SAVOIA, Bianca
di. – Figlia di Aimone e di Iolanda (Violante) Paleologo di Monferrato, nacque attorno al 1336 forse a Chambéry e trascorse la giovinezza in Savoia (Muratore, 1907, p. 11).
Fra il 1342 e il 1343 perse i genitori: la madre le lasciò 3000 fiorini, il padre 30.000 lire per costituirne la dote. Amedeo III di Ginevra e Ludovico di Savoia furono nominati tutori di Bianca e del fratello Amedeo VI, il Conte Verde (pp. 11-22; v. la voce Amedeo VI, conte di Savoia in questo Dizionario).
Senza riscontro sono le notizie secondo cui Bianca venne chiesta in sposa da Edoardo III d’Inghilterra per il proprio erede, Edoardo il Principe Nero (Giovannini, 1909, pp. 35 s.). Di certo nel 1347 presero corpo concreti tentativi di legare Bianca a Umberto II, delfino del Viennois, ma gli accordi naufragarono (Muratore, 1907, pp. 26-29).
Una nuova prospettiva matrimoniale si aprì in direzione della Lombardia viscontea, dopo che nel 1348 si giunse a una tregua fra i Visconti, i Savoia e le altre potenze in lotta per il possesso dei domini angioini in Piemonte. Luchino Visconti pretese che in quegli accordi si inserissero alcune clausole inerenti l’espulsione dei suoi nipoti Galeazzo II e Bernabò dalla Savoia, dove i due si erano rifugiati dal 1346 per sfuggire all’ostilità dello zio. Morto Luchino (gennaio 1349), l’arcivescovo Giovanni, nuovo dominus generalis di Milano, cercò di assicurare il tranquillo stato dei confini del dominio. In Piemonte, dove le contese erano rinfocolate, egli intervenne da arbitro, stringendo in seguito una lega con Amedeo VI e Giacomo Savoia Acaia (22 ottobre 1349; Cognasso, 1955, pp. 228-230, 321).
In quel frangente maturò l’idea di unire in matrimonio Bianca e Galeazzo II, rientrato in Milano assieme a Bernabò. Il 26 maggio 1350 fu redatto a Milano l’accordo preliminare con cui Galeazzo II si impegnò a depositare 50.000 fiorini e a sposare Bianca; il matrimonio fu celebrato a Rivoli il 28 settembre seguente (Muratore, 1907, pp. 39-41; Giovio, 1853, p. 171). Da Amedeo, Galeazzo II ricevette in feudo, a nome di Bianca, la terra di Yenne, in Savoia: a questi beni si aggiunsero nel 1355 le terre di Chanaz e Montheol (Santoro, 1976, I, p. 101).
Dopo il solenne ingresso a Milano (7 ottobre 1350) la coppia si stabilì nel palazzo presso Porta Orientale (P. Azario, Liber gestorum..., a cura di F. Cognasso, 1926-1939, p. 51). Dal matrimonio nacquero Gian Galeazzo nel 1351, Maria l’anno successivo, Violante nel 1354 (Litta, 1823, tav. IV).
Fonti e storiografia concordano nell’assegnare a Bianca un ruolo di rilievo nella vita politica viscontea (Zanoboni, 1995, pp. 981 s.). Rilevante fu il suo impegno in favore di alcune istituzioni ecclesiastiche del dominio (in particolare Ordini mendicanti e comunità femminili), a cui accordò privilegi ed esenzioni (Santoro, 1976, pp. 140, 244, 252; Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms. D59suss., cc. 39r, 45v, 124r-126v, 157v). Dispensando favori, Bianca poté inoltre ampliare il suo già nutrito entourage, che divenne uno dei più estesi alla corte viscontea (ibid., cc. 81v, 82r, 173v; Grégoire XI..., a cura di A.-M. Hayez et al., I-III, 1992-1993, n. 27699).
Ebbe un ruolo determinante nel persuadere il marito a trasferirsi a Pavia, al fine di sfuggire alle crescenti pressioni di Bernabò (B. Corio, Storia di Milano, a cura di A. Morisi Guerra, I, 1978, p. 814). Nel 1365 i coniugi presero dimora nel castello di quella città. Bianca si fece poi costruire un sontuoso edificio, nel quale forse aveva sede anche la sua cancelleria (Rossetti, 2014, p. 27; Santoro, 1976, p. 255; Baroni, 1984, pp. 479 s.).
Negli anni Settanta Bianca ebbe un ruolo di mediazione nel conflitto che oppose i Visconti alla coalizione guidata da papa Gregorio XI, a cui aveva aderito anche Amedeo VI (Cognasso, 1955, p. 493): lo dimostra la sua corrispondenza con la corte papale, che seguiva un canale parallelo e indipendente rispetto agli scambi epistolari fra il papa e suo marito (Lettres secrètes..., a cura di G. Mollat, 1965, nn. 296, 559, 3511).
Nel 1373 Gregorio XI concesse a Bianca di assistere ai divini uffici nonostante fosse vigente l’interdetto sul dominio visconteo (Grégoire XI..., cit., n. 27755); un paio di anni più tardi la esortò a indurre il marito e il figlio «ad obedientiam erga Ecclesiam» (Lettres secrètes..., cit., n. 3517).
Alla fine degli anni Sessanta ricevette da Galeazzo II le terre di Monza, Abbiate, San Colombano, Graffignana, Binasco, Coazzano, Gentilino e Cortenuova, poi confermate da Gian Galeazzo nel 1375 (Santoro, 1976, p. 234; B. Corio, Storia di Milano, cit., p. 849). A Monza intervenne in favore della locale universitas mercatorum, a San Colombano promosse la redazione degli statuti, l’escavazione di una roggia e il riattamento del castrum (Frisi, 1794, p. 169; Montanari, 2003, pp. 391 s.).
Nel 1380 Monza e Abbiategrasso furono assegnate a Caterina, nuova moglie di Gian Galeazzo: egli, in cambio, donò alla madre il borgo di Vigevano. Nel 1381 Bianca promosse la riparazione delle fortificazioni e alcune riforme statutarie, fra cui delle norme volte a regolamentare le attività del mercato vigevanese. Nel 1383 approvò nuove disposizioni per la redazione dell’estimo (Colombo, 1901, pp. 284-310).
La lunga malattia di Galeazzo (morto nel 1378) deteriorò i suoi rapporti con Bernabò e Regina Della Scala. Negli ambienti di corte si fece strada la convinzione che Galeazzo II fosse vittima di sortilegi orchestrati da Regina; Bernabò, dal canto suo, cercò di approfittare della debolezza del fratello per occupare il castello di Porta Giovia e forse provò a togliere di mezzo la stessa Bianca (Annales Mediolanenses..., in RIS, XVI, 1730, col. 797).
I vari Lamentii composti dopo l’imprigionamento di Bernabò nel 1385 concordemente attribuiscono a Bianca un ruolo decisivo nell’aver orientato Gian Galeazzo ad agire contro lo zio (M. Limongelli, Lamento..., Università degli Studi di Trento, aa. 2009-10, pp. 227, 293-295; Lamenti storici..., a cura di A. Medin - L. Frati, I, 1887, pp. 163, 165).
Bianca morì il 31 dicembre 1387: Bernardino Corio sottolinea che «con exito laudabile abandonò la vita» (Storia di Milano, cit., p. 896), per Giovanni de’ Mussi fu «nobilissima domina omnibus virtutibus plena» (Chronicon placentinum, 1730, col. 549). Nel testamento redatto il 12 novembre di quell’anno Bianca elesse a sepoltura la chiesa del convento di S. Chiara, che lei stessa il 31 marzo 1380 «fecit fieri, et bene ordinari et adornari et ad sufficientiam dotavit» (col. 550; Dell’Acqua, 1893, pp. 106 ss.), con il vivo consenso della città (Magenta, 1883, p. 179). Dispose di essere seppellita «in habitu ordinis sancte Clare» e lasciò alle clarisse ogni diritto sui 40.000 fiorini «quas prefata domina habet in imprestis communis Venetiarum» (Documenti diplomatici..., a cura di L. Osio, I, 1864, p. 262). Con la rendita dei titoli sul debito veneziano, dispose poi che si finanziassero ogni anno alcune comunità agostiniane e minoritiche pavesi (pp. 263-266).
Gian Galeazzo impose ai prelati residenti a Pavia di presenziare al funerale della madre: fra loro figurava certamente Bonifacio Bottigella, agostiniano, professore allo Studium pavese, confessore ed esecutore testamentario di Bianca. In ottemperanza alla volontà materna, nel 1389 Gian Galeazzo istituì una rendita funzionale all’erezione a Pavia di un nuovo ospedale per nobili impoveriti (Albini, 2017, p. 85).
Bianca si distinse per gli spiccati interessi culturali e artistici. Aveva una nutrita biblioteca personale e promosse un interesse librario rivolto ai codici di lusso di area francese (Delmoro, 2004, p. 130; Salmi, 1955, p. 867). Il suo palazzo pavese era riccamente affrescato; della sua committenza per il convento di S. Chiara si ricordano il monumento funebre scolpito da Giacomo da Campione e l’«ancona seu majestas» del valore di 300 fiorini che dispose di lasciare alle clarisse (Documenti diplomatici..., cit., p. 265).
Fonti e Bibl.: Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms. D59suss., cc. 39r, 45v, 81v-82r, 124r-126v, 157v, 173v; J. de Mussis, Chronicon placentinum ab anno CCXXII usque ad annum MCCCCII, in RIS, XVI, Mediolani 1730, coll. 549 s.; Annales Mediolanenses ab anno 1230 usque ad annum 1402, ibid., col. 797; Documenti diplomatici tratti dagli archivj milanesi, a cura di L. Osio, I, Milano 1864, pp. 260-266; Lamenti storici dei secoli XIV, XV e XVI, a cura di A. Medin - L. Frati, Bologna 1887, I, pp. 163, 165; P. Azario, Liber gestorum in Lombardia, a cura di F. Cognasso, in RIS2, XVI, 4, Bologna 1926-1939, p. 51; Lettres secrètes et curiales du pape Grégoire XI (1370-1378) intéressant les pays autres que la France, a cura di G. Mollat, Paris 1965, nn. 296, 559, 3511, 3517; B. Corio, Storia di Milano, a cura di A. Morisi Guerra, I, Torino 1978, pp. 768, 814, 849, 896; Grégoire XI (1370-1378). Lettres communes analysées d’après les registres dits d’Avignon et du Vatican, a cura di A.-M. Hayez et al., I-III, Rome 1992-1993, nn. 27699, 27755; M. Limongelli, Lamento di Bernabò Visconti. Edizione critica e commento, tesi di dottorato, Università degli Studi di Trento, aa. 2009-10, pp. 163, 165, 188, 294 s.
A.F. Frisi, Memorie storiche di Monza, II, Milano 1794, p. 169; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, sub voce Visconti, Milano 1823, tav. IV; P. Giovio, Vite dei dodici Visconti, voltate in italiano da Lodovico Domeneghi, a cura di M. Fabi, Milano 1853, p. 171; C. Magenta, I Visconti e gli Sforza nel castello di Pavia, I-II, Milano 1883, pp. 179, 260-266; C. Dell’Acqua, Bianca Visconti di Savoja in Pavia e l’insigne monastero di S. Chiara La Reale, Pavia 1893, pp. 106 e ss.; A. Colombo, Bianca Visconti di Savoia e la sua storia in Vigevano, in Bollettino della Società pavese di storia patria, I (1901), pp. 284-310; D. Muratore, B. di S. e le sue nozze con Galeazzo II Visconti, in Archivio storico lombardo, VII (1907), pp. 5-104; G. Giovannini, Le donne di casa Savoia, Milano 1909, pp. 35 s.; F. Cognasso, L’unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, La signoria dei Visconti (1310-1392), Milano 1955, pp. 228-230, 321, 493, 516; M. Salmi, La pittura e la miniatura gotica in Lombardia, ibid., p. 867; C. Santoro, La politica finanziaria dei Visconti, I, Milano 1976, pp. 101, 140, 234, 244, 252, 255, II, 1979, p. 116; M.F. Baroni, La cancelleria e gli atti cancellereschi dei Visconti, signori di Milano dal 1277 al 1447, in Landesherrliche Kanzleien im Spätmittelalter, II, München 1984, pp. 455-483 (in partic. pp. 479 s.); M.P. Zanoboni, S. (di), B., in Dizionario biografico delle donne lombarde, a cura di R. Farina, Milano 1995, pp. 981 s.; M. Montanari, Dagli statuti di San Colombano al Lambro. Fisionomia di una comunità signorile, in Contado e città in dialogo. Comuni urbani e comunità rurali nella Lombardia medievale, a cura di L. Chiappa Mauri, Milano 2003, pp. 391 s.; R. Delmoro, Jean d’Arbois e Stefano da Verona: proposte per una rilettura critica, in Acme, 2004, vol. 57, 2, pp. 121-162 (in partic. p. 130; http://www.ledonline.it/acme/allegati/Acme-04-II-05-Delmoro.pdf, 22 febbraio 2018); E. Rossetti, In «contrata de Vicecomitibus». Il problema dei palazzi viscontei nel Trecento tra esercizio del potere e occupazione dello spazio urbano, in Modernamente antichi. Modelli, identità, tradizione nella Lombardia del Tre e Quattrocento, a cura di P. Pagliara - S. Romano, Roma 2014, p. 27; G. Albini, Declassamento sociale e povertà vergognosa. Uno sguardo sulla società viscontea, in La mobilità sociale nel Medioevo italiano. Stato e istituzioni (secoli XIV-XV), a cura di A. Gamberini, Roma 2017, pp. 71-98 (in partic. p. 85).