BICCI di Lorenzo
Nacque a Firenze da Lorenzo di B. pittore, nel 1373; vi morì nel 1452. Fu maestro attivissimo, come affermano numerosi documenti (dal 1416 al 1446) e i dipinti su tavola e ad affresco, sparsi non solo in Firenze e nel contado, ma anche in Casentino, ad Arezzo, nel Chianti, a Empoli e a Pescia. La sua formazione dovette compiersi nella bottega del padre - la cui figura artistica è ancora confusa - e tra gl'influssi di Agnolo Gaddi. Mantenne fede, per tutta la lunga vita, a una maniera modesta e ritardataria che ha lievi e superficiali variazioni, dovute ad influssi di Lorenzo Monaco e a rapporti con pittori marchigiani operanti in Firenze, specie con Gentile da Fabriano. Alla Madonna della pala Quaratesi (1425), opera di Gentile, s'ispirò per quella (1433) ora nella Galleria di Parma (i laterali sono nella Pinacoteca Stuart della stessa città), e ne copiò liberamente la predella nell'eseguire le storie di San Niccolò (due nel Metropolitan Museum di New York e una a Oxford nell'Ashmolean Museum) che adornavano il gradino della sua smembrata fatica. Talora, come nella Natività (1435) di San Giovannino dei Cavalieri a Firenze, egli trova, con qualche risonanza dell'Angelico, accordi spirituali con i Senesi, tipo Giovanni di Paolo e Sano di Pietro. Nelle cose più tarde ha una struttura formale un poco più ampia, che non è però da mettersi in rapporto col fatto che nel 1441 B. aiutò Domenico Veneziano negli scomparsi affreschi di S. Egidio; perché il Rinascimento non esercitò alcun fascino sul nostro, rimasto sempre decisamente gotico.
B. fu anche frescante (tralasciando le opere perdute di cui è menzione nei documenti) in San Martino a Gangalandi presso Signa (1433), in S. Maria del Fiore (1440) e nella facciata di S. Egidio a Firenze, in S. Antonio e in S. Francesco a Pescia, e da ultimo nella cappella maggiore di San Francesco ad Arezzo dipingendo la vòlta e l'arco trionfale, lavoro troncato dalla morte e continuato da Piero della Francesca.
È da distinguere in tanta operosità quello che spetta agli aiuti come Stefano d'Antonio, Bonaiuto di Giovanni e, per l'ultimo tempo, il figliuolo Neri di B. (nato nel 1419) che continuò mediocremente, in piena Rinascenza, l'accreditata bottega paterna. Per erronea interpretazione di antiche carte fu attribuito a B. il gruppo in terracotta sulla porta di S. Egidio, già assegnato dal Vasari a Dello Delli, gruppo che il B. si limitò a colorire.
Bibl.: G. Gronau, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, III, Lipsia 1909; M. Salmi, Spigolature d'arte toscana, in L'Arte, XVI (1913), p. 216; M. Logan Berenson, Opere inedite di B. di L., in Rassegna d'Arte, 1915, p. 209; I. Vavasour Elder, Alcuni dipinti, ecc., ibid., 1916, p. 186; R. van Marle, The Development of the Italian Schools of Painting, IX, L'Aia 1927, p. 1 segg.; G. Fiocco, Dello Delli Scultore, in Riv. d'Arte, 1929, p. 25; U. Procacci, Il soggiorno Fiorentino di Arcangelo di Cola, ibid., p. 119.