BIGORDI, Benedetto, detto (del) Ghirlandaio
Figlio di Tommaso e di una certa Antonia, nacque a Firenze nell'anno 1459 (tale data si ricava dalla portata al catasto fatta nel 1469 da suo nonno Corrado di Doffa [o Dosso]: v. Levi d'Ancona, Miniatura..., 1962, p. 89); era fratello dei più famosi pittori Domenico e David. Poche le notizie sulla vita: dopo il 1480 sposò una Diamante dalla quale ebbe due figlie, Cassandra e Antonia (Diamante sposò poi in seconde nozze Giovanni da Montevarchi dal quale ebbe Benedetto, lo storico che assumerà poi il solo cognome di Varchi).
Secondo il Gaye (I, p. 267), alla morte di Domenico il B. avrebbe avuto la tutela dei suoi figli, ma l'anno del documento (1498) è senz'altro sbagliato essendo posteriore alla morte di Benedetto. Certo èche il B. dovette avere vita estremamente piana, all'ombra del fratello maggiore per il quale lavorò costantemente fino alla sua morte. Ancor più che il fratello David, Benedetto dovette essere un attento esecutore che applicava le precise disposizioni impartite da Domenico ai collaboratori, fatto che rende oggi praticamente impossibile distinguere la sua opera nel contesto di quelle condotte dal fratello.
Morì a Firenze il 17 luglio 1497 (Levi D'Ancona, Miniatura..., 1962, p. 70).
Come attesta una portata del padre del 1480, nella quale si dice che il B., di ventidue anni, "miniatore lascia larte per impedimento della vista" (Levi D'Ancona, ibid., p. 89; v. anche Mather, p. 48), gli inizi del B. dovettero essere di miniatore, ma proprio perché così presto cessò tale attività, sembra impossibile concordare con la Levi D'Ancona che gli ha attribuito una miniatura dell'Urbinate Latino 2 (c. 89) nella Biblioteca Vaticana, che dimostra invece una mano di artista maturo ed esperto del mestiere.
La notizia data dal Vasari (VI, p. 532) che, dopo la morte di Domenico, "Benedetto, andò lungo tempo vagabondo" ha fatto pensare che a questo periodo si dovesse riferire l'altro passo del Vasari (ibid.), dal quale si apprende essere stato "Benedetto parecchi anni in Francia".
Effettivamente, che il B. sia stato in Francia viene confermato dall'unica sua opera documentata che ci sia rimasta, una Natività oggi nella chiesa di Aigueperse, la cui scritta è stata così interpretata dal Samaran (1961): "Je Benedit de Guirlandayo fiorentin ay fayt de ma main ce tableau l'an Mil CCCC ... X a biela la maison de monseigneur le conte de Montpan[sier] Dauphin d'Auvergne".
Lo stesso Samaran ha identificato la località di esecuzione con Blesle, capoluogo del cantone della Haute-Loire, dove i conti delfini d'Alvernia possedevano un castello: la tavola sarebbe stata dipinta in occasione della nascita a Aigueperse (17 febbr. 1490) di Charles de Bourbon Montpensier figlio di Gilbert e di Chiara Gonzaga.
Resta ad ogni modo sempre dibattuta la questione se abbia ragione il Condivi, che insinua che Domenico avesse mandato lontano Benedetto per non avere vicino chi gli potesse dare ombra, oppure il Vasari, che lo farebbe allontanare da Firenze dopo la morte del fratello (vedi per questo P. Barocchi, in G. Vasari, La vita di Michelangelo, Milano-Napoli 1962, II, p. 69).
Certo è che nell'aprile 1495 il B. era in Italia, se col fratello David mandava a Pisa, per una vetrata della tribuna del duomo, il disegno con l'Incoronazione della Madonna (L. Tanfani-Centofanti, Notizie di artisti..., Pisa 1898, p. 137: disegno e vetrata sono oggi irreperibili).
Sulla base della Natività di Aigueperse, che presenta caratteri spiccatamente provinciali soprattutto negli evidenti e mal dissimulati suggerimenti desunti dalla pittura fiamminga, la critica ha tentato, senza peraltro raggiungere risultati convincenti, di ricostruire la personalità del Bigordi. Tra le opere che gli sono attribuite ricordiamo il ritratto di Louis de la Trémoïlle a Chantilly, il Calvario già in S. Spirito a Firenze e oggi al Louvre, alcune parti di opere di Domenico, quali l'Incoronazione di Narni (Museo Com.) e la Gloria di s. Zanobi in Pal. Vecchio a Firenze. G. Marchini (The frescoes..., in The Burlington Mag., XCV [1953], pp. 320-331) ha avanzato ipotesi sulla parte avuta dal B. negli affreschi di S. Maria Novella, ma per tutte le opere della bottega di Domenico Ghirlandaio le attribuzioni oscillano ancor oggi da un collaboratore all'altro. Anche le sottili distinzioni del Berenson (1963), che ha tentato di chiarire l'apporto del B. nelle opere condotte con David dopo la morte di Domenico, non sono riuscite a circoscrivere il problema. Il B. resta quindi personalità sfuggente e ancor da chiarire per il periodo principale della sua vita.
Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, XIII, pp. 552 s.,sub voce Ghirlandaio Benedetto, v.: G. Gaye,Carteggio inedito d'artisti..., I, Firenze 1839, pp. 266 s.; G. Vasari,Le Vite..., a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, pp. 531-533; R. G. Mather,Documents. in The Art Bulletin, XXX (1948), p. 48; M. Levi D'Ancona,Miniatura e miniatori a Firenze..., Firenze 1962, pp. 69 s., 89; P. Mantz,Une tournée en Auvergne,A. Mantegna et B. Ghirlandajo à Aigueperse, in Gaz. des Beaux-Arts, XXXIV (1886), pp. 381-387; G. de Francovich,B. Ghirlandaio, in Dedalo, VI (1925-26), pp. 708-739 (varie opere sono dalla critica più recente attribuite a Biagio d'Antonio); Id.,App. su alcuni pittori fiorentini della seconda metà del sec. XV, in Boll. d'arte, n.s., VI (1926), pp. 543 s.; R. van Marle,The development of the Italian schools of painting, XIII, The Hague 1931, pp. 118-134; M. Levi D'Ancona,Una miniatura firmata di D. Ghirlandaio e un'altra qui attribuita a B. Ghirlandaio, in Scritti di storia dell'arte in on. di M. Salmi, II, Roma 1962, pp. 356-361; B. Berenson,Italian pictures of the Renaissance,Florentine School, London 1963, pp. 71 s.; Ch. Samaran, [Présence d'un artiste ital. en Bourbonnais à la fin du XV siècle], in Académie des Inscriptions et Belles Lettres,Comptes-rendus 1961, Paris 1962, pp. 102 s.; Encicl. Ital., XVI, pp. 920 s.,sub voce Ghirlandaio.