Big society
(Big Society), loc. s.le f. Idea di governo politico della società, da attuare mediante un trasferimento sussidiario alle comunità locali, ai volontari e ai privati della responsabilità di gestione e di funzionamento dei servizi sociali.
• La Big society è stata proposta dal premier britannico David Cameron, ma è nata in Italia. E non qualche anno fa, ma già nel Basso Medioevo, quando istituzioni ecclesiastiche, corporazioni d’arti e mestieri, confraternite e misericordie operavano insieme per assistere i bisognosi e fare credito, curare i malati e realizzare opere d’arte che sono, poi, diventate patrimonio dell’umanità (deve parecchio a queste forme di economia sussidiaria ante litteram anche la costruzione del Duomo di Firenze). (Elio Silva, Sole 24 Ore, 28 novembre 2010, p. 14, Speciale Big society) • L’Europa del lavoro prevede tre grandi motori: digital, green e social. Sull’ultimo pilastro, l’economia sociale, si fonda il tassello più importante nella costruzione della nuova Unione orientata alla crescita e all’occupazione, in cui ciascun Paese può vantare iniziative e riflessioni intellettuali importanti, come la Big society di Cameron, le esperienze francesi e spagnole, la grande tradizione tedesca. (Bianca Di Giovanni, Unità, 7 luglio 2014, p. 4, Politica) • Nel 2010 [David Cameron] prese un Paese in piena crisi economica e cominciò a cercare di applicare la rivoluzione della Big Society: un programma di riforme che prevedeva la sostituzione del pubblico con il privato in diversi settori. […] La crisi ha rallentato la costruzione della Big Society, ma la riforma del welfare state c’è stata e l’austerity pure: nessuno ha tagliato la spesa pubblica come lui. (Giuseppe De Bellis, Giornale, 9 maggio 2015, p. 1, Prima pagina).
- Espressione inglese composta dall’agg. big ‘grande’ e dal s. society ‘società’.
- Già attestato nella Repubblica del 7 aprile 2010, p. 14, Mondo (Cristina Nadotti).