BIGNONIACEE
(lat. sc. Bignoniaceae).- Vasta famiglia di Simpetale stabilita da R. Brown (Prodr. Fl. Nov. Holl., I, 1810, p. 470), ma accresciuta e sistemata specialmente da A. P. De Candolle (Rev. Bign., in Bibl. Univ., 1838 e Prodrom. sysiem. nat., IX, p. 142). Comprende oltre un centinaio di generi e circa 700 specie, ora alberi, ora frutici per lo più lianiformi o sarmentosi, rarissimamente piante erbacee. Le foglie sono opposte e generalmente composte con le foglioline palmate, pennate o bipennate, la terminale o le terminali nelle specie scandenti trasformate in cirro semplice o ramoso. Fiori spesso vistosi disposti in infiorescenze di varia forma. Hanno calice gamosepalo quinquealato, corolla lungamente tubuloso-infundibuliforme o subcampanulata, 4 stami didinami a volte ridotti a due fertili, o con un quinto stame sterile (staminodio), ovario biloculare. Il frutto è una cassula deiscente per due valve, più di rado carnoso e indeiscente, con numerosi semi generalmente alati. Nei paesi d'origine l'impollinazione è operata da piccoli uccelli (Nettarinie) che suggono il nettare dal fondo delle corolle.
Le Bignoniacee sono disperse nei tropici dei due mondi dove costituiscono le più tipiche liane, poche vivono nell'America boreale e meridionale, nell'Africa del sud, in Australia e nell'Asia orientale mancano del tutto in Europa, ma parecchie specie a fiori grandi e vivacemente colorati sono coltivate nei giardini. Parecchie sono velenose.
Il genere Bignonia comprende due specie dell'America tropicale. Negli usi orticoli si applica questo nome a B. grandiflorat Thunb. della Cina e del Giappone che alcuni riferiscono al genere Incarvillea e a B. radicans L. dell'America tropicale, e che altri riferiscono a Tecoma. Sono ambedue rampicanti e coltivate per i loro bei fiori e perché assai rustiche e di rapido sviluppo nel rivestire muri e pareti. Si moltiplicano per talee, raramente per semi.