BILANCIA (VII, p. 4; App. II, 1, p. 402)
La Bilancia dei pagamenti (VII, p. 6; App. II, 1, p. 402). - I rapporti economici dell'Italia con l'estero, caratterizzati strutturalmente, com'è noto, dalla relativa scarsità delle risorse disponibili all'interno rispetto alla popolazione, hanno presentato una profonda trasformazione nel corso dell'ultimo decennio.
Nell'immediato dopoguerra l'economia italiana si trovò in una situazione particolarmente grave per le distruzioni apportate dalla guerra e lo stato di estremo bisogno della popolazione. Mentre cresceva la necessità di rifornimenti di generi alimentari e di materie prime essenziali per fronteggiare le più immediate esigenze di vita e dare inizio alla fase della ricostruzione, risultavano sensibilmente diminuite le possibilità di pagamento attraverso le esportazioni e i servizî. Nel settore mercantile fu soprattutto la bilancia alimentare a presentare il più grave perturbamento: attiva per circa 70 milioni di dollari nel 1938, essa risultò passiva per circa 235 milioni di dollari nel 1946. Le partite invisibili risultarono anch'esse passive a causa delle distruzioni della flotta, della contrazione delle rimesse degli emigrati e della stasi nell'afflusso turistico. In questa prima fase, l'equilibrio della bilancia dei pagamenti poté essere raggiunto soltanto attraverso gli aiuti gratuiti americani in base ai varî programmi di assistenza e l'afflusso di capitali esteri.
Il disavanzo delle partite correnti, che aveva raggiunto un massimo di oltre 750 milioni di dollari nel 1947, scese nel 1948 a meno di 300 milioni per il cumularsi di fattori favorevoli, intesi da un lato a contenere le importazioni (riduzione delle scorte accumulate nella fase acuta dell'inflazione) e dall'altro a sviluppare le esportazioni (maggiore competitività delle nostre merci a seguito della flessione dei prezzi interni e circostanze temporaneamente favorevoli di mercato nei confronti dell'Argentina).
Nel biennio successivo, la contrazione del disavanzo delle partite correnti continuò, fino a raggiungere nel 1950 il livello minimo di circa 65 milioni di dollari. Tale andamento fu determinato principalmente da un incremento delle esportazioni superiore a quello delle importazioni, dal miglioramento della ragione di scambio, dall'avvicinamento dei mercati di approvvigionamento, dall'accresciuta attività della marina italiana e infine dal più rilevante afflusso di turisti. Al finanziamento del diminuito disavanzo per operazioni correnti ordinarie concorsero gli aiuti americani per importi che, pur avendo segnato una graduale diminuzione, furono tali da superare in notevole misura il disavanzo predetto. In sede di movimento di capitali, gli apporti netti furono assai elevati nel 1949, soprattutto sotto forma di prestiti a lungo termine (Eximbank, ERP) e come realizzo di crediti; nel 1950, invece, i prestiti dell'estero furono di modesto importo, mentre assunsero rilevanza notevolissima i pagamenti anticipati di importazioni. A causa di questa diversa evoluzione dei movimenti di capitali si ebbe una variazione nell'andamento delle riserve valutarie da largamente positivo nel 1949 a negativo, sia pure per modesto importo, nel 1950.
Lo scoppio della guerra in Corea mutò profondamente la situazione dei conti con l'estero. L'aumento dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali e la corsa all'accaparramento delle merci fecero aumentare sensibilmente le importazioni; le esportazioni aumentarono quantitativamente in misura più che proporzionale, ma, a causa del più limitato sviluppo dei prezzi, registrarono un aumento in valore inferiore a quello delle importazioni. Di conseguenza, la bilancia commerciale del 1951 si chiuse con un disavanzo di 275 milioni di dollari, superiore di 115 milioni a quello dell'anno precedente. L'aumento dei noli e i maggiori pagamenti per riparazioni ridussero a una cifra minima l'apporto delle partite invisibili, cosicché la bilancia delle partite correnti si chiuse con un disavanzo di 231 milioni di dollari. Gli aiuti governativi e l'aflusso di capitali dall'estero colmarono la differenza e determinarono un aumento di 155 milioni nelle disponibilità sull'estero.
Nel 1952, mentre le importazioni continuavano ad aumentare in connessione con lo sviluppo degli investimenti e dei consumi interni e con la politica di progressiva liberalizzazione degli scambî con l'estero, le esportazioni registrarono una forte diminuzione per la crisi del settore tessile e le restrizioni agli scambî adottate da alcuni paesi UEP, cosicché il disavanzo mercantile salì a 746 milioni di dollari. La situazione andò sensibilmente migliorando nel corso del 1953 per la ripresa delle esportazioni connessa con il miglioramento della situazione economica internazionale, mentre la ragione di scambio andava evolvendosi in senso favorevole al nostro paese; in cifre assolute, però, dato il valore preponderante delle importazioni, il disavanzo mercantile rimase sostanzialmente immutato. Nel settore delle partite invisibili, il ritorno alla normalità sul mercato dei noli e lo sviluppo della nostra marina mercantile fecero migliorare sensibilmente la bilancia dei trasporti; aumentò pure gradatamente l'apporto delle rimesse dei lavoratori all'estero e degli emigrati e, a partire dal 1953, anche quello della voce turismo. Di conseguenza, il disavanzo delle partite correnti risultò di 586 milioni di dollari nel 1952 e di 450 milioni nel 1953. Gli aiuti governativi e l'aflusso di capitali dall'estero non riuscirono a colmare la differenza, sicché in entrambi gli anni si assisté a una diminuzione delle disponibilità sull'estero.
Il triennio 1954-56 fu caratterizzato da un clima congiunturale nel complesso stabilmente favorevole nei paesi esteri e di intenso sviluppo economico all'interno. Dal lato delle importazioni, l'andamento fu ascendente in tutto il periodo per le materie prime industriali e per le attrezzature, mentre si ebbe una forte flessione negli approvvigionamenti di generi alimentari nel 1954 in dipendenza degli abbondanti raccolti dell'annata precedente. Nel complesso, le importazioni rimasero stazionarie nel 1954, mentre aumentarono del 10% nel 1955 e del 15% nel 1956. Le esportazioni continuarono a seguire l'onda espansiva iniziatasi nel corso del 1953, presentando un incremento di circa il 7% nel 1954, il 12% nel 1955 e il 17% nel 1956. I servizî registrarono un incremento degli introiti particolarmente elevato per il turismo e per i redditi di lavoro. Nel settore dei trasferimenti unilaterali aumentò sensibilmente l'apporto delle donazioni private e nel 1956 anche quello delle rimesse emigrati. In relazione ai movimenti ora indicati, il disavanzo delle partite correnti scese, tra il 1953 e il 1956, da 450 a 226 milioni di dollari. Il disavanzo fu coperto per circa due terzi dagli aiuti governativi, rappresentati principalmente da commesse militari e servizî; i crediti e gli investimenti netti dell'estero, oltre che colmare la differenza, determinarono nel triennio un aumento complessivo di 273 milioni di dollari nelle disponibilità sull'estero.
La crisi di Suez provocò negli ultimi mesi del 1956 e nei primi mesi del 1957 un forte aumento dei prezzi di talune merci di massa e dei noli, che influirono negativamente sulla bilancia dei pagamenti, determinando un'uscita netta di valuta. Nel secondo semestre, peraltro, la flessione dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali e un lieve aumento dei prezzi all'esportazione fecero migliorare la ragione di scambio, mentre le esportazioni segnarono un notevole incremento. Le entrate per turismo, redditi di lavoro all'estero e rimesse emigrati registrarono un sensibile sviluppo, cosicché nel complesso dell'anno il saldo delle partite correnti risultò passivo per soli 86 milioni di dollari. Gli aiuti governativi e l'afflusso di capitali esteri fecero chiudere la bilancia complessiva con una eccedenza di entrate di 286 milioni di dollari.
Nel biennio successivo, il diminuito fabbisogno d'importazione connesso con il rallentamento degli investimenti privati e con la contrazione delle scorte, l'ulteriore sviluppo delle esportazioni e il miglioramento della ragione di scambio, ossia, in breve, motivi in larga parte congiunturali, hanno determinato una contrazione del disavanzo mercantile a 381 milioni di dollari nel 1958 e a 135 nel 1959. Le voci turismo, redditi di lavoro all'estero e rimesse emigrati hanno segnato ulteriori cospicui incrementi, cosicché nel 1958, per la prima volta in questo dopoguerra, il saldo delle partite correnti è risultato attivo per il considerevole importo di 463 milioni di dollari ed è ulteriormente aumentato a 689 milioni di dollari nel 1959. Gli aiuti governativi e soprattutto i movimenti di capitali hanno determinato un ulteriore afflusso di valuta, che ha fatto aumentare le disponibilità sull'estero di 895 milioni di dollari nel 1958 e di altri 991 milioni nel 1959.
Volendo riassumere in via sintetica le variazioni verificatesi nei nostri rapporti economici con l'estero nell'ultimo decennio, può dirsi che, mentre nell'immediato dopoguerra l'equilibrio della bilancia dei pagamenti poteva essere conseguito soltanto attraverso gli aiuti gratuiti e i prestiti esteri, oggi invece esso tende ad essere raggiunto senza l'apporto del risparmio estero, e negli ultimi due anni, sia pure per ragioni in larga parte congiunturali, anche mediante il trasferimento all'estero di capitali italiani. Questa evoluzione è messa in chiaro rilievo dall'andamento del saldo delle partite correnti ordinarie, trasformatosi da negativo per 291 milioni di dollari nel 1948 in positivo per 689 milioni nel 1959. Nell'ambito delle partite correnti si è manifestata la tendenza dei servizî e trasferimenti a fornire un crescente apporto valutario rispetto al settore mercantile, essendo la partecipazione del primo gruppo passata dal 32% del totale nel 1948 al 38% nel 1959, dopo aver raggiunto il 40% nel 1958.
Nel settore mercantile si riscontra attualmente un aumento delle esportazioni relativamente maggiore di quello delle importazioni. Soddisfatte le necessità della ricostruzione ed in parte notevole quelle dell'ammodernamento e del potenziamento delle strutture produttive esistenti, la percentuale delle importazioni fob coperta dalle esportazioni è passata dal 75% nel 1948 ad oltre il 96% nel 1959. Dal lato delle importazioni, si nota, come tendenza di lungo periodo, una diminuzione della partecipazione dei generi alimentari a vantaggio dei prodotti industriali finiti. L'aliquota delle importazioni di materie prime industriali è rimasta sostanzialmente invariata, nonostante il forte sviluppo della produzione industriale, essendo aumentata più che proporzionalmente l'attività di numerosi settori aventi un più basso contenuto di importazioni (industrie siderurgiche, della costruzione di mezzi di trasporto, della meccanica di precisione, chimiche, delle fibre tessili artificiali, edilizie) e avendo per contro segnato il passo quella di altri settori aventi un più alto contenuto di importazioni (industria tessile). Dal lato delle esportazioni si è assistito a una sensibile diminuzione della partecipazione dei generi alimentari e in parte anche delle materie prime e dei semilavorati industriali, a vantaggio dei prodotti finiti. Le nostre forniture all'estero hanno perduto in parte quel carattere di non essenzialità che le contraddistingueva nell'anteguerra e sono andate diversificandosi merceologicamente, cosicché oggi risultano maggiormente protette da squilibrî di settore.
La maggiore importanza delle partite invisibili è dovuta soprattutto allo sviluppo del turismo e dei trasporti e in misura minore ai redditi di lavoro, mentre la quota delle rimesse emigrati è rimasta sostanzialmente immutata e quella delle donazioni private è sensibilmente diminuita.
Nel settore delle partite straordinarie, gli aiuti gratuiti americani sono andati rapidamente diminuendo a partire dal 1953, fino a scomparire del tutto nel 1959; tale diminuzione è stata compensata in parte da un aumento delle commesse militari, ma la voce "aiuti governativi" è passata a rappresentare nel 1959 un'aliquota trascurabile del totale delle entrate correnti (1,5%), mentre nel 1948 ne costituiva quasi la quinta parte.
Nel settore dei movimenti di capitale (ad eccezione del 1950, in cui i pagamenti anticipati delle importazioni in dipendenza della crisi coreana determinarono una sensibile eccedenza dei pagamenti sulle riscossioni) le varie operazioni hanno sempre dato luogo ad un afflusso netto di valuta, che nel periodo 1982-58 è ammontato in media ad oltre 200 milioni di dollari all'anno.
Le partite costituite dai rimborsi contrattuali e dalle altre riduzioni di debiti hanno oscillato tra i 30 e i 50 milioni di dollari negli anni dal 1948 al 1956 e sono aumentate sensibilmente nell'ultimo triennio per il rimborso del prestito sui surplus agricoli.
Nel settore dei crediti privati all'estero e dell'estero, figurano alprimo posto in ordine d'importanza i finanziamenti del commercio d'importazione e di esportazione. Le operazioni bancarie a breve termine hanno registrato, a partire dal 1951, una eccedenza gradualmente crescente degli accreditamenti a nostro favore. I crediti pubblici hanno dato un rilevante contributo valutario nel triennio 1948-50 (prestiti ERP ed Eximbank) e negli anni dal 1954 al 1959 (prestiti ECA, BIRS, per surplus agricoli, prestiti svizzeri). Gli investimenti esteri in Italia, di entità trascurabile fino al 1953, sono aumentati sensibilmente negli anni successivi, fino a raggiungere nel 1959 i 210 milioni di dollari, al netto dei disinvestimenti.
Gli investimenti italiani all'estero, di modesto importo fino al 1957 e sempre superati dai disinvestimenti, hanno registrato un forte aumento nell'ultimo biennio, a seguito dei versamenti delle quote di partecipazione dell'Italia agli istituti internazionali per complessivi 300 milioni di dollari; nel 1959, per la prima volta in questo dopoguerra, gli investimenti privati sono risultati superiori di circa 30 milioni di dollari ai disinvestimenti.
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