b. c. figurano 3 voci principali: le cosiddette risorse proprie tradizionali (che rappresentano circa il 12% del b.), costituite dai dazi doganali e da un’imposta sullo zucchero, ovvero da diritti prelevati sulle importazioni di prodotti dai Paesi terzi e da prelievi sulle esportazioni di zucchero; la risorsa basata sull’IVA (circa l’11% delle entrate del b.), che rappresenta una parte dell’IVA raccolta dagli Stati; il contributo annuale diretto di ogni Stato membro, in proporzione al reddito di ciascuno (circa l’1% del reddito nazionale lordo di ogni Paese), che è la voce di gran lunga più importante.
Dal lato delle spese, che nel b. c. approvato nel 2011 ammontavano a 141,9 miliardi di euro, sono due voci ad assorbire la parte maggiore del budget: la politica agricola comune e le altre spese legate alla tutela dell’ambiente (pari a 57,3 miliardi di euro), da un lato, e la politica di coesione, in particolare i fondi strutturali (pari a 51 miliardi di euro), dall’altro. Questi due pilastri delle politiche UE rappresentavano insieme circa il 76% del totale delle spese complessive nel 2011.
Assai modeste, viceversa, sono le somme destinate a voci importanti per il futuro dell’Europa e dei suoi cittadini, quali le spese per la ricerca (8,6 miliardi di euro), per l’istruzione e la formazione (1,2 miliardi), per la cooperazione allo sviluppo (2,6 miliardi) e la politica estera (0,3 miliardi). Proprio questa anomala composizione aiuta a capire perché, in tema di b. c., molte questioni di fondo restino aperte e al centro del confronto politico. Soprattutto la dimensione complessiva del b. c. è considerata troppo esigua rispetto agli obiettivi delle politiche comuni e la sua struttura poco articolata e flessibile rispetto alle necessità di intervento. In particolare, da vari anni si discute della riforma delle entrate, allo scopo di rendere la UE più autonoma dai contributi diretti degli Stati membri. Il Parlamento europeo ha in varie occasioni sostenuto il progetto di una tassa da versare alla UE, adeguata a finanziare le priorità di spesa comunitaria senza dover pesare sui b. nazionali.