BIANCA d'Angiò, regina d'Aragona
Nacque nel 1283 da Carlo II d'Angiò e da Maria d'Ungheria (non è noto il luogo di nascita) appena un anno dopo la separazione dell'isola di Sicilia dal Regno, e costituì a lungo uno dei principali oggetti delle trattative di pace fra le corti di Napoli e di Barcellona.
A detta del cronista Bartolomeo da Neocastro B. sarebbe stata promessa a Giacomo d'Aragona nel 1285, quando il padre si trovava prigioniero dell'aragonese nel castello di Cefalù. Ma i documenti relativi a queste trattative parlano soltanto della figlia "maior natu", che certamente non era Bianca. L'errore del cronista si può spiegare con la circostanza che al momento della redazione della cronaca nel 1293-94 erano realmente in corso delle trattative per il matrimonio di B. con Giacomo II d'Aragona. I patti comunque, assai sfavorevoli per il principe di Salerno, non furono mai eseguiti, e B. nel 1289 fu promessa in sposa a Giovanni di Monferrato, figlio del marchese Guglielmo VII. Carlo II intendeva con questo fidanzamento rafforzare le sue posizioni nel Piemonte, ma quando nel 1292 il giovane Giovanni successe al padre, ruppe il fidanzamento, ritenendo più opportuno per il suo piccolo stato l'alleanza con Milano, ghibellina. Il nome di B. appare di nuovo all'inizio del 1293, in occasione delle trattative angioino-aragonesi svoltesi a Guadalajara, poi a Soria, nel corso delle quali fu stabilito fra l'altro che Carlo II avrebbe dato in sposa sua figlia B. a Federico d'Aragona, luogotenente nell'isola di Sicilia per il fratello Giacomo II d'Aragona, il quale in cambio avrebbe concesso in feudo l'isola a Federico. Un nuovo convegno a Pontoise (apr. 1293), per ottenere il consenso francese a questi accordi, confermò gli articoli relativi al matrimonio di B. con Federico d'Aragona.
Tuttavia l'avvicinamento sempre più stretto di Giacomo II d'Aragona, dopo la sua rottura con Sancio di Castiglia, a Carlo II d'Angiò, frutto di un incontro personale dei due sovrani nel dicembre dello stesso anno a Junquera, fece sorgere per la prima volta il progetto di un matrimonio di B. con lo stesso Giacomo II, benché questi fosse ancora sposato con Isabella di Castiglia. In cambio il re avrebbe restituito a Carlo II la Sicilia. Ma la possibilità di una definitiva riconciliazione con la Francia, presentatasi poco dopo, fece rinunziare Giacomo II al nuovo progetto matrimoniale e riprendere invece il piano già discusso in precedenza di sposare al posto di B. la omonima sorella di Filippo il Bello, Bianca di Francia, mentre B. doveva sposare, come era stato convenuto prima, Federico d'Aragona.
Nel marzo del 1295 Giacomo II mandò a Roma suoi ambasciatori con l'incarico di chiedere al nuovo papa Bonifacio VIII il consenso a queste trattative. Questi, però, fermamente deciso a risolvere finalmente la questione siciliana, rifiutò il suo placet e invitò Giacomo II, in una lettera del 5 marzo 1295 che giunse a Barcellona ancor prima della partenza degli ambasciatori, ad abbandonare il progetto francese e a sposare B. d'Angiò. Nonostante ciò gli ambasciatori aragonesi, che avevano ricevuto da Giacomo II precise e dettagliate istruzioni, si opposero ostinatamente, con l'appoggio degli inviati del re di Francia, ai desideri del papa, concludendo addirittura con i Francesi i patti del matrimonio di Giacomo II con Bianca di Francia. Solo l'energico intervento di Bonifacio VIII, che nel maggio scrisse una nuova lettera a Giacomo II in termini alquanto duri, fece desistere il re aragonese dal suo progetto: Giacomo si rassegnò così a sposare B., chiedendo a Carlo II una dote di almeno cinquantamila marchi d'argento che dovevano servire a finanziare la guerra contro la Castiglia, ma rifiutò recisamente di impegnarsi ad aiutare Carlo II nella riconquista dell'isola di Sicilia.
Nel giugno del 1295 fu conclusa finalmente ad Anagni tra Carlo II e Giacomo II la pace che doveva essere sanzionata dal matrimonio del re d'Aragona con B. d'Angiò. Il 6 giugno i procuratori di Giacomo pronunziarono in nome del re la solenne promessa di matrimonio, "reservato" però "aspectu... domine Blance". La ripeterono il 20, dopo aver conosciuto personalmente la giovane principessa a Napoli e averne apprezzato le doti fisiche. Il 29 giugno infine fu fissata la dote: centomila marchi d'argento a carico del papa, dei quali venticinquemila da versare al momento della celebrazione delle nozze. Nello stesso anno Bonifacio VIII sciolse, in conseguenza, il matrimonio di Giacomo II con Isabella di Castiglia. Nell'autunno del 1295 Carlo II accompagnò personalmente la figlia in Catalogna dove il 1º novembre furono celebrate le nozze nel monastero di Vilabertrán.
In Aragona la dodicenne regina, a detta del cronista Muntaner, fu accolta con grande simpatia. Sempre secondo la testimonianza del cronista catalano, la popolazione del regno avrebbe chiamato B. la "sancta regina... de sancta pau", perché aveva portato la pace e la fortuna. Nonostante la sua giovanissima età, B. si rivelò presto una buona compagna e collaboratrice del marito, che soleva anche accompagnare nei suoi viaggi e nelle sue campagne militari. È noto, infatti, che seguì il re Giacomo nella spedizione siciliana del 1298, nel corso della quale soggiornò per un certo tempo a Napoli, dove mise alla luce il secondogenito Alfonso. Nel 1309, un anno prima della morte, già malata, volle accompagnare ugualmente il marito nella campagna contro i Mori di Almeria.
Di una specifica attività politica di B. non si può parlare, sebbene la sua condizione di principessa angioina sposa del re d'Aragona ne facesse l'ideale intermediaria nei rapporti non sempre facili fra le due corti di Napoli e di Barcellona. A lei infatti si rivolse ad esempio il padre, Carlo II, nel 1301, pregandola di convincere il marito a desistere da un'alleanza con la Repubblica di Genova in funzione antiangioina. Ma anche se B., attaccatissima alla sua famiglia, mantenne sempre ottimi rapporti personali con la corte di Napoli, non risulta che abbia mai svolto una precisa opera di mediazione politica, se non nel senso piuttosto generico di raccomandare insistentemente la pace e l'armonia fra le due corti. A questa funzione solo indirettamente politica si richiamò anche Arnaldo di Villanova che nell'estate del 1309 le indirizzò da Avignone una lettera, in cui invocava il suo intervento per riportare la pace tra Angioini e Aragonesi.
Particolare rilievo ha il costante intervento di B. nella politica matrimoniale della corte di Barcellona. Subito dopo le sue nozze si adoperò attivamente per concludere il matrimonio dell'infante Pietro, fratello del re Giacomo, con la nobildonna catalana Guglielma de Moncada. Ancora alla sua personale iniziativa si dovettero i matrimoni di sua sorella, Maria d'Angiò, con Sancio di Maiorca nel 1304, e della figlia del grande ammiraglio d'Aragona Ruggiero di Lauria con Jacopo de Jérica nel 1298. Numerosi poi i progetti e le trattative matrimoniali iniziati da B. ma non condotti a conclusione. Così, ad esempio, il ventilato matrimonio del fratello, Roberto d'Angiò, con Isabella di Castiglia, già sposa di Giacomo II, al quale B. portò tutto il contributo della sua consumata abilità in questioni matrimoniali, ma senza successo.
Di notevole importanza anche l'attività edilizia promossa da B., che fece restaurare e ampliare il palazzo reale di Barcellona e quello di Valenza, e fece costruire una residenza reale annessa al monastero di Santas Creus, arricchito di un refettorio e di un chiostro.
Giacomo II la circondò di una speciale corte, costituita da esponenti di primo piano della nobiltà catalana e in generale da persone di stretta fiducia del re, che avevano anche il compito di controllarne l'attività nei suoi possibili rapporti con gli Angioini di Napoli. Della corte di B. fecero parte Vidal de Vilanova, già incaricato di importanti missioni diplomatiche, il consigliere reale Gonzalo Garcia e il cancelliere Ramón de Montanyana. Alla personale decisione di B. era riservata solo la scelta del confessore e dei cappellano. B. partecipò dell'atmosfera religiosa e culturale della corte aragonese influenzata dal misticismo di Arnaldo da Villanova, delle cui opere fu ritenuta attenta lettrice. A lei il filosofo Ramón Lull dedicò il suo Llibre de oracions.
Già madre di nove figli (Giacomo, Alfonso, Maria, Costanza, Isabella, Bianca, Giovanni Pietro, Raimondo Berengario), B. morì in conseguenza del parto della decima figlia, l'infanta Violanta, il 13 ott. 1310 a Barcellona, all'età di solo ventisette anni.
Il suo testamento, redatto in data 18 ag. 1308, prima della nascita di Raimondo Berengario, ci è stato conservato. In esso B. dispose dei suoi beni a favore dei figli, ma istituì anche numerosi legati per opere di beneficenza.
Secondo le sue ultime volontà fu seppellita nel monastero di Santas Creus, dove Giacomo II fece trasferire le sue spoglie nel gennaio del 1316.
Fonti e Bibl.: R. Muntaner,Crónica, a c. di J. Coroleu, Barcelona 1886, pp. 355, 358; Acta Aragonensia, a c. di H. Finke, I-III, Berlin-Leipzig 1908-1922,ad Indices; Codice diplomatico dei re aragonesi di Sicilia, a c. di G. La Mantia, I, Palermo 1917, pp. 354-357, 476; Bartholomaei de Neocastro,Historia Sicula, a c. di G. Paladino, in Rer. Ital. Script., 2 ed., XIII, 3, p. 79; Arnau de Vilanova,Obres catalanes, a c. di M. Battlori, I, Barcelona 1947, pp. 245-247; H. E. Rolide,Der Kampf um Sizilien in den Jahren 1291-1302, Berlin-Leipzig 1913, pp. 46, 51, 69, 71, 119 s., 129, 136 s., 147, 149-151; G. M. Monti,La dominazione angioina in Piemonte, Torino 1930, pp. 64, 67, 91; H. Finke,Nachträge und Ergänzngen zu den Acta Aragonensia (I-III), in Spanische Forschungen der Görresgeselischaft, s. 1, IV(1933), pp. 396 s.; J. E. Martinez Ferrando,Jaime II de Aragón. Su vida familiar, Barcelona 1948, I, pp. 5-20; II,ad Indicem (pubblica una ricca messe di documenti relativi al regno di B. in Aragona); V. Salavert y Roca,El tratado de Anagni y la expansión mediterránea de la Corona de Aragón, in Estudios de Edad media de la Corona de Aragón, sección de Zaragoza, V (1952), pp. 209-360 (in app. pubblica un ampio gruppo di docc. relativi ai patti nuziali del matrimonio di B. con Giacomo II d'Aragona, ai nn. XII, XVI, XX, XXV, XXVI, XXXIV); E. G. Léonard,Les Angevins de Naples, Paris 1954, pp. 185, 317; V. Salavert y Roca,Cerdeña y la expansión mediterránea de la Corona d'Aragón. 1297-1314, Madrid 1956, I, testo; II, documenti,ad Indices.