MOLINARO, Biagio
MOLINARO (Molinari), Biagio. – Nacque a Trani il 21 genn. 1825 da Giuseppe e da Luisa Cafaro. Il padre lo spinse a intraprendere gli studi giuridici, ma presto iniziò a coltivare il suo interesse per la pittura. Ebbe come maestri Costanzo Angelini e Michele De Napoli, ma si allontanò entro breve tempo da una pittura da molti definita leziosa e accademica, accostandosi alla Scuola di Posillipo (Ronchi, p. 8). Fu influenzato dal naturalismo di Filippo Palizzi e Domenico Morelli, ma, differentemente da quanto è stato affermato da certa critica, non può certamente essere definito un innovatore o un capo scuola (Ronchi; Netti, p. 25).
Negli anni Quaranta, quando mostrava già ottime doti pittoriche, risiedeva a Napoli e nel 1849, mentre frequentava l’Istituto di belle arti (Pastore, 2008, p. 51), dipinse il Ritratto di Nicola Gabriele Tanzi (Bari, Museo storico civico), un patriota del Risorgimento pugliese del quale colse con precisione realistica l’esatta fisionomia del volto, come si evince dal confronto con alcune fotografie d’epoca. Soggiornò a Roma nel 1854, dove sembra sia venuto in contatto con l’ambiente degli artisti inglesi della cerchia di John Ruskin (Id., 2002, pp. 223 s.; 2008, p. 17). L’anno seguente espose presso il Real Museo borbonico La schiavitù degli Israeliti in Egitto (collezione privata), dipinto col quale ottenne la medaglia d’oro (Carotenuto). Nel 1856, insieme con Ignazio Perricci, vinse il concorso per affrescare le volte della sala della Gran Corte civile, presso Castel Capuano a Napoli.
Perricci aveva l’incarico di eseguire le decorazioni e il M. il compito di effettuare la parte figurativa (portata a termine nel 1858, firmata e datata da entrambi). L’opera, recentemente restaurata dalla soprintendenza locale, ha come tema Il Regno della Giustizia. Il M. scelse di rappresentare l’Allegoria del Regno della Giustizia che protegge l’Innocenza e la Virtù (dipinte nel riquadro centrale) e perseguita I Vizi e i Delitti (riquadro inferiore), permettendo Il rifiorire della Pace e della Civiltà sulla terra (settore superiore). Nella stessa sede il M., insieme con il suo collega, eseguì anche vari restauri d’affreschi (Petroni, pp. 34 s. e tav. XI).
In questi anni, nell’ambito dei restauri della cattedrale di Troia, eseguì medaglioni con i dodici apostoli, eliminati nel 1957, ed altri affreschi agiografici (Pastore, 2008, pp. 52 s.). Nel 1861 fu fra i fondatori della Società promotrice di belle arti di Napoli, per la quale fu anche consigliere e giudice in alcune esposizioni (Carotenuto). L’anno successivo partecipò alla prima edizione della Promotrice con Cristo nostro Signore coi fanciulli. Sinite parvulos venire ad me (Napoli, Asilo infantile di S. Carlo alle Mortelle). Nel 1863, oltre a partecipare nuovamente a questa manifestazione, realizzò il sipario per il teatro di Trani raffigurando I consoli veneziani che nel 1063 offrono gli statuti marittimi alla città di Trani, noto anche con il titolo Promulgazione degli statuti marittimi di Trani, commissionato per l’ottavo centenario dell’avvenimento (Trani; Scuola E. De Amicis).
È questa l’opera che diede maggiore notorietà all’artista, e alcuni contemporanei, come Edoardo Fusco, si rammaricarono perfino del fatto che l’imponente figurazione dovesse essere continuamente aperta e ripiegata, seguendo gli atti delle rappresentazioni sceniche (Ronchi, p. 10). Non mancarono successivamente alcuni commentatori che sottolinearono gli errori storici commessi dal M., colpevole di aver raffigurato nell’anno 1063 la cattedrale di Trani che ancora non era stata costruita (La Gazzetta del Mezzogiorno, 26 e 30 maggio 1963; Ronchi, pp. 10 s.; Pastore, 2002, pp. 227 s.). Il M. si difese da queste critiche adducendo la facoltà di ottenere licenze in ragione della sua arte (Pastore, 2008, pp. 22-26). Il sipario, restaurato nel 1988, fu progettato mediante una serie di disegni preparatori, ancora esistenti presso una collezione privata di Trani (ripr. in Ronchi, pp. 15-55), dove si conserva anche Giambattista Vico va a vendere il suo anello per dare alle stampe la Scienza nuova, esposto alla Promotrice di Napoli del 1863 e tirato a stampa l’anno seguente per farne dono ai Soci (Pastore, 2008, p. 54).
Nel 1864 ancora alla Promotrice espose Cristoforo Colombo accolto da Giovanni Perez, priore di S. Maria della Rabida in Ispagna (Bari, Pinacoteca provinciale; deposito del Museo nazionale di Capodimonte di Napoli), quadro in cui dipinse realisticamente, con luce calda, in un interno che sembra una quinta teatrale, il navigatore che illustra il suo progetto di spedizione al priore del convento di Palos (Netti). In questo lavoro è evidente l’influenza della pittura contemporanea di soggetto storico e soprattutto di De Napoli. A una pala d’altare di quest'ultimo, S. Francesco che mostra le stimmate (Napoli, Museo nazionale di Capodimonte), il M. si ispirò per realizzare le figure dei frati francescani e del priore (Farese Sperken).
Suoi dipinti furono nuovamente presenti in edizioni successive della Promotrice napoletana: nel 1866, La lettura del romanzo, catalogato come Il piccolo maestro (Napoli, collezione del Comune); nel 1867, quando ricevette il secondo premio, e post mortem, nel 1869, Salvator Rosa che legge le sue satire, quadro lasciato incompleto (Ronchi, p. 11). Del M. restano varie opere in collezioni pubbliche, fra cui si segnalano: Gabriele Manthonè (Napoli, Museo nazionale di S. Martino) e Lot che contempla l’incendio di Sodoma (Napoli, Palazzo reale). Nelle chiese della Puglia e, in misura minore, in Lucania si conservano molte tele di sua mano o attribuibili (Gambacorta). Restano varie tracce dell’attività del M. come frescante di luoghi sacri, tra cui pitture murali nella chiesa di S. Giuseppe a Chiaia e nella cappella Palatina di Napoli (Evangelisti, Profeti, S. Giovanni nel deserto e Cena in casa di Simone). Altre opere si trovano in collezioni private, e fra queste si possono citare le tele di palazzo Covelli a Trani, raffiguranti scene bibliche, della guerra di Crimea ed episodi dei Promessi Sposi (Pastore, 2002, p. 223; Cristallo). Oltre che di Perricci, fu maestro di Teofilo Patini e Oreste Recchione (Carotenuto). Una mostra retrospettiva dei suoi lavori conservati nella città natale si tenne a Trani nel 1962, in occasione della Mostra-Mercato dell’artigianato tranese (Ronchi, p. 7).
Il M. morì di tifo il 28 maggio 1868 a Napoli.
Fonti e Bibl.: Trani, Biblioteca comunale Giovanni Bovio, Mss. C.160, Carteggio Biagio Molinaro; P. Balzano, Dell’uso antico e recente del castello di Capuana e di una pittura eseguita in una delle sale nell’anno 1858 dagli artisti napolitani B. Molinari e Ignazio Perrucci (1859) (ed. anast.), Napoli 2001, pp. 87, 102-126; G. Petroni, Del gran palazzo di giustizia a Castel Capuano in Napoli, Napoli 1861, pp. 4, 34-36, 38, tav. XI; F. Netti, A proposito dell’Esposizione di belle arti della Società promotrice di Napoli (1865), in Francesco Netti. Scritti critici, a cura di L. Galante, Roma 1980, pp. 19, 25; F. De Filippis, Castelcapuano, Napoli 1956, pp. 100-104; G. Bassi, B. M. e la pittura napoletana dell’800, in Il Tranesiere, 1963, n. 14, pp. 214 s.; B. Ronchi, I disegni di B. M. per il dipinto «Promulgazione degli statuti marittimi di Trani», Trani 1963; M. Causa Picone, I disegni della Società napoletana di storia patria, Napoli 1974, p. 146; A. Gambacorta, Artisti lucani in Puglia e pugliesi in Lucania, in Giacomo Racioppi e il suo tempo. Atti del I Convegno nazionale..., Rifreddo-Moliterno… 1971, a cura di P. Borraro, Galatina 1975, p. 286; A. Di Benedetto, in La pittura napoletana dell’Ottocento, a cura di F.C. Greco - M. Picone Petrusa - I. Valente, Napoli 1993, p. 146 (con bibl.); La Guardia nazionale in Terra di Bari: 1848-1870 (catal.), Bari 1994, p. 185; L.R. Pastore, La rappresentazione della storia nel sipario di B. M., in La storiografia pugliese nella seconda metà dell’Ottocento, a cura di R. Giura Longo - G. de Gennaro, Bari 2002, pp. 221-230 (con bibl. e documenti nelle note); V. Carotenuto, in La pittura in Italia. L’Ottocento, II, Milano 2003, pp. 923 s. (con bibl.); L.R. Pastore, Le arti figurative e il romanzo di D’Azeglio, in Ettore Fieramosca ossia la disfida di Barletta, a cura di E. Angiuli, Cittadella 2003, p. 55; C. Farese Sperken, in La Pinacoteca provinciale di Bari. Opere dell’Ottocento e della prima metà del Novecento, II, Roma 2005, pp. 18 s.; M. Cristallo, Palazzi di Puglia, Bari 2006, pp. 48 s.; Il sipario di B. M. raffigurante la promulgazione degli Statuti marittimi per il teatro comunale, a cura di L.R. Pastore, Bari 2008 (con bibl. e documenti).