BICETTI de' Buttinoni, Giovanni Maria Giuseppe
Nacque il 10 dic. 1708 (e non il 13, come spesso è stato scritto) a Treviglio dal giureconsulto Giuseppe e da Laura Gambaloita.
Nel 1716 si trasferì a Milano, studiò presso i barnabiti "umanità e filosofia", e quindi all'università di Pavia, dove il 21 giugno 1728 si addottorò in medicina. Subito dopo ritornò a Milano per esercitare la professione.
L'8 febbr. 1736 sposò la figlia del medico di Treviglio Francesca De Federici, trasferendosi per qualche anno presso la famiglia della moglie; Milano tuttavia continuava a esercitare le maggiori attrattive sul B., se non come medico, almeno in quanto appassionato dilettante di letteratura. Nel '40 con moglie e sorella, la poetessa Francesca Tullia, ritornò a Milano ove strinse amicizia con il giovane Baretti e radunò presso di sé alcuni tra i più significativi esponenti della cultura letteraria lombarda: Gian Carlo Passeroni, Carlo Antonio Tanzi, Remigio de Fuentes, Domenico Balestrieri, Gian Andrea Irico e Candido Agudio.
Le riunioni che si tenevano in casa del B. erano caratterizzate da una atmosfera di cordialità e di buon umore: si componevano versi satirici (ma benevoli), e si approntavano raccolte come quella voluta dal Balestrieri e intitolata Lagrime in morte d'un gatto (Milano 1741), che il Carducci definì "giocosamente funebre e accademicamente famosa nelle memorie del settecento" (p. 112).Tra l'altro fu in casa del B. che nacque l'idea di ripristinare la vecchia Accademia dei Trasformati, che venne successivamente istituita con tutti gli onori in casa del cognato conte Imbonati.
Nel 1741 morì il padre del B. ed egli fu costretto a tornare a Treviglio per curare di persona gli interessi di famiglia, sollecitato anche dal suocero, ormai vecchio e incapace di sostenere da solo gli oneri della condotta medica. Da Milano il Baretti inviava frequenti lettere all'amico lamentandone la lontananza e invitandolo a comunicare sue notizie.
Nel 1741 il Baretti si recò a Treviglio, ma stranamente tenne a far notare che motivo del suo viaggio non era il B. ma il padre Pier Antonio Del Borghetto "gloria de' Francescani riformati". Ai primi del 1742 il B. con tutta la sua famiglia tornò a Milano, soggiornandovi sino al '47.
Sposata la sorella col conte Imbonati il B. decise, per motivi professionali e forse finanziari, di ritornare a Treviglio, dove nel gennaio del 1747 fu nominato medico della comunità con un quarto di stipendio rispetto alla cifra stabilita per il medico titolare. Nel 1755, morto il suocero, gli successe nell'impiego, e naturalmente anche nello stipendio, che salì a 1200 lire annue. A tale carica si aggiungeva quella di amministratore dell'ospedale, che gli derivava per tradizione familiare. Quando, nella primavera del 1765, si manifestò nella regione una violenta epidemia di vaiuolo, il B. pensò di prevenire il contagio per mezzo dell'innesto. Per ovviare alle resistenze che incontrava nella sua opera, egli scrisse alcune relazioni sui risultati delle proprie applicazioni e in forma di lettere le indirizzò ai più rinomati medici ricevendone risposte incoraggianti. Sollecitato da siffatti consensi, si decise a pubblicare le Osservazioni sopra alcuni innesti di vaiuolo... con l'aggiunta di varie lettere di uomini illustri e un'ode dell'ab. Parini sullo stesso argomento, Milano 1766, dedicato al conte di Firmian.
Il Parini stesso aveva corretto l'opuscolo, curandone poi la stampa; l'ode sull'Innesto del vaiuolo fu affidata al B. per un giudizio preliminare e poi stampata con una dedica "Al signor dottore G. B. de' Buttinoni che con felice successo eseguisce e promulga l'innesto del vaiuolo". Il merito del B., che diffuse tale pratica in Lombardia, fu pubblicamente riconosciuto allorché nel 1773l'imperatrice Maria Teresa lo gratificò di 1.000 zecchini gigliati.
Nel 1773 il B. pubblicò a Milano un almanacco,Il medico di se stesso, che incontrò notevole successo. Oltre alla serie di ottave che costituirono la sua collaborazione alla raccolta delle Lagrime in morte di un gatto, siricordano di lui: Il perdono di Davide. Poesia d'un accademico Affidato, Milano 1741,Le ingiurie sostenute da Gesù Cristo N.S. nella Sua Passione,e da Maria Vergine. Dialoghi per musica, Milano 1745, e una Cantata ad onore della B. Vergine delle Lagrime di Trevi, Milano 1751.
Il B. faceva parte di varie accademie: dei Trasformati, degli Affidati di Pavia e degli Eccitati di Bergamo: in Arcadia si faceva chiamare Polindo Callimacense.Morì in Treviglio il 6 febbr. 1778 e il Baretti ne pianse la scomparsa unitamente a quella del Fuentes: "Quante belle ore non ho io passate nella compagnia di que' due degni uomini, quando eravamo tutti e tre giovani, tutti e tre pieni di poesia e d'amore verso le buone lettere!" (lettera del 2 ag. 1778 a F. Carcano).
Fonti e Bibl.: G. Parini,Tutte le opere, a cura di G. Mazzoni, Firenze 1925, p. 145; G. Baretti,Epistolario a cura di L. Piccioni, I-II, Bari 1936,ad Indicem; G. M. Mazzuchelli,Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 1121-1123; C. Casati,Treviglio di Ghiara d'Adda e suo territorio,mem. stor. statistiche, Milano 1872, pp. 214-217; A. Verga,Della vita e degli scritti di G. M. B. de' Buttinoni, Treviglio 1887; G. Carducci,Studi su G. Parini, in Opere, ed. naz., XIII, Bologna 1903, pp. 80-84; L. Piccioni,G. Baretti prima della "Frusta letteraria", in Giorn. stor. della lett. ital., suppl. n. 13-14 (1912), pp. 36 ss., 219-230; G. Mazzoni,Intorno a G. Parini, in Nuova Antologia, 16 aprile 1925, pp. 426-429; C. A. Vianello,La giovinezza di Parini,Verri e Beccaria, Milano 1933, pp. 76, 267-268.