bieco
È sempre in rima, e al plurale presenta la forma biece (If XXV 31, Pd VI 136) e bieci (Pd V 65), accanto a biechi (If VI 91): per queste forme di plurale, cfr. Parodi, in " Bull. " III (1895-96) 121.
Ha il senso proprio di " obliquo ", di " traverso ", in lf XXIII 85 con l'occhio bieco / mi rimiraron sanza far parola: indica gli sguardi di traverso degl'ipocriti, impediti nella vista dai loro pesanti ed enormi cappucci, ma è evidente una forte allusione di carattere morale: " questo è anche lo sguardo dell'ipocrita, ed ha un'evidenza da ritratto " (Momigliano).
Per estensione, è usato in senso morale, con valore di " disonesto ", " maligno ", ecc., cioè contrario di " retto ": in If XXV 31 " scellerate " sono le azioni di Caco, stroncate da Ercole: onde cessar le sue opere biece / sotto la mazza d'Ercule; in Pd VI 136 " ingiuste ", " invide " sono le dicerie che spinsero Raimondo Beringhieri a chieder conto della sua amministrazione a Romeo di Villanova: E poi il mosser le parole biece / a dimandar ragione a questo giusto; in V 65 è usato da Beatrice, che esorta i cristiani a osservare i voti fatti e a prometterli con rettitudine: Non prendan li mortali il voto a ciancia; / siate fedeli, e a ciò far non bieci (Buti: " Non bieci, cioè non torti, non iniusti, non stolti "; Benvenuto: " bieci, idest, simplices, improvidi ").
In If VI 91 Li diritti occhi torse allora in biechi; / guardommi un poco e poi chinò la testa, alcuni intendono la parola in senso non materiale; ma non si vede perché alla fine di un colloquio cordiale e pacato l'espressione di Ciacco dovesse cambiare, sia che egli guardasse D. " di traverso, volendosi chinare e tornare a diacere " (Buti), sia che ciò fosse a ragione di dolore (Landino) o di invidia(Rossi). L'opposizione con diritti (che ritorna più volte nella Commedia, contrapposto a ‛ torto '[v.]) sembra proporre invece un'interpretazione in senso materiale, cioè " obliqui ", come infatti intende Porena: " Ciacco già guardava Dante; costretto ad abbassare la testa, continua a fissarlo quanto può, e in questo sforzo gli occhi si torcono ", senonché il chinare la testa è successivo al guardare (guardommi un poco e poi chinò la testa). Si può però intendere che durante il colloquio Ciacco, seduto per terra (v. 38), guardasse non il suo interlocutore, ma diritto dinnanzi a sé; e che alla fine invece torcesse gli occhi in su per guardare D., infine chinasse la testa.