Andersson, Bibi (propr. Birgitta)
Attrice cinematografica e teatrale svedese, nata a Stoccolma l'11 novembre 1935. Si è imposta con Det sjunde inseglet (1957; Il settimo sigillo) di Ingmar Bergman, in cui il suo viso chiaro e luminoso risulta simbolo della speranza, in contrapposizione al volto livido della morte. Interprete di molti film dello stesso Bergman, è stata una delle attrici attraverso le quali il regista ha compiuto la sua personale indagine sulla complessità della psiche femminile. Affermatasi a livello internazionale, ha vinto il premio (condiviso ex aequo con le altre tre protagoniste, Eva Dahlbeck, Barbro Hiort af Ornäs e Ingrid Thulin) come migliore interprete femminile al Festival di Cannes per Nära livet (1958; Alle soglie della vita) di Bergman e l'Orso d'argento al Festival di Berlino nel 1963 per Älskarinnan (1962, L'amante) di Vilgot Sjöman.
Dopo aver frequentato la Scuola d'arte drammatica di Gösta Tersevna, la A. esordì in teatro nel 1951 e, contemporaneamente, apparve in un cortometraggio pubblicitario diretto da Bergman. Nel 1953 debuttò nel cinema recitando la parte di un'artista circense in Dumbom (Bom lo scemo) di Nils Poppe, una farsa diretta dal grande attore comico svedese. Nel 1954 si iscrisse alla scuola di recitazione del Kungliga Dramatiska Teatern della capitale svedese, che lasciò per seguire Bergman a Malmö, del cui teatro municipale egli divenne direttore artistico. Lo stesso anno ottenne uno dei ruoli principali nel film Herr Arnes penningar (I soldi del signor Arne) di Gustaf Molander.
Primo impegno cinematografico con Bergman fu Sommarnattens leende (1955; Sorrisi di una notte d'estate), in cui interpretò la parte di una giovane attrice. Successivamente fu Mia, la compagna dolce e innocente del saltimbanco Jof, in Det sjunde inseglet; subito dopo in Smultronstället (1957; Il posto delle fragole), sempre del regista svedese, la sua fresca bellezza venne utilizzata nel doppio ruolo di Sara, la cugina amata in gioventù dal vecchio protagonista, e della giovane autostoppista. Queste tre interpretazioni la imposero definitivamente all'attenzione della critica internazionale. Il sodalizio con il grande maestro svedese continuò con Nära livet (riflessione bergmaniana sull'origine della vita che mette al centro del racconto i legami della solidarietà femminile), Ansiktet (1958; Il volto), Djävulens öga (1960; L'occhio del diavolo), För att inte tala om alla dessa kvinnor (1964; A proposito di tutte queste… signore) e culminò in Persona (1966), dove A. è l'infermiera Alma che assiste un'attrice malata (Liv Ullman) chiusa in un assoluto mutismo: nello sviluppo del dramma le due donne si fronteggiano e si rispecchiano l'una nell'altra fino a sovrapporsi e a perdere la propria identità personale. La collaborazione con Bergman proseguì poi con En passion (1969; Passione), Beröringen (1971; L'adultera) e Scener ur ett äktenskap (1973; Scene da un matrimonio). Sempre in Svezia nel 1962 interpretò Älskarinnan, primo film di Sjöman, con il quale lavorò anche in Syskonbädd 1782 (1966; Il letto della sorella).
Alla fine degli anni Sessanta, cominciò a essere scritturata con sempre maggiore frequenza all'estero. In Italia partecipò, fra gli altri, a Scusi, lei è favorevole o contrario? (1966) di Alberto Sordi, Violenza al sole (1969) di Florestano Vancini e Il sogno della farfalla (1994) di Marco Bellocchio. Negli Stati Uniti si dedicò sia a produzioni d'autore, come The Kremlin letter (1970; Lettera al Kremlino) di John Huston e Quintet (1979) di Robert Altman, sia a operazioni più commerciali quali An enemy of the people (1978; Un nemico del popolo) di George Schaefer e The concorde ‒ Airport '79 (1979; Airport '80) di David Lowell Rich. Tra i suoi film più recenti, meritano di essere ricordati Babettes gæstebud (1987; Il pranzo di Babette) di Gabriel Axel, Drømspel (1994, Rappresentazione di un sogno) della norvegese Unni Straume e Det blir aldrig som man tänkt sig (2000, Non va mai come si pensa) di Måns Herngren e Hannes Holm.