BIBRACTE (Βίβρακτα)
Antica città della Francia (sul Mont Beuvray), Dipartimento della Saône- et-Loire, a 27 km da Autun. L'importanza del sito è attestata da Giulio Cesare nel De Bello Gallico (I, 23): «è di gran lunga il più grande e il più ricco oppidum degli Edui»; ivi ebbe luogo il concilium dell'intera Gallia che affidò a Vercingetorige il comando supremo delle truppe mobilitate contro Roma (VII, 63). In sostituzione di B. venne fondata, probabilmente tra il 25 e il 5 a.C., Augustodunum (Autun).
Il monte Beuvray, che raggiunge l'altezza di oltre 800 m, è una delle cime sud-orientali del massiccio del Morvan. Da esso si accede facilmente alle valli della Yonne, della Saona e della Loira. Il sito controlla una delle vie degli Edui che dalla Saona conducevano alla Loira ed è certo questa una delle ragioni per cui l'oppidum venne impiantato in tale località, nonostante la rigidità del clima. Le recenti indagini hanno permesso di precisare il tracciato delle strade pre-romane e di identificare, ai piedi del Beuvray, due siti della III fase della Civiltà di La Tène: un abitato a Poil e un grande santuario presso le sorgenti della Yonne che, accanto a un complesso monumentale di età romana, ha restituito, oltre ad alcune monete galliche, anfore Dressel I identiche a quelle che sono attestate in gran numero a Chalon-sur-Saône (Cabillonum) e nella stessa Bibracte.
Dopo alcuni tentativi isolati, scavi di grande portata furono eseguiti da J.-G. Buillot dal 1867 al 1895 e quindi dal nipote di quest'ultimo, J. Déchelette, dal 1895 al 1907. I risultati ottenuti costituiscono la base di grande parte dell'ultimo volume del Manuel d'archéologie del Déchelette. Una parte notevole della documentazione grafica del Buillot, che è di ottima qualità, resta però inedita. Gli scavi sono stati ripresi nel 1984 con un programma assai ambizioso.
Il muro di fortificazione, che si estende per un tracciato di quasi 5 km (superficie interna 135 ha), ha quattro porte, due delle quali erano già state individuate dal Buillot. Quella meglio studiata, la porta «du Rebout» è del tipo «a tenaglia», attestato anche in altri oppida della fase La Tène III. I recenti scavi condotti presso la porta «du Rebout» hanno dimostrato che esistono, per il muro di cinta, almeno quattro fasi costruttive, la prima delle quali si data al II sec. a.C., forse prima del 150. Il murus Gallicus formato da travi di legno, individuato dal Buillot, costituisce la penultima fase, e non è sicuro che si tratti di quello visto da Giulio Cesare. Dopo il 52 a.C. un abitato si installò sulle rovine della fortificazione.
I vecchi scavi avevano esplorato quattro quartieri distinti. Il primo, nella località Come-Chaudron, era occupato da artigiani con botteghe e officine che si aprivano lungo alcune strade. L'attività principale consisteva nella lavorazione dei metalli, ferro e bronzo: si tratta dell'esempio meglio studiato del ruolo svolto dagli oppida celtici in questo campo. Lo studio delle fibule ha dimostrato l'importanza di questa produzione dal punto di vista quantitativo, con un'evoluzione che porta alla sostituzione del bronzo con l'ottone e a una progressiva razionalizzazione dei processi di fabbricazione. Largamente praticata è la smaltatura. Per quanto riguarda il ferro, l'intero processo di trattamento del minerale era effettuato sul posto; i bronzisti invece ricevevano i lingotti di metallo e componevano le varie leghe.
Nel centro dell'oppidum (in particolare al Parc aux Chevaux), è stato scoperto un quartiere residenziale con grandi case costruite con planimetria e tecniche mediterranee, molto simili a quelle attestate in Campania: è questo uno dei segni più evidenti del grado di romanizzazione degli Edui, dal momento che perlomeno una parte di tali case è sicuramente anteriore alla conquista. Tra il Parc aux Chevaux e la Come-Chaudron gli scavi del 1986 e del 1987 hanno riportato alla luce un bacino di granito molto grande, la cui funzione resta ancora incerta.
A S, su La Terrasse, una grande cinta quadrangolare a duplice fossa costituisce un luogo riservato, il cui scavo, ripreso dal 1984, non ha restituito materiale alcuno. Escluso che si trattasse del «Campo di Marc'Antonio», come credevano i primi scavatori, si, è prospettata l'ipotesi che si tratti di un santuario celtico, del c.d. tipo Viereckschanze, noto anche da altri oppida.
B. non venne del tutto abbandonata dopo la fondazione di Augustodunum. Un tempio a pianta quadrata, con galleria periferica, che gli studiosi moderni chiamano fanum, già scavato da Buillot sotto le cappelle più tarde dedicate a San Martino, è stato ristudiato di recente. Esso è collegato con un complesso di strade e di botteghe che dimostrano come, a partire dall'età imperiale, il monte Beuvray fosse luogo di mercati, la cui tradizione si è estesa sino alle fiere di età moderna, ancora importanti agli inizî del XX secolo.
Bibl.: J.-G. Buillot, Fouilles de Mont Beuvray (ancienne Bibracte), de 1867 à 1885, Autun 1899; J. Déchelette, Les fouilles du mont Beuvray de 1897 à 1901, in Mémoires de la Société Eduenne, XXXII, 1904, pp. 1-83; L. Olivier, Le Haut-Morvan romain, routes et sites, Digione 1983; J.-P. Guillaumet, Les fibules de Bibracte, technique et typologie, Digione 1984; D. Bertin, J.-P. Guillaumet, Bibracte. Une ville gauloise sur le mont Beuvray, Parigi 1987.
Relazioni preliminari di scavo sono pubblicate in RAE a partire dal t. XXXVIII, 1987, pp, 285-299.