BIEDERMEIER
. Nome di un personaggio fittizio adoperato nei paesi tedeschi a designare il periodo di tempo (Biedermeierzeit) che va dal Congresso di Vienna (1815) alla rivoluzione del 1848. Deve la sua origine all'umor satirico di due amici svevi, il medico Adolf Kussmaul e il poeta Ludwig Eichrodt, i quali negl'ingenui versi di un vecchio maestro di scuola Samuel Friedrich Sauter (1766-1846), videro quella "bonaria onestà", quell'"adattarsi alle più semplici condizioni di vita" quel "rispetto dell'autorità e dell'ordine costituito", che ai loro occhi caratterizzavano il filisteismo della Germania prequarantottesca, e si sentirono stimolati a darne notizia spassosa a un largo pubblico. Vennero così stampando, tra il 1855 e il '57 nei Fliegende Blätter di Monaco, una serie di Auserlesene Gedichte von Weiland Gottlieb Biedermaier, Schulmeister in Schwaben... lasciandone alcuni pressoché invariati, altri abbreviando e più o meno rimaneggiando. Il nome destinato a tanta fortuna lo foggiarono su quello dello Schartenmaier di Fr. Theod. Vischer: quasi a dire un biederer Maier, un dabben Tizio qualsiasi, il filisteo poeta. Divenuto subito popolare, Biedermeier (come si scrisse poi) venne assunto a rappresentante del tedesco medio dell'epoca sopraddetta, fino al punto che si parla di lui come di un personaggio mitico vivo allora, in maggiore o minore misura, nell'anima di tutti i Tedeschi.
Biedermeier è il cittadino destato alla libertà dalla Rivoluzione francese, è lo scolaro dei romantici di Jena e di Heidelberg, è il patriota delle guerre d'indipendenza condannato dalla reazione assolutistica a vivacchiare deluso e povero tra le pareti domestiche e le cure del suo lavoro. Una polizia onnipotente, un'ortodossia gretta, una censura sospettosa non lo perdono mai d'occhio, pronte ad impedirgli ogni libero moto. Da principio Biedermeier cerca di reagire protestando nelle associazioni ginnastiche (del "Turnvater" Jahn) e studentesche (le Burschmnschaften) e mediante attentati e la stampa: perfezionatosi il sistema poliziesco, non gli rimane che rassegnarsi. Il moto rivoluzionario continua sotterraneo, ma il Biedermeier è, nei "demagoghi" stessi, quella parte dello spirito tedesco che accetta o subisce le condizioni imposte dai potenti e, facendo di necessità virtù, si crea sotto di esse una sua modesta armonia. La base rimane sostanzialmente la romantica. Il romanticismo però, in questa temperie di avvilimento e di stanchezza, perde il primitivo carattere titanico, s'imborghesisce e mentre da un lato promuove il sorgere delle scienze speciali, storiche e naturalistiche, dall'altro rifiorisce, e si estenua, nell'idillio sentimentale. Per processo dialettico e per reazione al degenerare romantico l'età volge a poco a poco verso un sempre più energico realismo e materialismo; allora il Biedermeier, divenuto ormai un oggetto di scherno e d'impaccio, muore.
Il regno del Biedermeier è la casa. Poiché guerre e contribuzioni l'hanno impoverito, poiché le industrie moderne sono ancora in fasce, l'agricoltura rende poco, e le cattive strade, l'anarchia doganale dei trentotto stati tedeschi, la rovinosa concorrenza inglese ostacolano il commercio, Biedermeier deve rinunziare ai viaggi e alle spese superflue e stringersi intorno al suo campanile. Tutto per lui si fa piccolo e semplice. Le abitazioni ritornano alle dimensioni modeste, il mobilio perde il carattere nobile ed eroico dello stile impero. Di uno stile Biedermeier si parla soprattutto per l'arte dell'arredamento. La sua derivazione dallo stile impero è evidente. Se le forme architettoniche, gli elementi anticheggianti, i bronzi ornamentali, gl'intagli vanno scomparendo, le linee strutturali dei mobili si conservano quelle di prima, onde taluni vedono nel Biedermeier appena una semplificazione borghese dello stile impero. In realtà esso risente anche l'influenza del rococò tedesco (Zopfstil), mantenutosi specie tra le classi meno elevate, e dello stile pratico e solido dei mobili inglesi. Nella Germania settentrionale il Biedermeier si mostra più pesante, in quella meridionale più leggiero, a Vienna e in altre capitali più ricco; comunemente però lo caratterizzano leggiadra semplicità e praticità. Al costoso mogano si preferiscono legni più economici, il faggio rosso come surrogato e poi il ciliegio, la betulla, l'acero, il frassino, legni chiari, che consentono begli effetti nelle marezzature e nei giuochi di luce delle superficie lisce. I tavoli sono d'ordinario rotondi od ovali con una sola gamba sostenuta da tre o quattro piedi; le sedie, anche se a braccioli, basse, snelle, dalle gambe quadrangolari leggermente arcuate, dal sedile imbottito con stoffe a colori o a crine di cavallo. Il mobile più importante del salotto Biedermeier è il divano, ampio, soffice, dalle sponde a volute, dallo schienale diritto o arcuato. Arcuate sono pure le cimase degli armadî e, talvolta, il fronte dei cassettoni. Di gran favore gode la servante, una vetrina con specchi al fondo, che racchiude su tre o quattro piani argenti, porcellane, vasi. Altro favorito è il sécrétaire, il cui sportello ribaltabile serve da scrivania e che nell'interno, spesso ornato di colonnine e di specchi, ha una quantità di cassettini, ripiani e segreti. Non mancano tavolini da lavoro e da giuoco, esili nelle linee e ingegnosi nelle parti interne. La spinetta incomincia a cedere al pianoforte moderno. Ama il Biedermeier i fiori nelle tappezzerie chiare, nei ricami dei cuscini, nelle stoffe degli abiti e, finti, nei vasi. I tappeti sono rari; i cortinaggi alle finestre semplici, di tulle o di mussola. Alle pareti scarsi i quadri e abbondanti invece le vedute, le miniature, le silhouettes. Incominciano a moltiplicarsi i ninnoli di cattivo gusto. È questo l'ambiente dell'idillico ritiro, dove si vive gustando una tazza di caffè, una fumata nella pipa, un libro, una conversazione, una partita di giuoco, un pezzo di musica. Biedermeier ha soprattutto la passione della musica: suona a preferenza il piano, il flauto, la chitarra, canta le cabalette delle opere in voga, i lieder di Beethoven, Schubert, Schumann e anche, con gli amici e i familiari, dei cori.
Biedermeier legge volentieri per diletto e per il gusto di una cultura, che, per vero, si esaurisce spesso nella specialistica o nell'aneddotica, attingendo anche solo la sua scienza al Konversationslexikon, di cui compaiono ora i primi esemplari. Il suo gusto letterario va gradatamente scadendo. Goethe e gli altri maggiori vengono trascurati; in grande onore sono dapprima Jean Paul, Eichendorff, Fouqué, Hoffmann e altri romantici, ma sono poi sopraffatti da W. Scott e dagli autori di novelle dolciastre e di romanzi storici a lunga serie, Clauren, von Tromlitz e simili. Heine ha varia fama, ma il Junges Deutschland non è popolare e ad ogni modo non rappresenta il Biedermeier; così come a Vienna meglio di Grillparzer lo rappresentano i poeti di fiabe teatrali, Raimund e Nestroy. Appena il punto di partenza ha offerto il Biedermeier agl'idillici di profondo respiro come Gotthelf, Mörike e Stifter. La filosofia il Biedermeier la lascia agli specialisti; per l'architettura e la plastica, nella sua povertà, non può avere grande interesse: pensino i principi a chiedere a Schinkel, Schadow, Rauch, Klenze, Gärtner gli ultimi bei frutti del classicismo. Più genuinamente il Biedermeier si esprime nella pittura; la quale passa dall'astrazione classicista, dal pathos romantico e dall'idealizzazione goticheggiante e nazzarena al realismo del ritratto borghese, al naturalismo coloristico, all'umorismo dello schizzo aneddotico e della vignetta. Se l'opera di Cornelius, Overbeck, Veit, Friedrich, K. Rottmann, tiene un alto posto nella storia dell'arte, Franz Krüger, J. E. Hummel, F. Waldmüller, gli Adam, i Quaglio, W. von Kobell, M. von Schwind, K. Spitzweg, Th. Hosemann, E. Steinle, L. Richter, ecc. lavorano nello spirito del Biedermeier con varî intenti al rinnovamento della pittura tedesca, e qualcuno, come F. Wasmann, riesce già ad anticipare l'impressionismo. Nella moda il Biedermeier, fallito il tentativo di una foggia nazionale, non è originale; segue per la moda maschile Londra e per la femminile Parigi; guarda tuttavia a Vienna come ad una capitale del buon gusto.
La valutazione del Biedermeier è andata negli ultimi decennî mutando radicalmente: smessa la beffarda ironia di prima, si è posta soprattutto in rilievo l'oscura preparazione delle migliori virtù borghesi compiuta in tre decennî di rinunzia e di lavoro, e l'armonia saputa raggiungere malgrado ogni limitazione; onde si ripensa ora a quell'età come al buon tempo antico del secolo XIX.
Bibl.: L. Eichrodt, Lyrische Karrikaturen, eine Anthologie, Lahr 1869; id., Gesammelte Dichtungen, II, Stoccarda 1890; A. Kussmaul, Jugenderinnerungen eines alten Arztes, Stoccarda 1899; A. Kennel, Ludwig Eichrodt, ein Dichterleben, Lahr 1895; M. von Boehn, Biedermeier, Deutschland von 1815-1847, Berlino 1911; G. Hermann, Das Biedermeier im Spiegel seiner Zeit, Berlino 1913; E. E. Pauls, Der Beginn der bürgerlichen Zeit. Biedermeier-Schicksale, Lubecca 1924; H. H. Houben, Der gefesselte Biedermeier, Literatur, Kultur, Zensur in der guten alten Zeit, Lipsia 1924; P. F. Schmidt, Biedermeier Malerei, Monaco 1922; F. Luthmer-R. Schmidt, Empire- und Biedermeier Möbel aus Schlössern und Bürgerhäusern, Francoforte sul M. 1923.