PICCOLOMINI CLEMENTINI, Bianca
PICCOLOMINI CLEMENTINI, Bianca. – Nacque il 7 aprile 1875 a Siena, figlia del conte Niccolò e della contessa Angela Piccolomini Carli. I genitori, appartenenti a due rami della stessa antica casata, erano ricchi proprietari terrieri e di tradizioni solidamente cattoliche e filopapali. Bianca, figlia primogenita, fu educata sotto la direzione della madre, donna di rigidi costumi attribuiti a influenze giansenistiche, nell’«incubo di preservazione contro i pericoli morali» (Antignani, 1990, p. 174).
Formato alla stessa religiosità e fin da giovane appassionato di studi archeologici e sociali, il fratello Pietro – nato nel 1880 – aderì alla sezione giovanile della locale Società S. Caterina aggregata all’Opera dei congressi, contribuendo, nel 1900, alla fondazione della Società cattolica Pro cultura e divenendo nel 1905 consigliere comunale. Pietro promosse inoltre l’apertura di una sezione locale della Società nazionale di patronato e mutuo soccorso per giovani operaie, che era stata fondata a Torino nel 1903 da Cesarina Astesana. Il comitato senese del patronato venne presieduto dalla contessa Angela, coadiuvata dalla primogenita.
Nel 1907, morto Pietro, la contessa aprì in sua memoria il laboratorio di ricamo e cucito Advocata Senensium, che progressivamente si rese autonomo dalla Società nazionale. Bianca curò dapprima la formazione religiosa delle operaie, organizzandovi conferenze e scuola di religione, quindi divenne protagonista del distacco della struttura dalla Società della Astesana nel 1914, con il trasferimento del laboratorio a palazzo Piccolomini, e poi della sua trasformazione in Società anonima industria maglieria nel 1919, di cui rimase in pratica proprietaria possedendo quasi la totalità delle azioni del capitale sociale.
In questo contesto abbozzò progressivamente l’idea di una congregazione di donne che fosse legata alla vita, insieme lavorativa e religiosa, del laboratorio e che svolgesse opera di apostolato verso le giovani, pur mantenendo l’abito secolare; così dal 1915 la vita delle operaie fu scandita da un regolamento che prevedeva recita comune delle preghiere, letture spirituali durante il lavoro, riunione eucaristica mensile. Nel 1916 Bianca conobbe don Giacomo Bonini della Congregazione bresciana della Sacra famiglia di Nazareth fondata da don Giovanni Piamarta; direttore della colonia agricola a Remedello di Sopra, dove i Piccolomini Clementini reclutavano personale per la conduzione delle proprietà, il sacerdote le fece per la prima volta conoscere il modello di vita seguito dalle sorelle Maddalena ed Elisabetta Girelli di Brescia, che avevano ripreso la regola originaria delle orsoline al secolo. La fondazione effettiva del pio sodalizio avvenne il 25 novembre 1917; sentendosi ormai una religiosa, la contessa assunse il nome di Margherita del SS. Sacramento, mentre solo un anno più tardi anche la madre Angela, dopo l’iniziale opposizione, chiese di entrare nel gruppo, mettendo a disposizione villa Santa Regina come casa di formazione.
La congregazione si caratterizzò per una declinazione peculiare del carisma mericiano, così come precisato nelle costituzioni del 1931, approvate nel 1937: accanto alle figlie di S. Angela Merici che vivevano in famiglia secondo il modello originario, veniva ammesso un gruppo di aderenti che, totalmente dedite alle opere della compagnia, facevano vita comune: tenute a osservare i tre consigli evangelici emettendo anche, prima ad tempus, poi in perpetuo, il voto di castità e di perseveranza nell’Istituto, potevano assicurare la continuità delle attività intraprese, senza tuttavia trasformare le case in conventi. Nel 1950, inoltre, accanto a interne ed esterne furono istituite le oblate della Compagnia per coadiuvarle nelle diverse opere sociali.
Per dar seguito a un desiderio della madre, morta nel 1919, nel 1920 la contessa cedette due proprietà alla congregazione della S. Famiglia, a condizione che i sacerdoti ne impiegassero i proventi per istituire un’officina agricolo-meccanica, intitolata al fratello Pietro. Nel 1925, tuttavia, pressati da richieste della curia senese che, temendo la legge sulla nominatività dei titoli, aveva affidato il proprio patrimonio alla Società anonima di Brescia (di cui la congregazione era magna pars), ma ora ne esigeva il possesso, i sacerdoti bresciani decisero di mettere in vendita la prima delle due tenute e di ipotecare la seconda, trascurando la clausola riservata che li impegnava alle opere sociali. Il contenzioso fu inizialmente risolto dalla contessa che accettò di rifondere il credito della curia, ma quando, colpita dalla crisi economica, chiese una riduzione al contratto di affitto stipulato con il capitolo per una delle due proprietà, si innescò un nuovo conflitto destinato a durare negli anni, producendo una causa canonica presso la congregazione del Concilio e nel 1932 una in sede civile.
Accanto a questa controversia il sodalizio dovette sostenere una serie di contrasti con l’ambiente cattolico cittadino interessato dal rapido sviluppo, in particolare, della Gioventù femminile; considerate poco più di un terz’ordine, le orsoline senesi furono insistentemente invitate a svolgervi ruoli di dirigenti e propagandiste, tanto che nel 1923 la contessa dovette precisare i termini del rapporto con l’Unione femminile cattolica: ritenendone le caratteristiche in contrasto con lo spirito di umiltà e nascondimento proprio della compagnia, vietò che le figlie di S. Angela divenissero propagandiste del movimento e concesse che solo in funzione di compiti particolari fossero impiegate nei gruppi dirigenti diocesani.
In questo contesto la contessa acuì la sensibilità per una spiritualità vittimale a riparazione dei peccati delle anime consacrate e in primis del clero; fece così nascere a Siena l’Associazione della riparazione notturna e istituì all’interno della congregazione il gruppo delle Adoratrici vittime con Cristo: una sorta di opera nell’opera, che secondo le intenzioni della fondatrice avrebbe dovuto prevedere il voto di adorazione riparatrice e rendere le aderenti «une con Cristo Sacerdote, vittime con Lui e per Lui» (B. Piccolomini Clementini, Gli scritti, a cura di G. Antignani, IV, 1994, p. 571). A partire dagli anni Venti, inoltre, Bianca avviò contatti con altre figure della Chiesa alla ricerca di nuove vie di spiritualità; tra queste Maria di Campello, dalla quale apprese l’importanza di nutrire una religiosità semplice e profonda, portando a compimento intuizioni avute nella prima adolescenza grazie al rapporto con don Antonio Maria Pucci, il servita canonizzato da Giovanni XXIII nel 1962. Nel 1933 si recò alla colonia agricola di Monte Mario per conoscere don Orione, il quale non esitò a individuare la causa di tanta ostilità da parte degli ambienti ecclesiastici nei confronti dell’opera della contessa nella particolare intenzione riparatoria della compagnia; nel 1937 entrò in rapporto con don Primo Mazzolari e più tardi con don Divo Barsotti.
La ricerca di sostegno economico, pur nella difesa della propria autonomia, fu il criterio che regolò i rapporti della congregazione con il regime fascista: la colonia agricola fondata a villa Santa Regina e il periodico «Lilia agri» furono infatti sostenuti da un sussidio ottenuto dall’onorevole Carlo Delcroix; negli anni Trenta, tuttavia, caduto il sostegno, la colonia fu oggetto di numerose pressioni da parte delle autorità fasciste provinciali che ne chiedevano l’inclusione tra le opere dell’Opera nazionale balilla. Pur resistendo a questi tentativi, la contessa approfittò dell’interesse per la compagnia dimostrato da parte delle autorità del regime e tentò di svilupparne le potenzialità: nel 1938 fu aperta una scuola triennale di avviamento al lavoro agricolo di cui fu ottenuta la parificazione, grazie all’aiuto del professore Gaetano Chiavacci. Nel 1944 si posero le basi per la creazione di una scuola tecnica agraria, ancora mancante in provincia, che ottennela parificazione nel 1947. Intanto, a partire dal 1950 si avviò la creazione della Federazione delle compagnie orsoline italiane, alla quale la famiglia senese aderì subito, difendendo costantemente la propria peculiarità.
Nel 1957 sempre più ammalata, ridotta a cecità e ormai non più in grado di camminare, Bianca Piccolomini Clamentini chiese di potersi dimettere dalla guida della Compagnia.
Morì a Siena il 14 agosto 1959, pochi mesi dopo l’annuncio del Concilio Vaticano II di cui aveva intuito la considerevole portata per la vita della Chiesa. Il 3 marzo 2016 è stata dichiarata venerabile con decreto della Sacra congregazione dei santi.
Fonti e Bibl.: Le fonti relative alla fondazione e alla direzione della compagnia senese delle orsoline sono conservate a Siena, Casa di formazione della Compagnia S. Angela Merici in Siena, Bianca Piccolomini Clementini. Buona parte dell’epistolario e dei manoscritti è stata pubblicata nei cinque volumi, curati da G. Antignani: B. Piccolomini Clementini, Gli scritti, Brescia 1991-2001.
G. Grottanelli De’ Santi, Bianca Piccolomini Clementini. Commemorazione tenuta in occasione del cinquantenario della Compagnia S. Angela Merici in Siena, Siena 1967; G. Antignani, Introduzione agli scritti di Bianca Piccolomini Clementini, Brescia 1990; A. Andreini, Un vangelo di libertà. Le figlie di S. Angela in Toscana nei primi decenni del XX secolo, in La risposta femminile ai nuovi bisogni dell’età borghese. La rinascita delle compagnie e degli istituti religiosi delle orsoline tra ’800 e primo ’900, a cura di G. Belotti, Brescia 2012, pp. 255-307.