ROSSETTI, Biagio.
– Nacque a Ferrara tra il 1446 e il 1447 da Andrea (della madre non si conosce il nome).
Sposato con Elisabetta Piernovelli, ebbero tre figlie femmine, Margherita, Ilissia e Caterina, e due figli maschi, Niccolò e Gerolamo (Cittadella, 1868, p. 264, con albero genealogico dell’artista).
La famiglia di Rossetti risiedeva nella contrada di S. Maria in Vado (p. 255). Si hanno poche notizie sulla sua formazione: la prima attestazione di un coinvolgimento di Rossetti in cantiere risale al 1467, quando prestò la sua opera come muratore a palazzo Schifanoia sotto la guida di Pietro Benvenuti dagli Ordini, architetto di Borso d’Este (Zevi, 1960, pp. 57-62, 108, 127, 308; Marcianò, 1991, p. 251). Tra il 1467 e il 1474 lavorò alla casa di Teofilo Calcagnini a Ferrara (Zevi, 1960, p. 64; Franceschini, 1995-1997, t. 1, doc. 55; Toffanello, 2010, p. 44).
Nel corso degli anni Settanta la presenza di Rossetti è variamente documentata, anche se le attribuzioni di opere risalenti a quel periodo sono ancora incerte. A Rovigo si ipotizza il suo intervento in due cantieri: il chiostro del convento di S. Bartolomeo (1474) e palazzo Roverella (1474 circa); a Ferrara gli sono attribuiti i progetti per l’abside di S. Niccolò (1475, realizzata nel 1498) e per palazzo Roverella (1506-08), mentre è documentata la collaborazione alla costruzione del palazzo di S. Francesco o Pareschi (1475; Zevi, 1960, pp. 51 s., 65 s., 325-327, 567; Marcianò, 1991, p. 251). Tra il 1474 e il 1483 Rossetti strinse un sodalizio con il muratore Domenico di Loco, insieme al quale realizzò alcuni lavori alle mura medievali della città (Franceschini, 1995-1997, t. 1, docc. 322, 363), alla «fabbrica nuova di corte» (1479-81; ibid., docc. 271-272) e al sistema idraulico che forniva l’acqua alle fontane (Zevi, 1960, pp. 560 s.; Franceschini, 1995-1997, t. 1, doc. 229; Toffanello, 2010, p. 44). È inoltre documentato il progetto per una fontana in piazza delle Erbe (1481, distrutta; Zevi, 1960, pp. 66 s.; Marcianò, 1991, p. 252). Nel 1485 si dedicò alla costruzione del campanile della chiesa di S. Giorgio, modellato su quattro piani con ordini architettonici in terracotta. Tra il 1482 e il 1484 alcuni pagamenti ne attestano l’impegno in opere da muratore svolte ad Argenta (Zevi, 1960, pp. 561 s.; Franceschini, 1995-1997, t. 1, doc. 404). In seguito alla morte di Pietro Benvenuti dagli Ordini (1483), divenne ingegnere di corte, ruolo che ricoprì fino al 1516, durante il ducato di Ercole I e di Alfonso I (Franceschini, 1995-1997, t. 1, doc. 477 per la prima occorrenza come «inzignerio»).
All’esterno del ducato estense più incerto è l’apporto al progetto per il palazzo dei Principi a Correggio (1500), fondato solo sulla lettura delle forme architettoniche (Zevi, 1960, p. 351). Tra il 1485 e il 1488 fu coinvolto nei restauri della residenza estense presso il fondaco dei Turchi a Venezia, utilizzata come dimora degli agenti ferraresi a partire dal 1381.
Nel 1485 Rossetti ricevette da Ercole I l’incarico di programmare i lavori di consolidamento del palazzo veneziano e da quel momento compì diversi viaggi in laguna. Dalle lettere che gli agenti ferraresi, Alberto Cortesi, Aldobrandino Guidoni e Niccolò Roberti, scambiarono con il duca si evince che gli interventi furono destinati al riassetto degli interni e al consolidamento del palazzo. Per diversi anni Rossetti gestì a distanza il cantiere, che avanzò a singhiozzo anche a causa della peste del 1485, condizione che condannò la fabbrica a uno stato di abbandono. Quando nel maggio 1489 si prospettò la visita a Venezia della regina di Cipro Caterina Corner, l’agente Aldobrandino Guidoni richiese l’invio immediato di Rossetti in laguna, affinché rendesse l’edificio – in quel momento non utilizzabile – una dimora decorosa per l’ambasciatore degli Estensi in occasione dell’avvenimento diplomatico. Si colloca in questo periodo la fine della vicenda veneziana di Rossetti: gli interventi dell’architetto possono oggi essere valutati con difficoltà a causa dei restauri condotti nel corso dell’Ottocento, che cancellarono le tracce dei lavori quattrocenteschi (Zevi, 1960, pp. 566, 568; Casini - Rugolo, 2002, pp. 71-81; Franceschini, 1995-1997, t. 1, docc. 489, 650, 651, 653, 729).
Tornato stabilmente a Ferrara, lavorò ad alcune residenze estensi, tra cui il palazzo di Porto (1487; Marcianò, 1991, p. 252), e nel 1490 iniziò la costruzione della propria abitazione nella contrada di S. Antonio in Polesine (Cittadella, 1868, p. 263; Zevi, 1960, pp. 42-46, 574; Franceschini, 1995-1997, t. 1, doc. 728). Gli anni Novanta segnarono il momento più intenso dell’attività dell’architetto. Nel 1491, in occasione delle nozze tra il futuro Alfonso I, figlio di Ercole I, e Anna Sforza, figlia del defunto duca di Milano Galeazzo Maria, Rossetti realizzò quattro archi trionfali effimeri destinati a ornare il percorso cerimoniale nel centro di Ferrara (Cittadella, 1868, pp. 217 s.; Tuohy, 1996, pp. 267, 425, 443; Franceschini, 1995-1997, t. 1, doc. 790). Nello stesso periodo, probabilmente nell’ambito dei progetti destinati ad abbellire la città in occasione dei festeggiamenti per le nozze principesche, Rossetti lavorò alla costruzione della loggia di Piazza (1491-93), distrutta nel 1532 (Franceschini, 1995-1997, t. 1, docc. 832, 835; t. 2, docc. 12, 15; Folin, 2009, pp. 296-301).
Nel 1492 iniziarono i lavori di ampliamento di Ferrara verso nord, intervento noto in seguito come ‘addizione erculea’, che Rossetti supervisionò fino al 1510 (Tuohy, 1996, pp. 121-141; Rosenberg, 1997, pp. 110-152, entrambi con riferimenti bibliografici agli edifici realizzati). Tale espansione mirava ad aumentare le difese contro Venezia, con cui Ferrara era stata in guerra tra il 1482 e il 1484 (guerra del sale). Il progetto prevedeva la costruzione di un ampliamento della cinta muraria, che venne realizzato tra il 1493 e il 1525. Alla fine del 1493 Rossetti iniziò la costruzione del torrione circolare di S. Giovanni Battista e dell’omonima porta: in questo momento si posero le fondamenta anche per gli altri torrioni della città, la cui edificazione era iniziata nell’agosto del 1492 con l’escavazione di un fossato di 80 piedi (circa 33,6 m; Scafuri, 1999, pp. 36-49).
In concomitanza con l’addizione erculea, Rossetti si trovò implicato nella progettazione di diversi edifici all’interno della nuova area urbana e fu impegnato nella gestione di alcuni cantieri, oltreché nel trasporto di materie prime. Il principale incarico fu la costruzione del palazzo dei Diamanti: commissionato dal fratello di Ercole I, Sigismondo d’Este, esso venne edificato in corrispondenza del più importante snodo viario dell’addizione erculea, il cosiddetto quadrivio degli Angeli, ovvero l’incrocio tra strada degli Angeli (corso Ercole I d’Este) e via dei Prioni (corso Biagio Rossetti).
Nel 1495 Rossetti, su commissione di Sigismondo d’Este, si impegnò con il fornaciaio Leonardo da Reggio per commissionare la produzione di pietre e di centomila coppi, accordo rinnovato l’anno successivo per la fabbricazione di un altro milione di pietre e coppi, primi indizi sull’avvio della costruzione (Franceschini, 1995-1997, t. 2, docc. 218, 289). L’impaginato della facciata fu ispirato ai palazzi toscani, in particolare a palazzo Strozzi, molto apprezzato da Ercole I (Kent, 1977). L’intero prospetto fu rivestito di bugne di pietra di Verona, tagliate in foggia di diamante. L’impianto dell’edificio si articola intorno a un cortile centrale, loggiato su un solo lato.
Il palazzo dei Diamanti avrebbe subito diverse modifiche nei decenni successivi: sarebbero stati aggiunti il balcone posto sull’angolo (1594) e l’arma dei nuovi proprietari (i marchesi Villa) insieme alle paraste accanto al portale d’ingresso (1642; Kehl, 1991; Tuohy, 1996, pp. 186 s.; Marchesi, 2015, p. 412).
Nel 1494, insieme al muratore Alessandro Biondo, Rossetti venne pagato per alcuni lavori nella chiesa di S. Maria degli Angeli (andata in rovina nel corso del XIX secolo) e nella piazza Nuova. L’anno successivo, sempre con Biondo, firmò un contratto con Antonio Maria Guarnieri, procuratore di Ercole I, per la realizzazione delle nuove mura di Ferrara (Zevi, 1960, pp. 598 s.; Franceschini, 1995-1997, t. 2, docc. 196, 197, 216, 792, 793).
Nel 1495 Rossetti stipulò una convenzione con gli agostiniani per la costruzione della chiesa di S. Maria in Vado, i cui lavori erano iniziati almeno l’anno precedente (Zevi, 1960, pp. 600 s.). Le forme della fabbrica furono determinate da alcuni disegni del pittore Ercole Grandi – identificato non senza controversie con Ercole de’ Roberti – citato nella convenzione stessa (Franceschini, 1995-1997, t. 2, docc. 217, 291, 292; Toffanello, 2010, pp. 273-278, con bibliografia). Nel 1497 furono condotte a termine le chiese di S. Vito, S. Gabriele e S. Silvestro, per cui Rossetti fu pagato solo nel 1503 (Zevi, 1960, pp. 651 s.). Dello stesso anno fu la convenzione fra Rossetti e i muratori Bartolomeo de Rigino e Andrea Fiorato per la costruzione della chiesa di S. Francesco (Cittadella, 1868, pp. 257-259; Zevi, 1960, pp. 609 s.; Tuohy, 1996, p. 376; Franceschini, 1995-1997, t. 2, docc. 392, 440, 441).
La facciata della chiesa è contraddistinta da intarsi in pietra, e l’impostazione della pianta, scandita in tre navate divise da colonne, fu probabilmente ispirata alla chiesa di S. Lorenzo a Firenze, opera di Filippo Brunelleschi.
È convenzionalmente attribuito a Rossetti – pur in assenza di tracce documentarie – il progetto per la chiesa di S. Giovanni Battista, terminata in seguito da Girolamo Sellari detto da Carpi. Nel 1498 Rossetti iniziò la costruzione delle absidi della cattedrale, della chiesa di S. Niccolò, progettata anni prima, e della certosa di S. Cristoforo (Zevi, 1960, pp. 342-344). Da questo momento, egli risiedette stabilmente nella contrada di S. Antonio in Polesine (Cittadella, 1868, pp. 257-259).
Nel 1499 assunse l’appalto delle pitture da far eseguire nella cattedrale di Ferrara, ricevendo un compenso di 760 lire. Andrea Mantegna fu nominato arbitro dal giudice dei Savi per giudicare la qualità delle figure, realizzate da un ignoto pittore modenese, da Lorenzo Costa e da Nicolò Pisano (Zevi, 1960, pp. 619 s.; Franceschini, 1995-1997, t. 2, doc. 439; Toffanello, 2010, pp. 221 s., con bibliografia). Il 29 ottobre dello stesso anno Alfonso I inviò Rossetti ad arginare la rotta del Po a Fossanova (Zevi, 1960, p. 620).
Il susseguirsi degli incarichi per conto del duca Ercole – spesso legati all’approvvigionamento dei materiali – rese discontinuo l’impegno nei cantieri da parte di Rossetti, che venne richiamato più volte – come si era già verificato durante l’incarico nella Serenissima – per le sue frequenti assenze. All’inizio del Cinquecento intraprese i lavori a palazzo Costabili (noto anche come palazzo di Ludovico il Moro), residenza di Antonio Costabili, oratore del duca di Ferrara a Milano (ibid., pp. 344-346). La costruzione iniziò nel 1502 (Cittadella, 1868, p. 256; Zevi, 1960, pp. 637 s.; Franceschini, 1995-1997, t. 2, docc. 610, 611, 614). L’opera fu affidata a Rossetti e al tagliapietra Gabriele Frisoni, incaricato della fornitura delle pietre per il cortile e per la facciata su via della Ghiara (oggi via XX Settembre), rimasta incompiuta. Il 21 settembre 1503 Rossetti, impegnato in altri cantieri, delegò la costruzione ai tagliapietre Girolamo Pasino e Cristoforo di Ambrogio da Milano, con la promessa di affidare loro anche quella del palazzo dei Diamanti (Cittadella, 1868, pp. 259-262; Zevi, 1960, pp. 646-649; Franceschini, 1995-1997, t. 2, doc. 687). Il documento venne annullato il 29 ottobre 1504 (Zevi, 1960, pp. 662 s.; Franceschini, 1995-1997, t. 2, doc. 752). Nel 1503 i fratelli fornaciari Giovanni Pietro e Francesco Tibaldini conferirono ad Antonio Costabili l’autorizzazione di fabbricare i laterizi e di trasportarli alla porta dell’Amore, in prossimità del lotto su cui sarebbe sorto il palazzo (Cittadella, 1868, p. 256).
Caratterizzato dall’affaccio su due strade, palazzo Costabili è contraddistinto da un cortile loggiato articolato in due registri, unico caso a Ferrara. Il rapporto 2 a 1 esistente tra gli archi del primo e del secondo livello – che non ha precedenti locali – potrebbe derivare dall’osservazione della residenza estense al fondaco dei Turchi a Venezia. Sempre di origine veneziana appare la decorazione dei gradini della scala di rappresentanza, ispirati a diversi esempi architettonici e pittorici presenti nella Serenissima.
Insieme al palazzo dei Diamanti, palazzo Costabili costituisce uno degli esempi più significativi nell’opera di Rossetti, anche se dai documenti pervenuti risulta difficile stabilire il suo effettivo apporto alla progettazione.
Tra il 1500 e il 1503 venne registrata in più occasioni la sua presenza a Carpi, con l’incarico di eseguire restauri a torri e rocche, e di lavorare alle fortificazioni (Svalduz, 2001, pp. 84 s.).
Dal 15 al 22 novembre 1503 si fermò a Milano – come riferito dall’ambasciatore estense Giorgio Seregni – per compiere la stima di una fabbrica di proprietà del duca di Ferrara (Zevi, 1960, pp. 649-651; Franceschini, 1995-1997, t. 2, docc. 696-698). Il 21 ottobre 1504 fu inviato insieme all’architetto ferrarese Alessandro Doria a Firenze, e in seguito al campo di Pisa per offrire una consulenza in merito alla deviazione del corso dell’Arno (Cittadella, 1868, p. 256; Zevi, 1960, p. 661).
Nel 1505 morì Ercole I, cui succedette il figlio Alfonso I. Pur continuando a servire il duca, Rossetti iniziò a lavorare anche per il cardinale Ippolito I d’Este, fratello di Alfonso. Nel 1511 fu inviato dal duca a Mantova insieme al muratore Bartolomeo Tristano per servire Isabella d’Este, sorella di Alfonso e moglie del marchese Francesco II Gonzaga.
Isabella era intenzionata a edificare un casino ‘bizarro’. Il progetto prevedeva l’innalzamento di un loggiato con colonne di marmo, che la marchesa intendeva recuperare dai cantieri di Ferrara – proposta che non andò a buon fine.
Rossetti prestò una consulenza, mentre Tristano rimase nella città dei Gonzaga per la realizzazione dell’opera, di cui oggi non restano testimonianze materiali (Brown, 1990; Franceschini, 1995-1997, t. 2, docc. 963, 965-967, 970, 972, 973, 978, 979).
Nel 1512 Alfonso I sollecitò i lavori per l’ampliamento delle mura, che sarebbero stati terminati nel 1525. Il progetto interessava l’area delle fortificazioni comprese tra il torrione della Fontana sopra Po a ovest e il torrione di S. Giorgio a est: Rossetti, coinvolto nel progetto insieme a Biondo, propose una cortina organizzata in scarpa e controscarpa e un sistema a ‘zirone’ (girone, ovvero una sorta di recinto fortificato), con camminamenti e porte per la difesa armata della città. L’effettiva realizzazione delle mura iniziò nel 1518, due anni dopo la morte dell’architetto: quanto venne costruito non sembra aver tenuto conto del progetto di Rossetti (Farinelli Toselli, 1985).
Ulteriori indizi sulla sua celebrità all’esterno del ducato si rintracciano in una lettera di Ippolito d’Este al fratello Alfonso (12 dicembre 1513), in cui il cardinale riferiva il desiderio di Leone X di vedere operativo Rossetti a Roma (Franceschini, 1995-1997, t. 2, doc. 1037). Tra il 1513 e il 1515 fu impegnato nei cantieri della fabbrica di Ro, di Baura, di Codigoro, di Sabbioncello e di Castelnovo parmense (Marchesi, 2011, pp. 10, 18, 210, 560 s., 563; Franceschini, 1995-1997, t. 2, docc. 1050, 1053, 1054, 1076, 1079, 1080). Insieme a Tristano, Rossetti eseguì per il cardinale Ippolito alcune opere per il palazzo di Belvedere sul Boschetto (1513; Zevi, 1960, p. 682; Marcianò, 1991, p. 188; Franceschini, 1995-1997, t. 2, docc. 1036, 1038, 1039; Marchesi, 2011, p. 564).
Morì a Ferrara il 16 settembre 1516 (Cittadella, 1868, p. 262; Franceschini, 1995-1997, t. 2, doc. 1120).
Nello stesso anno fece testamento: istituì il figlio Gerolamo erede universale, lasciò una dote alla nipote Diamante, figlia del defunto Niccolò, e dispose che la moglie Elisabetta usufruisse della casa per tutta la vita, godendo del mantenimento a spese degli eredi (Zevi, 1960, pp. 686 s.; per la trascrizione del documento: Franceschini, 1995-1997, t. 2, doc. 1121). Gerolamo compose un epitaffio (originariamente affisso nella chiesa di S. Andrea a Ferrara e oggi perduto) con una lode del padre, definito «languentis architecturae instaurator» (Guarini, 1621, p. 371). Dopo la morte di Rossetti, il ruolo di ingegnere salariato di corte fu soppresso per circa cinquant’anni (Guerzoni, 2002, p. 198).
Fonti e Bibl.: M.A. Guarini, Compendio historico dell’origine, accrescimento e prerogative delle chiese e luoghi pii della città e diocesi di Ferrara, Ferrara 1621, p. 371; L.N. Cittadella, Notizie amministrative, storiche, artistiche relative a Ferrara ricavate da documenti, II, Ferrara 1868, pp. 217 s., 255-264; G. Padovani, Architetti ferraresi, Rovigo 1955, s.v.; B. Zevi, B. R. architetto ferrarese. Il primo urbanista moderno europeo, Torino 1960; F.W. Kent, ‘Più superba de quella de Lorenzo’: Courtly and family Interest in the building of Filippo Strozzi’s palace, in Renaissance quarterly, XXX (1977), 3, pp. 311-323; A. Farinelli Toselli, ‘Reparazione’ delle mura estensi in una lettera di B. R. del 1513, in Musei ferraresi, XV (1985), pp. 99-102; C.M. Brown, «Al suo amenissimo palazzo di Porto». B. R. and Isabella Gonzaga, in Atti e memorie. Accademia nazionale virgiliana di scienze lettere ed arti, n.s., 1990, vol. 58, pp. 33-53; P. Kehl, Il progetto originario e le modifiche del XVI secolo, in Palazzo dei Diamanti. Contributi per il restauro, a cura di C. Di Francesco, Ferrara 1991, pp. 91-99; A.F. Marcianò, L’età di B. R. Rinascimenti di casa d’Este, Ferrara 1991, pp. 188, 251 s.; A. Franceschini, Artisti a Ferrara in età umanistica e rinascimentale: testimonianze archivistiche, II, tt. 1 e 2, Ferrara 1995-1997; A. Ghisetti Giavarina, R., B., in The dictionary of art, a cura di J. Turner, XXVII, London-New York 1996, pp. 188-190; T. Tuohy, Herculean Ferrara: Ercole d’Este (1471-1505), and the invention of a ducal capital, Cambridge 1996, pp. 121-141, 186 s., 267, 376, 425, 443; C.M. Rosenberg, The Este monuments and urban development in Renaissance Ferrara, Cambridge 1997, pp. 110-152; F. Scafuri, Il torrione di San Giovanni Battista, in Bollettino della Ferrariae Decus, 1999, n. 16, pp. 36-49; M. Casini - R. Rugolo, ‘La casa del zogo et de li desviati’: il palazzo degli Este a Venezia, le compagnie della Calza e B. R., in Venezia Cinquecento, XI (2001), 21, pp. 71-81; E. Svalduz, Da castello a città: Carpi e Alberto Pio, Roma 2001, pp. 84 s.; G. Guerzoni, Ricadute occupazionali ed impatti economici della committenza artistica delle corti estensi tra Quattro e Cinquecento, in Economia e arte, secc. XIII-XVIII. Atti della Settimana di studi..., Prato... 2001, a cura di S. Cavaciocchi, Firenze 2002, pp. 187-230; M. Folin, Un ampliamento urbano della prima età moderna: l’Addizione Erculea di Ferrara, in Sistole/diastole. Episodi di trasformazione urbana nell’Italia delle città, a cura di M. Folin, Venezia 2006, pp. 51-174; Id., La committenza estense, l’Alberti e il palazzo di corte di Ferrara, in Leon Battista Alberti. Architetture e committenti, Atti del Convegno nazionale..., Firenze-Rimini-Mantova... 2004, a cura di A. Calzona et al., I, Firenze 2009, pp. 257-304; M. Toffanello, Le arti a Ferrara nel Quattrocento. Gli artisti e la corte, Ferrara 2010, pp. 44, 221 s., 273-278; A. Marchesi, Delizie d’archivio. Regesti e documenti per la storia delle residenze estensi nella Ferrara del Cinquecento, I, Dimore suburbane ed extraurbane, Ferrara 2011, pp. 10, 18, 210, 560-564, II, Dimore urbane, 2015, p. 412.