BICCI di Lorenzo
Nacque a Firenze probabilmente nel 1368 (v., in Mather, portata del 1446 in cui B. si dichiara di anni 78) da Lorenzo di Bicci, pittore, e da Lucia d'Angelo da Panzano. Col padre fu lungamente confuso dopo che il Vasari, nella vita di Lorenzo, gli aveva attribuito opere per lo più riferibili a Bicci. Il Milanesi, per primo, e si può dire in forma precisa e definitiva, nel suo commento alle Vite vasariane ristabilì una più giusta e attendibile cronologia di B., dando un elenco pressoché completo della sua produzione.
B. fu molto attivo per tutta la sua lunga vita, sempre fedele alle ultime tendenze del tardo-gotico, in parte legato ai suoi primi inizi trecenteschi nella bottega del padre, e poi presso Spinello Aretino e Agnolo Gaddi, e in seguito profondamente suggestionato da quel movimento gotico-cosmopolitano che, in Firenze, si lega in particolare ai nomi di Lorenzo Monaco, di Gentile da Fabriano e di Lorenzo Ghiberti; nello stesso tempo non fu insensibile alla dolce e piacevole maniera chiaroscurale di Arcangelo di Cola da Camerino, che sappiamo attivo a Firenze dal 1420 al 1422. Preso dal mondo sognante e trascolorato di questi ultimi alti rappresentanti della pittura cortese, non fu mai toccato dalle novità della Rinascita, pur avendo collaborato con Domenico Veneziano nei distrutti affreschi della chiesa di S. Egidio (1438-1441).
Forse B., nell'affresco con la Consacrazione della chiesa di S. Egidio, sotto il porticato della chiesa omonima, da lui eseguito nel 1440-42 (staccato con la sinopia; cfr. Baldini-Berti, 1958), si ricordò di Masaccio: ma con spirito del tutto diverso. Certo non fu artista di grande personalità, né di grande seguito; la sua maniera modesta e ritardataria doveva essere sommersa dall'avvento impetuoso dell'arte nuova. Eppure la sorte legò il suo nome a quello di grandi maestri: prima, come abbiamo visto, a Domenico Veneziano e più tardi, negli ultimi anni della sua vita, a Piero della Francesca, che, ad Arezzo, negli affreschi della cappella maggiore di S. Francesco continuò, dal 1452, l'opera di Bicci.
Il suo intenso operare è provato da numerosi documenti che accompagnano particolarmente la sua attività fiorentina, quasi ininterrottamente dal 1416 al 1446 Sposò Benedetta Amati, dalla quale ebbe tre figlie e un figlio, Neri, pittore.
Iscritto all'Arte dei medici e speziali nel 1424, B. doveva essere attivo e indipendente già diversi anni prima, se nel 1420 aveva già eseguito una tavola, purtroppo perduta, per un tale Bartolommeo di Stefano da Poggibonsi, detto Ghezzo, destinata alla chiesa di S. Egidio (cfr. Milanesi, in Vasari, p. 66 n. 1); è la prima opera di Bicci. Segue nel 1421-1422 un perduto affresco per Ilarione de' Bardi in S. Lucia dei Magnoli (cfr. Procacci, 1929), e nel 1423 una tavola per Simone da Spicchio che fu mandata a Empoli, anch'essa perduta (doc. in Fiocco, 1929, p. 28). Nel 1429 eseguì per Antonio Della Casa una tavola con i SS. Cosma e Damiano e Storie dei due martiri nella predella, destinata alla cattedrale di S. Maria del Fiore, dove ancora è in opera. Lavori ad affresco egli eseguì (1427) per Niccolò da Uzzano in S. Lucia dei Magnoli, in S. Marco per Cante di Parino Compagni, con l'aiuto di Stefano d'Antonio (1428-1433), ed ancora, nella stessa chiesa, per gli eredi di un certo Martino Martini (1432).
Nel 1433 firmò il polittico per la chiesa di S. Niccolò in Cafaggio a Firenze, che all'epoca della distruzione della chiesa (1787) fu smembrato. In Santa Trinita, sull'arco frontale della prima cappella, a destra della maggiore, rimangono avanzi di un affresco con Cristo in gloria fra santi e profeti, che, da documenti, risulta eseguito nel 1434 per Cante di Giovanni Compagni. Della sua attività di frescante ci restano a Firenze, assai rovinati, alcuni degli Apostoli dipinti tra il 1439 e il 1440 sulle pareti di fondo delle quindici cappelle del duomo. Nel 1439, sempre per S. Maria del Fiore, condusse il disegno per il sepolcro, mai eseguito, dell'agostiniano Luigi Marsili. Il grande disegno colorato, di spirito ancora goticheggiante, si trova sulla parete destra del duomo, di fronte e quasi in contrasto con i rinascimentali monumenti-affresco di Paolo Uccello e di Andrea del Castagno. Del 1440-42 è la già citata Consacrazione della chiesa di S. Egidio, ancora esistente, per quanto assai rovinata. Negli stessi anni B. lavorò nella stessa chiesa con Domenico Veneziano e condusse degli affreschi nel convento di S. Croce per Lionello Spinelli (sono tutte opere scomparse). A Pescia, nella chiesa di S. Antonio abate, si può riconoscere la mano di B. nella maggior parte degli affreschi della cappella della tribuna, e nella chiesa di S. Francesco gli si può attribuire, nel fondo della cappella Cardini, un affresco assaì mal ridotto, rappresentante il Transito della Vergine. Ad Arezzo, dove si recò nel 1445, restano di B., nella cappella maggiore di S. Francesco, i Quattro Evangelisti delle vele e due dei Quattro Dottori del sottarco, dove la sua maniera si distacca un po' dal gusto goticizzante, allargando le forme, forse in un vano tentativo di adattarsi allo stile dei tempi nuovi.
Infine, della sua attività di frescante ci restano ancora la lunetta con la Madonna tra i ss. Giorgio e Leonardo, sulla porta San Giorgio a Firenze (di cui resta anche la sinopia: cfr. Baldini-Berti, 1957), e la Madonna col Bambino e santi del tabernacolo di Ponte a Greve, eseguito, come l'affresco precedente, intorno al 1430 (cfr. Baldini-Berti, 1958, p. 4).
B. morì a Firenze il 6 maggio 1452 e fu sepolto nella chiesa del Carmine.
Le sue opere su tavola, conservate in notevole numero, per lo più su splendidi fondi dorati, mostrano un'ascendenza ancora trecentesca e, forse, più specificamente senese. In esse, più che negli affreschi, si notano peraltro evidenti riflessi dell'arte dei più grandi maestri del gotico internazionale, attivi a Firenze e a Siena. Così, ad esempio, nella delicata Natività di S. Giovannino dei Cavalieri a Firenze, B. risente di Lorenzo Monaco, sembra riascoltare gli echi spirituali dei senesi Giovanni di Paolo e Sano di Pietro ed avere qualche lieve assonanza con il primo Beato Angelico. In un trittico della chiesa di S. Maria a Cetica, nel Casentino, con Madonna,Bambino e santi, l'ondeggiare lieve dei panneggi e dei corpi fa pensare a Lorenzo Monaco e ad altre opere di B. in S. Maria del Sasso e nel Museo di Fabriano. Di B. si conoscono altre tavole a Firenze, nel Museo dell'Accademia, nella chiesa di S. Ambrogio; un grazioso trittico con la Vergine e santi nel Museo di S. Marco; in Santa Trinita, l'Incoronazione della Vergine con dodici santi e Storie della Vergine nella predella. A Fiesole, nel Museo Bandini, in un polittico con la Vergine e santi, proveniente dalla chiesa di S. Francesco, si riscontrano evidenti ricordi di Gentile da Fabriano, particolarmente nella figura di s. Nicolò. Del resto elementi gentileschi appaiono con grande evidenza nell'opera più importante e significativa di B.: la Madonna col Bambino, ora nella Pinacoteca di Parma, che sembra veramente ispirarsi all'arte serenamente fastosa di Gentile, particolarmente alla Madonna del polittico Quaratesi (ora a Hampton Court) e alla sua predella (Vaticano, Pinacocoteca). La tavola di B. costituiva probabilmente la parte centrale dello smembrato polittico già citato, da lui eseguito nel 1433 per l'altare maggiore della chiesa di S. Niccolò in Cafaggio. Il Salmi (cfr. Fiocco, 1929), attribuendo a B. due tavole con Santi nella Pinacoteca Stuard di Parma, le considerava parti laterali della Madonna della Pinacoteca e la ricostruzione fu accettata dal Fiocco. Ma lo Zeri (1958), rilevando che i presunti laterali non corrispondono alla descrizione del Richa, ricostruiva il polittico con i SS. Niccolò e Benedetto del Museo dell'Abbazia di Grottaferrata, i SS. Giov. Battista e Matteo (?) della collezione Lehman a New York, e, forse, le Storie di s. Niccolò per la predella (due al Metropolitan Museum di New York, una all'Ashmolean Museum di Oxford e un'altra in collezione privata a New York).
Possiamo ricordare ancora fra le opere di B. l'Incoronazione della Vergine, al Museo Nazionale di Pisa; a Roma, nella Galleria Doria, due frammenti di tavola, rappresentanti, a mezzo busto, i Santi Cristoforo e Giovanni Battista e Antonio e Iacopo; a Pescia, nella Biblioteca Capitolare, infine, una Incoronazione della Vergine, molto rovinata.
Certo B. fu a capo di un'attiva bottega che gli permise di eseguire opere numerose anche per il contado fiorentino e per le chiese delle zone più lontane della Toscana. Ma ad eccezione del figlio Neri, poco sappiamo dei suoi allievi, come Marco di Montepulciano, Stefano di Antonio e Buonaiuto di Giovanni.
Fonti e Bibl.: R. G. Mather,Documents mostly new relat. to Florent. painters and sculptors of the XV cent., in The Art Bull., XXX(1948), pp. 43 s.; G. Vasari,Le vite..., a cura di G. Milanesi, II, Firenze 1878, pp. 49-60 (pp. 63-68 commento del Milanesi); G. Richa,Notizie istoriche delle chiese fiorentine, VII, Firenze 1758, p. 35; F. Baldinucci,Delle notizie de' professori del disegno, I, Firenze 1768, pp. 303, 439; G. Vitzthum,B. Daddi, Leipzig 1903, p. 91; O. Sirén,Di alcuni pittori fiorentini che subirono l'influenza di Lorenzo Monaco, in L'Arte, VII(1904), pp. 345-348; M. Salmi,Spigolature d'arte toscana,ibid., XVI(1913), pp. 216-220; R. van Marle,The development of the Italian Schools of painting, IX, The Hague 1927, pp. 1-38; G. Fiocco,Dello Delli scultore, in Riv. d'arte, XI (1929), pp. 25-42; U. Procacci, Il soggiorno fiorentino di Arcangiolo di Cola,ibid., pp. 125 s.; Ch. de Tolnay,The music of the universe. Notes on a Painting by Bicci di Lorenzo, in Journal of the Walters Art Gallery, VI(1943), pp. 83-104 passim; W. e E. Paatz,Die Kirchen von Florenz, IV, Frankfurt am Mein 1952, pp. 13, 41; U. Baldini-L. Berti,Mostra di affreschi staccati (catal.), Firenze 1957, pp. 62 s.; Id., II Mostra di affreschi staccati (catal.), Firenze 1958, pp. 3 s., 74; F. Zeri,Una precisazione su B. di Lorenzo, in Paragone, IX(1958), n. 105, pp. 67-71; L. Baldass,Toskanische Gemälde des internationalen Stiles in der Wiener Galerie, in E. Hanfstaengl zum 75. Geburtstag, München 1961, p. 356; P. Dal Poggetto,Arte in Valdelsa... (catal.), Firenze 1963, pp. 45 s.; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, III, pp. 605 s. (con ulteriore bibl); Encid. Ital., VI, p. 973.