BIANCHI, Baldassarre, detto Bianchini
Nacque a Bologna nel 1614. Ornatista e scenografo, fu avviato all'arte del disegno dall'incisore G. B. Coriolano, ma le sue inclinazioni spiccatamente pittoriche lo portarono ben presto alla scuola di G. Paderna. Suo maestro ideale rimane tuttavia Agostino Mitelli, del quale più tardi sposò la figlia. Fu il Mitelli a procurargli la prima commissione di un certo rilievo, proponendogli nel 1646 di collaborare nel palazzo ducale di Sassuolo, dove importanti lavori ad affresco lo tenevano impegnato assieme a Michelangelo Colonna. Occupato a Rimini nella decorazione di palazzo Benci, il B. tardò qualche tempo a raggiungere la dimora estense. Qui ebbe inizio (1651 la proficua collaborazione con il pittore bolognese Giovan Giacomo Monti, destinata a protrarsi lungamente, mentre Giovanni Boulanger, succeduto al Colonna e al Mitelli nel proseguimento dei lavori, affidava loro la quadratura della Galleria di Bacco (affreschi tuttora esistenti). Assolti alcuni incarichi per conto di privati (per i Malvasia nella villa di Panzano, per il conte F. Cassoli nel palazzo di Reggio, per il marchese Canossa alle Quattro Castella), il B. fu di nuovo chiamato da Francesco I duca di Modena per dipingere nel palazzo ducale, sempre con la collaborazione del Monti, "una libreria e cinque stanze soffittate con rilievi" (Campori, p 76). Nel 1652, per festeggiare l'arrivo a Modena dei duchi del Tirolo, i due artisti dipinsero le prospettive e le scene per il teatro eretto nel cortile del palazzo ducale; a distanza di tre anni il matrimonio di Alfonso d'Este offrì lo spunto per commissioni analoghe presso il Teatro delle commedie.
Venuto a mancare il duca Francesco I (1658), il B. prestò i suoi servigi al successore Alfonso IV, che gli affidava l'allestimento teatrale del Trionfo della virtù (Modena 1660, introd. di G. Graziani, musica di B. Ferrari) e la decorazione della villa suburbana di Pentetorri: qui, ancora con il Monti, affrescò i quattro elementi sulla volta di stanze diverse e dipinse una sala "in maniera non più praticata... mezzo a bassorilievo, e scultura, e mezzo dipinta" (Crespi, p. 63)Alla morte di Alfonso (1662) fu incaricato di curarne le esequie superbe, che ebbero luogo nel tempio di S. Agostino dove, nel vasto piano di rinnovamento ad opera dei Monti, toccò al B. dipingere il coro e il presbiterio (affreschi tuttora esistenti: cfr. A. Ghidiglia-Quintavalle,Arte in Emilia, II, Parma 1962, pp. 116-118). Risale al mese di gennaio dell'anno successivo, come si ricava dalle bollette conservate nell'Archivio Estense e trascritte da M. Gualandi (p. 197), la decisione ducale di passare al B. una provvigione stabile, che fu però ben presto revocata (1º ag. 1663).
Non più vincolato da precisi impegni con la corte estense, il B. si portò a Mantova presso il duca Carlo II (1663-65): qui, dopo aver lavorato nel Teatro ducale e messo in scena alcune opere, proseguì la sua attività scenografica allestendo fantasiose macchine sepolcrali nella chiesa di S. Barbara e dividendo con il Monti e il Canuti la responsabilità di decorare la volta del "camerone delle fontane" per la villa di Marmirolo (Mantova), oggi distrutta. La attività del B. posteriore al suo rientro a Modena (1665) appare difficilmente documentabile: secondo il Malvasia (p. 365) avrebbe collaborato con il pittore F. Stringa. Morì il 18 dic. 1678, quando aveva probabilmente appena iniziato i lavori alla cappella ducale. Fu sepolto nella chiesa dei teatini.
L'arte del B. rimase sempre strettamente legata agli insegnamenti del Mitelli, del quale ottenne anche "tutti i libri de' disegni" tramite il cognato Giuseppe. Va ricordata inoltre, fra le opere perdute, la quadratura dipinta per la Sala degli anziani nel palazzo pubblico di Bologna, le cui figure spettavano alla mano di G. Battista Caccioli, discepolo dei Canuti. Due disegni a penna e bistro, a lui attribuiti (Paese con antiche rovine,Decorazione per uno stemma con figure), si conservano nel Gabinetto delle stampe degli Uffizi a Firenze.
Le opere delle quali non sia stata indicata espressamente l'esistenza sono citate dalle fonti, ma non sono attualmente rintracciabili.
Tra i suoi allievi, oltre al ben noto Enrico Hafner, non va dimenticata la figlia Lucrezia, che conosciamo attiva nell'ottavo decennio del secolo. Per lei si parla anche di un alunnato presso lo Stringa, che frequentò assiduamente la corte di Modena, dove lei pure prestava servizio. Pare che la pittrice fosse abile nel copiare le tele più diverse, ma difficile è metterne a fuoco l'attività, non essendo per il momento possibile reperire alcuna opera certa. Una labile traccia può esserci data dalla notizia che un suo quadro rappresentante una Madonna con Bambino, datato 1675, si trovava alla fine del sec. XVIII presso la famiglia di Ferdinando Cappelli a Modena (Campori, p. 78).
Fonti e Bibl.: A. P. Masini,Bologna perlustrata, Bologna 1646, p. 616; P. A. Orlandi,Abecedario pittorico, Bologna 1704, p. 90; L. Crespi,Vite de' Pittori Bolognesi, Roma 1769, III, pp. 41, 55, 63; L. Lanzi,Storia pittorica della Italia, Firenze 1834, V, p. 139; P. Zani,Enciclopedia metodica..., delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 42; M. Gualandi,Mem. originali ital. risguardanti le belle arti, VI, Bologna 1845, p. 197; F. De Boni,Biografia degli Artisti,ovvero Diz. della vita e delle opere dei pittori.Venezia 1852, p. 102; C. C. Malvasia,Felsina Pittrice..., Bologna 1841. II, pp. 355, 359, 364, 365, 370, 407; A. Bolognini Amorini,Vite de' pittori ed artefici bolognesi, V, Bologna 1843, pp. 345-348; G. Campori,Gli artisti italiani e stranieri negli stati estensi, Modena 1855, pp. 76, 93, 164, 170, 324; Catal. della racc. di disegni autografi antichi e moderni donata dal prof. E. Santarelli alla R. Gall. di Firenze, Firenze 1870, p. 305; A. Gandini,Cronistoria dei teatri di Modena dal 1539 al 1871, Modena 1873, I, p. 24; P. N. Ferri,Catal. riassuntivo della racc. di disegni antichi e moderni posseduta dalla R. Gall. degli Uffizi di Firenze, Roma 1890, p. 285; A. Arfelli,Per la bibl. di A. Mitelli e G. M. Mitelli, in Arte Antica e Moderna, 1958, n. 3, p. 295; U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, III, p. 581; Enciclopedia dello Spettacolo, VII, coll. 792 s.(sub voce Monti, Giovanni Giacomo).