TRIVULZIANA, BIBLIOTECA
. Benché il primo nucleo sia più antico, pure i veri fondatori di questa biblioteca milanese debbono considerarsi i fratelli marchese Alessandro e abate don Carlo Trivulzio, nati nel 1694 e nel 1715. Nel 1802, spentosi il marchese Giorgio Teodoro, le raccolte andarono divise tra i suoi due figli Gian Giacomo e Gerolamo, ma quelle assegnate al secondo, ereditate per discendenza femminile dalla marchesa Maria Trotti, andarono in gran parte vendute fuori d'Italia (1886). Gian Giacomo invece (1774-1831) aumentò considerevolmente la parte toccatagli; la stessa cura ebbe suo figlio Giorgio (1803-1856), il quale per il matrimonio con una Rinuccini si arricchì, oltre che di oggetti d'arte insigni, di autografi e incunabuli in gran numero. Altro incremento venne alla biblioteca per opera di Gian Giacomo figlio del precedente (1839-1902), creato principe nel 1885, e il matrimonio di lui con Giulia dei principi Belgioioso fece acquisire anche quell'importante fondo librario. Gian Giacomo fu il primo a consentire agli studiosi d'indagare fra libri e manoscritti, e tale liberalità venne continuata per lunghi anni dal principe Luigi Alberico suo figlio (succedutogli nel 1902), il quale, rinnovando la fiducia riposta dal padre nella direzione di Emilio Motta, contribuì in sommo grado a farne conoscere e divulgare le rarità storiche e letterarie. Infine il desiderio del principe di sottrarre ad eventuali dispersioni le raccolte, valse nel 1935 ad assicurarne la duratura conservazione in un pubblico istituto: il comune di Milano, col concorso di alcuni pochi privati cittadini, fu messo in grado di farne l'acquisto.
Oggi tanti cimelî bibliografici ed un gran numero di oggetti d'arte (fra i quali indicheremo la serie degli arazzi del Bramantino e la pala del Mantegna) costituiscono la parte più preziosa della biblioteca e dei musei del Castello Sforzesco.
Caratteristica principale della Trivulziana è il gruppo imponente di opere di letteratura italiana, fra cui la serie completa, unica in Italia, delle più antiche edizioni dantesche. I codici manoscritti sono in numero di 2125, alcuni di importanza somma; gl'incunabuli 887, esclusi i duplicati; gli autografi di ogni genere circa 5000; altre opere a stampa 35.000: tutto questo materiale fu riscontrato, collocato e catalogato a cura di C. Santoro.
Per la collezione d'arte trivulziana, v. milano (App.).
Bibl.: G. Porro, Catalogo dei codici mss. della Trivulziana, Torino 1884; E. Motta, Libri di Casa Trivulzio nel sec. XV, Como 1890 (con una bibliografia della Trivulziana); id., Il Petrarca e la Trivulziana, in Francesco Petrarca e la Lombardia, Milano 1904; G. Seregni e E. Motta, Biblioteca Trivulziana, in Le biblioteche milanesi, 1914; G. Seregni, Don Carlo Trivulzio e la cultura milanese dell'età sua, 1927; R. Giolli, La Trivulziana e Milano, Milano 1935; C. Santoro, Il passaggio della Trivulziana al Comune di Milano, in Nuova Antologia, 1° novembre 1935; id., Le collez. Trivulziane, Milano 1935.