BIBBIENA (A. T., 24-25-26)
Comune del Casentino (provincia di Arezzo), il cui capoluogo è posto sulla sommità e le pendici di un colle, che l'Arno lambisce con la sua riva sinistra, presso la confluenza dell'Archiano, a 425 m. s. m. Bibbiena, per l'aspetto che presentano i suoi edifici e le sue vie e piazze, per l'importanza economica come mercato dei prodotti agrarî e industriali del suo territorio, per le sue istituzioni (scuola d'industrie elettriche), può considerarsi quale una piccola città. La popolazione del centro urbano era nel 1921 di 1714 ab.; quella dell'intiero comune, vasto 85,91 kmq., di 8616 ab., contro 5295 censiti nel 1861. Si contano nel suo territorio altri 14 borgate e casali, dei quali il più cospicuo è Soci, con 1630 ab. (1176 accentrati), centro di una fiorente industria laniera. Bibbiena è stazione della ferrovia Arezzo-Stia.
Monumenti. - La prepositura - Ss. Ippolito e Donato - del sec. XII, poi trasformata in varie riprese e a un piano più alto, possiede un polittico di Bicci di Lorenzo (1435) e una Madonna col Bambino e angeli di Arcangelo di Cola di Camerino. Nella chiesa di S. Lorenzo sono due terracotte invetriate della bottega di Andrea e Giovanni della Robbia con l'Adorazione dei pastori e la Deposizione della Croce, un crocifisso dipinto su tavola (sec. XIV). Notevoli anche il grande palazzo Dovizi (sec. XVI); il palazzo ora della pretura (sec. XVI); quello comunale; la torre delle ore, avanzo dell'antica rocca sulla piazza, fiancheggiata dall'antico palazzo dei Vecchietti; la loggetta trecentesca, ora accecata, sull'entrata in paese.
Nelle immediate vicinanze di Bibbiena è il convento di S. Maria del Sasso. La sua chiesa, sul luogo di un'apparizione miracolosa, fu ricostrutta dopo il 1486 con l'aiuto di Lorenzo de' Medici da un architetto Bartolomeo Bozzolini da Fiesole in eleganti forme ancora brunelleschiane: ha un leggiadro ciborio, vetri dipinti, stalli intarsiati da Salvatore e da Michele dell'Impruneta (1525), terracotte robbiane, un'Assunzione e un'altra tavola (1525) di Fra' Paolino da Pistoia; nel soccorpo, una statua in legno, della prima metà del sec. XV: "la Madonna del Buio", fiorentina.
Storia. - Il nome di Bibbiena è probabilmente d'origine etrusca, a giudicare dalla desinenza. Nel Medioevo l'antico e forte castello di Bibbiena apparteneva ai vescovi di Arezzo; la sua chiesa è ricordata in documenti del 976. I guelfi fiorentini, dopo la vittoria di Campaldino, devastarono la località e quasi la distrussero. Vi ebbero poi dominio i Tarlati di Pietramala, quindi con varie vicende i Fiorentini. Nel 1440 fu occupata da Niccolò Piccinino, nel 1498 dai Veneziani condotti dall'Alviano in lega col duca d'Urbino; la restituì ai Fiorentini l'abate camaldolese Basilio Nardi. Nel 1509 soffrì non poco dai Fiorentini per aver dato ricetto agli esuli Piero e Giuliano dei Medici, che la compensarono poi di molti privilegi.
Fra gli uomini illustri di Bibbiena sono il card. Bernardo Dovizi, detto il Bibbiena (1470-1520), e Giuseppe Borghi (1790-1847), traduttore delle odi di Pindaro.
Bibl.: Per la parte artistica v.: P. Fineschi, Compendio sopra le due immagini che si venerano in S. Maria del Sasso, Firenze 1782 (2ª ed., Arezzo 1877); C. v. Stegmann e H. v. Geymüller, Architektur der Renaissance in Toskana, Monaco 1885-95, X, XI; C. Boni, Guida del Casentino, Firenze s. a.; P. Toesca, Ricordi di un viaggio in Italia, in L'Arte, VI (1903), pp. 227-29.
Per la parte storica v.: C. Beni, Guida illustrata del Casentino, 3ª ed., Firenze 1908, pp. 360-397; Jetta-Giannini, in Giorn. stor. della lett. ital., XXXIX, p. 186; Relazione della rovina delle mura di Bibbiena eseguita dagli uomini di Poppi nel tempo che la magnifica casa dei Medici era stata scacciata da Firenze, l'anno 1489, ms. n. 14 presso la Bibl. d. Frat. di Arezzo; e specialmente E. Repetti, Dizionario, ecc.