BIBLIOTECA (VI, p. 942; App. I, p. 272; II, 1, p. 396)
Nel dopoguerra la Direzione generale delle Accademie e B. affrontò il pesante lavoro di ricostruzione o di restauro di 325 istituti colpiti da danni diretti (bombardamenti) e indiretti (infiltrazioni d'acqua, invasioni d'insetti, ecc.): anche parte del materiale raro e di pregio, messo tempestivamente in salvo in luoghi che non furono toccati dalla guerra, risultò danneggiata dall'umidità dei locali o per altre cause. Al congresso dell'AIB (Associazione Italiana Biblioteche) del 1949, il cui tema fu inerente alla ricostruzione delle b., si espresse il voto che l'opera di ricostruzione si svolgesse secondo un programma stabilito di pianificazione. Purtroppo questo non fu possibile: si agì caso per caso, secondo gli stanziamenti e gli aiuti ottenuti, e, anche se si tentò, nel ripristinare una b., di eliminare alcune delle disfunzioni preesistenti, di adeguarsi a norme più aggiornate di funzionalità e di concedere al materiale librario il maggior spazio possibile, in genere la ristrutturazione delle b. venne compiuta su schemi ormai superati, e la ricostruzione o il restauro considerò prevalentemente la parte edilizia, impresa già di per sé ardua, se si considera che le b. italiane sono per la maggior parte sistemate in edifici storici monumentali. Ai restauri edilizi e alla reintegrazione delle raccolte librarie si dovette aggiungere la ricostituzione dei cataloghi distrutti, semidistrutti, o danneggiati, dei quali si era prevista la revisione in attesa dell'inizio dei lavori per il già progettato catalogo unico delle b. italiane. Comunque, in un decennio, b. distrutte, come quelle di Genova (la Civica Berio perdette il 65% dei libri e tutti i cataloghi), la Civica di Torino, riaperta nel 1945 e in seguito rinnovata, la Palatina di Parma, della quale venne ricostruita sul disegno originario la Galleria Petitot, la Nazionale di Napoli, molto danneggiata nell'edificio (palazzo Reale) e depauperata nelle collezioni, che venne arricchita da notevoli donazioni e aumentata di cento stanze, furono riaperte al pubblico: in quest'ultima città alcuni anni dopo anche la b. universitaria, completamente ristrutturata nelle sale e nei servizi, con il ripristino del servizio serale di lettura e la riunificazione dei cataloghi, poté registrare un aumento di presenze dalle 12.000 del 1965 a oltre 65.000 nel 1971. In Sicilia la b. maggiormente provata, la Nazionale di Palermo, venne riaperta già nel 1948, anche se i lavori di restauro durarono poi ancora dieci anni, per rendere l'istituto più efficiente con accrescimento di locali, apertura di nuove sale specializzate, gabinetto microfotografico e una funzionale incastellatura metallica di dodici piani; l'Universitaria, anch'essa gravemente menomata e in fase di restauro, subì irrimediabili danni da una massiccia invasione di termiti, che rese necessaria la sostituzione delle scaffalature lignee con quelle metalliche.
Vennero ripristinate numerose b. comunali o civiche e provinciali: l'Archiginnasio di Bologna, le Comunali di Bergamo, Brescia, Faenza, Imola, Livorno, Ancona, Frosinone, Viterbo, Isernia, Pescara, Benevento, Cava dei Tirreni, Nola, Molfetta, Cosenza, Palermo, Cagliari, Matera, Brindisi, Lecce, Reggio Calabria, Verona: per quest'ultima sono attualmente in corso nuovi lavori che la doteranno di un nuovo magazzino librario capace di 800.000 volumi. La b. Civica di Milano venne trasferita dal Castello Sforzesco, nel quale trovarono poi nuova sistemazione (1963) la Trivulziana con l'Archivio storico del comune, al palazzo Sormani: inaugurata nel 1956, è centro del sistema urbano di lettura con 24 punti di prestito, 9 b. rionali e 4 b. succursali. Tra il 1957 e il 1958 fu portato a termine il progetto a lungo differito (previsto nel 1907, studiato dal 1936 al 1940) della sistemazione della b. Nazionale di Torino, aperta al pubblico (1973) nella nuova sede della piazza Carlo Alberto, chiusa al traffico e trasformata in giardino: nell'edificio rinnovato, capace di due milioni di volumi, è stata conservata la facciata, opera di F. Castelli (1790): dopo la messa a punto di attrezzature moderne, posta pneumatica, impianto di trasporto automatico dai piani del magazzino alle stazioni di distribuzione (sala di lettura, sala periodici e ufficio prestito), venne inaugurata ufficialmente nel 1975. La b. Sagarriga Visconti-Volpi di Bari, dapprima (1889) consorziata dalla Provincia e dal Comune, è divenuta Nazionale nel 1958; allogata in un'ala al pianterreno dell'università è stata ristrutturata e dotata di nuove scaffalature, che ospitano anche una sezione americana, ex biblioteca USIS. Nel 1966 fu inaugurata la nuova sede della b. Provinciale di Avellino, una delle più ricche b. non statali dell'Italia meridionale.
In questi stessi anni le Soprintendenze bibliografiche, istituite nel 1919 e scarsamente operanti per mancanza di personale e di mezzi, vennero staccate dalle direzioni (1956) ed ebbero, anche se inadeguato, personale proprio. Vennero avviati i progetti del Catalogo unico delle b., della revisione delle regole di catalogazione, della preparazione di un soggettario: si prese in esame la riforma del diritto di stampa, si studiarono le possibili soluzioni dei rapporti tra b. universitarie e b. di facoltà, fu elaborato un regolamento per l'uso e la riproduzione in microfilm dei codici più importanti e preziosi, per i problemi del restauro e delle legature, e infine si presentò l'opportunità di sostituire alle ormai anacronistiche b. popolari le b. pubbliche, già da molti anni funzionanti negli Stati Uniti e nei paesi europei, specie anglosassoni, sia pure adattando i modelli stranieri alle reali situazioni delle b. italiane non governative, di enti locali maggiori e minori. Un nuovo regolamento per le b. governative, a lungo studiato (1959-63), venne emanato quando nuovi problemi e circostanze mutate lo rendevano in parte superato.
Avvenimento improvviso e grave fu l'alluvione di Firenze (1966); dopo aver rotto l'argine nella campagna, alle 8,30 del 4 novembre l'Arno allagò il centro storico della città, che ebbe due terzi del territorio sotto una coltre di acqua che andava da uno a cinque metri di altezza: per la mancata disponibilità di un mezzo anfibio, il direttore della Nazionale poté arrivare il mattino del 5 a piazza Cavalleggeri, dove l'acqua era già alta da un'intera giornata. Insieme con alcuni impiegati che erano riusciti a raggiungere la b. e con numerosi studenti accorsi volontari, ai quali si aggiunsero colleghi di Firenze e di altre città, in un mese di lavoro affannoso e senza sosta, riuscirono a estrarre dal fango un milione di unità bibliografiche, che vennero immediatamente trasportate in essicatoi industriali, specie in quelli adibiti all'essicazione delle foglie di tabacco; tra i fondi recuperati, l'intera emeroteca dal 1860 ai giorni nostri, i cui volumi dovranno essere restaurati foglio per foglio.
Le strutture tecniche e amministrative dell'istituto erano tutte danneggiate, in parte distrutte: tra queste la tipografia, il gabinetto fotografico, il centro meccanografico. I compiti del restauro e della reintegrazione si presentavano in una misura che non trova confronti nella storia delle b. italiane. L'opera di salvataggio fu resa possibile dallo spirito di sacrificio del personale e del suo direttore, E. Casamassima, dall'aiuto degli studenti stranieri e italiani, dall'aiuto offerto in mezzi e personale specializzato da ogni parte del mondo. Il direttore dichiarò che la catastrofe della Nazionale avrebbe posto in crisi l'intera struttura bibliografica italiana: si calcolò distrutto il 20% del patrimonio della b.: tra i danni maggiori, quelli subiti dalla collezione Magliabechiana, dai grandi formati Palatini e Magliabechiani, dalla raccolta di stampe e di carte geografiche, dalle collezioni di giornali, fondi ubicati purtroppo nel sottosuolo. Si prevedeva una lunga paralisi della Nazionale: invece la riapertura avvenne entro termini di tempo brevissimi. Il materiale, asciugato e disinfettato, venne riaccolto nei locali ripristinati, ove fu istituito un centro di restauro locale: la b. ricominciò a funzionare normalmente fin dal 1968.
Gravissime le perdite del Gabinetto Vieusseux, dove il direttore poté arrivare quando già l'acqua penetrava nelle gallerie di deposito, sotterranee e di difficile accesso: danneggiati 250.000 volumi, che vennero trasportati alla Certosa; non facilmente accertabili le perdite. All'Accademia di belle arti i danni più gravi furono subiti dalla b., che si trova al livello della strada: rimasero sommersi gli scaffali inferiori delle librerie, nei quali erano conservati i libri di maggior valore e rarità: ne furono recuperati 1600, quasi tutti provenienti dall'antica raccolta dell'Accademia fiorentina delle arti del disegno, insieme con 44 preziosissimi manoscritti: i volumi, tratti dall'acqua e dal fango intriso di nafta, vennero asciugati interfogliandoli con carta assorbente ed eseguendo l'operazione più volte: dal Belgio e dall'Inghilterra vennero inviati ingenti quantitativi di carta assorbente. Gravemente danneggiata anche la b. della Sinagoga, che possedeva circa 15.000 libri e manoscritti raccolti attraverso i secoli. All'Istituto storico della resistenza toscana furono sommerse filze di documenti, la collezione dei giornali clandestini, oltre 1000 volumi, materiale in gran parte introvabile altrove. Alla Marucelliana, che, come la Laurenziana e la Riccardiana, non subí perdite, il direttore, che aveva la propria abitazione nello stesso edificio, poté intervenire tempestivamente: l'acqua lambí solo la base delle scaffalature. Gravissimi i danni nelle b. dell'Università: 100.000 volumi perduti dalla facoltà di lettere, un terzo dei libri della facoltà di giurisprudenza e scienze politiche, oltre la metà dei libri dalla facoltà di architettura, materiale raro dalla facoltà di economia e commercio; danni gravi in tutte le b. degl'istituti scientifici; incalcolabili i danni subiti dall'Archivio di stato.
Molti i progetti e le iniziative e le proposte per le b. in questi ultimi anni: notevoli alcune realizzazioni. Mentre la b. Nazionale Centrale di Firenze continuava la Bibliografia Nazionale Italiana (BNI), il Centro nazionale per il catalogo unico dava inizio alla pubblicazione del Primo catalogo collettivo delle biblioteche italiane (I, 1962 segg.) e contemporaneamente, in collaborazione con la casa Kraus Reprint di New York, curava la stampa del Catalogo cumulativo (1886-1957) del Bollettino delle pubblicazioni italiane ricevute per diritto di stampa dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (CUBI, 1968), concepito per accelerare i tempi di redazione del catalogo unificato. Nell'aprile del 1974 veniva inaugurata la nuova sede della b. Provinciale di Salerno in edificio appositamente costruito dalla Provincia e attrezzato a spese dello stato d'un moderno arredamento metallico: la b. dispone della sezione per ragazzi, di ambienti per proiezioni e conferenze, può quindi diventare un centro di cultura e un elemento fondamentale nel previsto Consorzio fra le b. della provincia salernitana. Nello stesso anno è stata inaurata la nuova b. Provinciale di Foggia, situata nel centro della zona degli studi: è dotata della sezione per ragazzi, di sala di consultazione, con programma di automazione e impianto per i sussidi audiovisivi, gabinetto per microfilm e discoteca; è stata progettata quale struttura centrale del Sistema bibliotecario provinciale, articolato nei dipartimenti amministrazione, acquisti, informazioni bibliografiche: è provvisto di autorimessa per i bibliobus, e di locali adiacenti nei quali sono sistemati il Centro rete, l'ufficio di distribuzione dei nuclei librari destinati a 53 b. della provincia e il deposito dei fondi del Sistema, distinti nei settori informazione, studio, narrativa e narrativa ragazzi.
Il 31 gennaio 1975 fu inaugurata la nuova sede della b. Nazionale Centrale di Roma. Questa è costruita su un'estensione di 20.000 m2 nell'area demaniale del Castro Pretorio, che nei suoi 135.000 m2 dovrà ospitare, oltre la b., un complesso di edifici destinati a istituti di ricerca e di cultura. La capienza della costruzione dovrebbe esaudire le esigenze dell'istituto per almeno mezzo secolo. Il progetto, prescelto in seguito a concorso nazionale indetto dal ministero dei Lavori Pubblici (1959), è opera degli architetti M. Castelazzi, T. dall'Anese, e A. Vitellozzi. Il complesso edilizio della b., iniziato nel 1964 e portato a termine nel 1973, è articolato in tre edifici principali, collegati fra loro da una strada interna, rispettivamente destinati agli uffici, ai servizi al pubblico, al deposito dei libri: in due altri corpi di fabbrica minori sono situate la sala delle conferenze e le centrali tecniche: il magazzino librario, 167 m di lunghezza e 16 di larghezza, è capace di contenere sei milioni di volumi. Per la trasmissione delle richieste e per il trasporto dei libri i servizi sono dotati di impianti di posta pneumatica, di un impianto di nastri trasportatori, di convogliatori per il movimento dei libri con dispositivi a selezione. Con la l. del 27 maggio 1975, n. 190, sono state emanate le norme relative al funzionamento della b.: queste prevedono l'autonomia amministrativa e contabile, un comitato di gestione e le modalità dell'assegnazione annuale: per il 1975 sono stati assegnati 850 milioni.
Con d.P.R. 14 gennaio 1972, le Soprintendenze ai beni librari (già Soprintendenze bibliografiche) vennero trasferite alle Regioni a statuto ordinario, con la precisazione delle loro funzioni, concernenti l'istituzione, l'ordinamento e il funzionamento delle b. di enti locali o d'interesse locale, comprese le b. popolari e i centri di pubblica lettura istituiti o gestiti da enti locali e gli archivi storici a questi affidati; la manutenzione, l'integrità, la sicurezza e il godimento pubblico del materiale raccolto nelle b. di enti locali o d'interesse locale; gl'interventi finanziari diretti al miglioramento delle raccolte delle b. suddette e della loro funzionalità; il coordinamento delle loro attività; le mostre di materiale storico organizzate a cura e nell'ambito delle b. di enti locali o d'interesse locale.
Dopo gli studi della commissione Franceschini (1964-1967) e delle due commissioni Papaldo (1968 e 1970-71), con d. l. 14 dic. 1974 venne istituito il ministero per i Beni Culturali e Ambientali, al quale venivano devolute le attribuzioni spettanti al ministero dell'Interno per la direzione generale degli Archivi e al ministero della Pubblica Istruzione per le Accademie e Biblioteche e per le Antichità e Belle arti. Il testo definitivo per l'organizzazione del ministero venne emanato con d.P.R. 13 dic. 1975, n. 805. Il decreto istituiva il Consiglio nazionale per i Beni Culturali e Ambientali, presieduto dal ministro e composto di 87 membri: tra i componenti del Consiglio vengono scelti i membri per i comitati di settore nel numero di otto: i comitati di settore sono 5, uno dei quali per i beni librari e gli istituti culturali. L'amministrazione centrale del ministero è articolata in tre uffici centrali, uno dei quali per i beni librari e istituti culturali, e una Direzione generale; vengono riordinati l'Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche e l'Istituto centrale per la patologia del libro: il primo promuove e coordina l'attività di catalogazione e di documentazione, pubblica il catalogo unico delle b. italiane, fornisce informazioni bibliografiche, corrisponde con gl'istituti bibliografici stranieri; le attribuzioni del Centro nazionale per il catalogo unico vengono trasferite all'istituto, il ministro si riserva di emanare un decreto per disciplinare i rapporti tra le b. Nazionali Centrali di Firenze e di Roma e l'Istituto centrale per il catalogo unico. L'Istituto centrale per la patologia del libro studia i processi di fabbricazione del libro, ne osserva le alterazioni, elabora mezzo di prevenzione, di profilassi e di risanamento dei depositi librari, restaura il materiale bibliografico, provvede all'insegnamento del restauro e ai corsi di aggiornamento per il personale tecnico scientifico dell'amministrazione. Le b. pubbliche statali vengono definite organi del ministero. Una circolare del ministro (1975) precisa l'intendimento di potenziare e sviluppare il Servizio nazionale di lettura, attualmente articolato in 42 sistemi bibliotecari, in genere a base circoscrizionale provinciale, ognuno dei quali è diretto dal dirigente della b., cui fa capo il sistema: il ministro si propone di definire i rapporti tra i dirigenti, lo stato, le regioni, le province, i comuni, in modo da organizzare e disporre i mezzi per dotare il Servizio di personale idoneo, qualificato da corsi di formazione, di aggiornamento, di qualificazione, riqualificazione e specializzazione.
In Germania, durante la guerra, furono distrutte le b. maggiori. Andarono dispersi 75 milioni di volumi e le schede per il catalogo unico: non esisteva una sola b. intatta, che potesse servire di base per la ricostituzione di un sistema bibliotecario. Si decise quindi di costituire 25 b., distinte in speciali, regionali e universitarie, dividendo secondo criteri pratici tutto il campo delle scienze. Sono indispensabili per questo sistema i cataloghi collettivi regionali: esistono per ora quelli di Amburgo, Berlino Ovest, Colonia, Francoforte, Monaco e Stoccarda e coprono tutto il territorio della Rep. Fed. di Germania, con un totale di 32 milioni di volumi, disponibili anche per il prestito: è molto praticato l'uso della riproduzione xerografica, specialmente per articoli di periodici, senza spesa da parte dell'utente. È da ricordare come modello di b. universitaria quella di Costanza, che è stata concepita quale centro funzionale di tutta la città universitaria con un ben ideato decentramento del patrimonio librario, che ha permesso l'abolizione delle b. d'istituto. Le scuole per bibliotecari tengono corsi biennali o triennali, e accolgono gli aspiranti indipendentemente dalla facoltà di provenienza: dopo l'insegnamento teorico e il tirocinio pratico, sono ammessi all'esame per il conseguimento della qualifica di bibliotecario; dati i compiti diversi da quelli tradizionali che il bibliotecario dovrà affrontare nel futuro, molto spazio dei corsi viene dato all'organizzazione moderna e all'amministrazione delle biblioteche.
Il nuovo sistema bibliotecario inglese si svolge a mezzo dell'istituto della British Library, che ha unificato i servizi già di competenza di quattro grandi istituti: la Biblioteca nazionale di prestito (parte scientifica), la Biblioteca Nazionale Centrale (prestito per la parte umanistica e delle scienze sociali), la biblioteca del British Museum, per il deposito della copia d'obbligo, l'istituto della British National Bibliography, per la pubblicazione della bibliografia nazionale. Le due b. per il prestito hanno sede nelle città di Boston Spa, località centrale dell'Inghilterra, e sono attrezzate perfettamente per ogni tipo di riproduzione di stampati o manoscritti: evadono giornalmente oltre sei milioni di richieste di prestito. I servizi di consultazione e di ricerca sono assicurati dal British Museum: la British Library coordina a livello nazionale l'introduzione e l'applicazione progressiva dell'elaborazione automatica dei dati alle procedure del lavoro di biblioteca. Le b. pubbliche dipendono dalle amministrazioni locali: sono composte da una b. pilota, che coordina più b. principali, e b. succursali: tra queste ultime bisogna annoverare anche le b. mobili o bibliobus che servono a domicilio gli ammalati, gli anziani, ecc. Tutte le b. pubbliche sono dotate di sezione musicale, sezione per ragazzi, sezione per le mostre e teatro. Si prestano anche dischi e oggetti d'arte. Constatato l'alto livello raggiunto dalle scuole per bibliotecari, l'Associazione dei bibliotecari ha deciso di riconoscere validi ai fini dell'abilitazione professionale gli esami finali sostenuti presso le scuole stesse: le scuole postuniversitarie rilasciano in genere tre lauree qualificanti, di bibliotecario umanista, di bibliotecario specializzato in scienza dell'informazione e della ricerca, di bibliotecario per la ricerca nelle scienze sociali. Per essere assunti nelle b. statali gli aspiranti debbono conoscere almeno due lingue straniere e aver fatto non meno di un anno di pratica in b.: dopo aver raggiunto la qualifica finale, vengono iscritti all'Associazione dei bibliotecari, e sono quindi abilitati alla professione. Ricordiamo che, data la nuova struttura amministrativa delle b. in Inghilterra, come del resto in molti altri paesi del continente, vengono richieste al personale conoscenze tecniche di direzione aziendale.
Anche in Francia si richiede, oltre la formazione di base, possibilmente polivalente, la conoscenza delle lingue straniere, e delle tecniche di gestione, la pratica per il materiale audio-visivo e lo studio dell'edilizia specialistica.
In Russia, la b. Nazionale Lenin è a capo della direzione delle b. russe, alle quali affida la conservazione di quella parte di esemplari d'obbligo meno ricercati o di particolare specializzazione, che appesantirebbero troppo la b.: presso di questa funziona un centro di ricerche di biblioteconomia e di teoria bibliografica, che promuove e coordina le ricerche nelle altre biblioteche. Esistono facoltà di bibliografia presso gl'istituti superiori d'istruzione di Mosca e Leningrado (1945), di Charkov (1947) e di Ulan-Ude nella Siberia orientale (1960): presso le b. maggiori si tengono corsi di perfezionamento per il personale in servizio. L'istruzione superiore ha tre indirizzi: bibliotecari specializzati per b. popolari e per ragazzi, bibliotecari per b. tecniche e bibliotecari per b. scientifiche. Le 370.000 b. richiedono personale variamente qualificato: ognuno dei 194 istituti scientifici dell'Accademia delle scienze è dotata di b. propria. Si calcola che in un quinquennio portino a termine gli studi 12.000 bibliotecari altamente specializzati. I corsi hanno normalmente la durata di quattro anni: richiedono una solida base di cultura generale, la conoscenza di due lingue straniere, dei mezzi tecnici d'informazione, dei sistemi dell'automazione e, oltre le materie specifiche professionali, nozioni di economia e di organizzazione della produzione aziendale. Dopo il primo anno di corso gli studenti integrano lo studio con esercitazioni presso b., in modo da poter scegliere nel terzo anno un particolare indirizzo di specializzazione: alla fine dei corsi sono ammessi agli esami di abilitazione.
Numerosissime sono negli Stati Uniti le scuole professionali per bibliotecari, 50 delle quali rilasciano attualmente diplomi di abilitazione, riconosciuti da un'apposita Commissione dell'Associazione Americana dei Bibliotecari (ALA).
In Italia esistono presso alcune università corsi di perfezionamento in bibliotecomia. La Scuola speciale per archivisti e bibliotecari dell'università di Roma si articola in tre rami: archivisti, conservatori di manoscritti, bibliotecari; di recente sono stati aggiunti gl'insegnamenti di documentazione e applicazioni tecniche; i corsi sono prevalentemente teorici, e i concorsi banditi per le b. si rivolgono al bibliotecario generico. Più volte in varie sedi si è auspicato il ripristino del ruolo di bibliotecario conservatore, e si è suggerita la distinzione delle Soprintendenze in Soprintendenza bibliografica per i manoscritti e il materiale raro e di pregio, e Soprintendenza per il materiale moderno. Peraltro è ormai diffusa la consapevolezza che la biblioteconomia è una scienza a sé stante, e che alle b. dev'essere ammesso personale professionalmente preparato, qualificato, e specializzato secondo il genere di b. nel quale deve operare.
La sede nella quale i bibliotecari italiani studiano i problemi delle b. è l'Associazione Italiana Biblioteche (AIB). Questa venne istituita con atto notarile dell'11 giugno 1930, dopo il 1° Congresso mondiale delle b. e di bibliografia (Roma-Firenze-Venezia 1929), nel quale 22 nazioni erano rappresentate da associazioni nazionali di bibliotecari. Essa ebbe in un primo tempo la denominazione di Associazione dei bibliotecari italiani, poi mutato in AIB. Anche se condizionata dagl'inevitabili interventi delle autorità governative, l'Associazione, alla quale aderirono anche i funzionari delle b. comunali e provinciali, favorì l'incontro e il dialogo tra colleghi partecipi d'interesse comune per il progresso degl'istituti e per la formazione professionale del bibliotecario: ne nacque l'intesa e la collaborazione tra bibliotecari governativi e bibliotecari di enti locali. Nel dopoguerra (1947-51) venne elaborato e approvato il nuovo statuto, per il quale l'AIB poteva qualificarsi come associazione professionale libera, fondata su princípi democratici. Con riforma statutaria (1953) e regolamenti di applicazione dello statuto (1954), i seggi del consiglio direttivo vennero ripartiti proporzionalmente tra bibliotecari statali, di enti locali e di enti vari. Dopo successive riforme (1960 e 1962), un nuovo statuto con regolamento di applicazione venne approvato durante i lavori del XIX congresso dell'AIB: la principale innovazione del nuovo statuto consiste nella costituzione di gruppi di lavoro, ai quali è affidato lo studio sistematico dei problemi posti dall'evoluzione e dall'organizzazione moderna delle b.: a questi è affidata l'attività dell'Associazione in campo scientifico. I gruppi di lavoro, permanenti, sono costituiti in analogia alle sezioni, commissioni e sottocommissioni della Fédération internationale des Associations de bibliothécaires/International Federation of Library Associations (FIAB/FLA), della quale l'AIB è socio aderente.
I gruppi di lavoro riguardano 1) B. nazionali con sottogruppi per la bibliografia, la statistica e gli scambi di pubblicazioni; 2) B. universitarie; 3) B. pubbliche (di pubblica lettura) con i sottogruppi delle b. dei ragazzi, delle b. ospedaliere, ecc.; 4) B. speciali con sottogruppi delle b. delle arti dello spettacolo, delle b. parlamentari e amministrative, per la documentazione, ecc.; 5) Catalogazione; 6) Cataloghi collettivi e prestito internazionale; 7) Razionalizzazione, riprografia, meccanizzazione e automazione; 8) Periodici e pubblicazioni in serie; 9) Fondi e documenti antichi e preziosi; 10) Formazione professionale; 11) Edilizia delle b.; 12) Teorica e ricerca bibliotecnica. Lo studio permanente dei problemi, affidato ai gruppi di lavoro, deve permettere in qualsiasi momento il dialogo e il confronto, sia in campo nazionale che in campo internazionale, con gli studiosi e i ricercatori dei settori analoghi. L'AIB invia i suoi rappresentanti ai congressi e alle riunioni dei gruppi di lavoro della F.I.A.B., ai congressi speciali delle associazioni di bibliotecari di altri paesi, e ai congressi e riunioni internazionali.
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