MERCADANTE, Biagio
– Nacque a Torraca (in provincia di Salerno) il 12 maggio 1892. Dal 1905 frequentò l’istituto di belle arti di Napoli, sotto la guida di V. Volpe (Picone Petrusa, 2000, p. 338), e la scuola serale del nudo a bianco e nero, dove fu uno degli ultimi allievi di M. Cammarano.
Dai suoi insegnamenti apprese la sensibilità per i mezzi toni e, guardando anche l’opera pittorica di D. Morelli e A. Mancini, imparò le ricche possibilità di modulazione del bianco e del nero. Ripa ricorda che, ancora ragazzo, venne «prelevato dalla polizia», per essere premiato a palazzo reale, per avere eseguito brillantemente un ritratto di Vittorio Emanuele III.
In seguito ai bombardamenti della prima guerra mondiale, che distrussero la sua casa di Napoli, si trasferì nel Cilento, abitando fra Sapri e Torraca (Gravina, p. 9). Nel 1920 partecipò all’Esposizione d’arte giovanile napoletana, nella galleria Principe di Napoli, con Angolo di Napoli, Barche e Ritratto dello scultore Ferrara (Sapri, già nella collezione della famiglia Mercadante, ripr. in Schettini, tav. XXI).
In quest’ultima opera il M. appare influenzato anche dalla pittura cubista; ma gli oggetti e le figure non perdono la loro riconoscibilità. Il panneggio s’increspa, assume sfaccettature poligonali, confondendosi, in alcuni punti, con lo sfondo dal quale emerge il volto, dipinto in modo realistico; è essenziale, infatti, per lui garantire la somiglianza al modello ritratto.
Nel 1921 partecipò alla Biennale di Roma; poi prese parte alla XXXIX Esposizione della Promotrice di Napoli. L’anno seguente fu presente alla successiva edizione della mostra, sia in qualità di espositore sia come membro della commissione (Picone Petrusa, 2000, p. 32). Insieme con altri artisti fece parte del Gruppo flegreo, che si formò a partire dal 1927 (Id., 2005, p. 38).
Nei pressi di porta Capuana, dal 1928, il M. istallò uno studio sul terrazzo dell’ultimo piano di un palazzo, in via Cesare Battisti (oggi via Rossaroll). Era una specie di «villaggio artistico» detto «Piccolo quartiere latino» (di cui facevano parte, fra i molti, G. Uva, P. Priscindaro, A. Bresciani, S. Gatto), con riferimento al quartiere parigino della rive gauche (Lo Sardo).
Nel 1930 realizzò un sovrapporta per il Circolo artistico politecnico di Napoli: Bambini tra i fiori di mandorlo (1930: Napoli, Circolo artistico politecnico, Museo Giuseppe Carovita, ripr. in Martorelli, p. 60), opera dalla quale emerge una buona padronanza delle anatomie e delle sfumature tonali. Nella stessa sede si conservano alcuni collage composti da caricature fotografiche: volti otticamente deformati e ritratti in abiti storici (ripr., ibid., p. 249 nn. 331 bis e 332), che rivelano il gusto del M. per l’esperimento (influenzato probabilmente anche dalla fotografia futurista) e per la satira. In questi anni il M. talvolta realizzò opere con poche tonalità tenui e una fitta costruzione lineare in contrasto con le superfici monocrome delle pareti, come Interno di chiesa del 1929 (anch’esso nel Museo Giuseppe Carovita: ripr., ibid., p. 146).
Fra il 1929 e il 1942 partecipò a varie edizioni della Mostra d’arte del Sindacato fascista degli artisti della Campania. Alla prima edizione, nel 1929, espose La veste della sposa (ubicazione ignota: ripr. in catal., p. 42 n. 11). All’esposizione del 1932 presentò Composizione (ubicazione ignota: ripr., ibid., p. 59 n. 13), dove vengono ritratte, sullo sfondo di un paesaggio brullo e assolato, due donne di campagna con gli orci in grembo e lo sguardo rivolto verso lo spettatore. L’anno seguente espose Contadino (ubicazione ignota: ripr., ibid., p. 43 n. 1), in cui ritornano il realismo fisionomico del volto e l’introspezione psicologica del personaggio, evidenziati attraverso la tensione muscolare e lo sguardo verso lo spettatore.
Nel 1932 e nel 1938 tenne due mostre personali a Salerno, presso la Casa del combattente, e nel 1934 a Napoli alla Permanente. Nel 1934 eseguì Ritratto del pittore F.P. Priscindaro (Bari, Pinacoteca provinciale), realizzato con pennellate rapide e leggere che si ispessiscono per dare volume ai particolari anatomici. Nel 1937, alla VII Mostra del Sindacato interprovinciale fascista delle belle arti della Campania, espose Nel porto (ubicazione ignota: ripr. in catal., p. 36 n. 11), un’opera ancora influenzata dalle inquadrature della fotografia, sia nella ripresa della grande nave sia nella simulazione di un effetto «sfocato» sullo sfondo.
Vinse due volte il premio Cremona: nel 1940 con Le vagliatrici (Cremona, Azienda di promozione turistica, in consegna all’ospizio Soldi) si classificò al terzo posto e nel 1942, con La stirpe, ottenne il quarto posto ex-aequo (entrambi i dipinti, ripr. in Perrone, tavv. XX, XXI).
Sono due lavori in cui si riconoscono in parte le influenze della tradizione paesaggistica di J.-B. Corot, F. Millet e G. Fattori, ma anche delle opere di M. Sironi, per la durezza geometrica delle figure monumentali e delle pose ieratiche. Uno dei temi preferiti dal M. era il «poema dell’uomo onesto e pago in una terra primigenia, che quasi sempre e inequivocabilmente è il Cilento» (Perrone, p. 30), un’«arte sociale» che, anche sulla scia della retorica fascista, esalta l’importanza del lavoro (con prevalenza delle figure femminili) per l’individuo e per la società (Rossi, p. 41). Le influenze della «metafisica» e del realismo magico, nella sua opera, sono appena rilevabili negli atteggiamenti straniati di alcuni personaggi, sempre inseriti in un solido contesto realista di paesaggi e ritratti.
Il M. trascorse gli anni della seconda guerra mondiale in gran parte a Sapri (Gravina, p. 10).
Fu presente a Hannover alla Künstlerhaus, con un gruppo di artisti partecipanti al premio Cremona, selezionati dal regime hitleriano (Picone Petrusa, 2000, p. 40; Bignardi, p. 136). Nel 1948 vinse il premio Ravello e nel gennaio 1950 partecipò alla Mostra d’arte regionale, presso i saloni del Circolo politecnico di Napoli (Rispoli). Nel 1951 abitava a Napoli, al n. 293 di corso Umberto (Padovano, p. 212), dove aveva anche lo studio. Nel 1950 e nel 1954 partecipò al premio F.P. Michetti; nel 1952 ottenne la tavolozza d’argento con il quadro Allo specchio (Sapri, già nella collezione della famiglia Mercadante: ripr. in Schettini, tav. XVIII), in cui è ritratta una donna intenta a guardarsi, compiaciuta dei suoi abiti e dei suoi gioielli. È un’opera lontana dagli esiti della pittura contemporanea, che rivela la conoscenza dei pittori fauves e delle inquadrature di E. Degas.
Nel 1953 vinse il premio del Comune di Napoli con Le sfogliatrici di pannocchie (1935: ora a Napoli, palazzo S. Giacomo, ripr. in Lenza) e partecipò alla Mostra dell’arte nella vita del Mezzogiorno d’Italia a Roma con Interno rustico e Paesaggio autunnale (Roma, Galleria comunale d’arte moderna e contemporanea), una veduta aerea sulle colline quasi deserte illuminate dal sole. A Sapri, presso l’Istituto comprensivo Dante Alighieri (nella strada che è stata intestata al M.), sono conservati tre dipinti: Contadino con buoi che tirano l’aratro (1964), Raccoglitrici di olive e Omaggio al golfo di Policastro, caratterizzati da un marcato realismo fotografico e da un colore derivato dalla tradizione della pittura di Corot.
Nel 1964 fu nominato socio dell’Accademia Tiberina di Roma.
Il M. non si dedicò mai assiduamente alla vendita delle sue opere e alla promozione della sua immagine d’artista. Si tenne anche sempre lontano dalle avanguardie storiche; talvolta i titoli di alcuni lavori sembrano essere influenzati da quelli degli impressionisti. È il caso di Impressione e ritmi d’una strada (Sapri, famiglia Mercadante: ripr. in Perrone, tav. XXX), una delle sue opere migliori, dove i passanti sono pure macchie scure sul bianco della neve e i colori hanno una densità materica derivata dalla pittura informale. La critica ha rilevato una modalità di costruzione geometrica dello spazio derivata da P. Cézanne e una partecipazione emotiva al soggetto dipinto proveniente dall’amore per la pittura di C. Monet (Rossi, p. 38).
Il M. morì a Torraca il 30 ag. 1971.
Nel 1976 a Sapri venne aperta una galleria a lui intitolata e fu istituito il premio di pittura Biagio Mercadante, durato solo tre anni (Gravina, p. 7). Una Deposizione, di proprietà della Floreria Vaticana, è conservata presso la segreteria di Stato della Città del Vaticano (ripr. in Prete, pp. n.n.). Nell’Archivio Biagio Mercadante del Comune di Torraca si sta procedendo all’acquisizione del materiale fotografico relativo a opere e lettere conservate soprattutto in collezioni private. Fra i lavori ubicati in collezioni pubbliche e poi dispersi, si segnala: Via di Torraca (ante 1928: già a Salerno, Pinacoteca provinciale, in palazzo S. Agostino, ripr. in Romito, p. 72).
Fonti e Bibl.: Roma, Galleria nazionale d’arte moderna, Fondo bio-iconografico, ad nomen; Torraca, Archivio comunale Biagio Mercadante (materiali in corso di acquisizione); L. Lo Sardo, Alla scoperta del quartiere latino a porta Capuana, in Roma (Napoli), 21 ott. 1928; La mostra del pittore B. M., in Il Mattino (Napoli), 6 luglio 1938; T. Lenza, Note salernitane. La mostra di B. M., in Corriere di Napoli, 8 ag. 1938; Chiusura della mostra di B. M., in Il Mattino (Napoli), 11 ag. 1938 (con elenco degli acquirenti delle opere); T. Rispoli, Inaugurata a Napoli la Mostra d’arte regionale, in Roma (Napoli), 20 genn. 1950; E. Padovano, Dizionario degli artisti contemporanei, Milano 1951, s.v.; G. Ripa, Profili di artisti. B. M., in Roma (Napoli), 10 dic. 1969; L. Manzi, B. M., il pittore del Cilento, ibid., 5 nov. 1972; A. Schettini, B. M., Napoli 1972 (con antologia critica e bibliografia); A.T. Prete, B. M., Roma s.d.; G. Grassi, M. o la «pittura vissuta», in Roma (Napoli), 19 dic. 1977; P. Perrone Burali d’Arezzo, B. M.: il magistero della natura, Milano 1986 (con antologia critica e bibliografia); M. Bignardi, B. M., in Arte a Salerno: 1850-1930 nelle raccolte pubbliche (catal.), a cura di M. Bignardi, Salerno 1990, pp. 30, 136 s., 151 (con bibliografia); L. Martorelli, La Raccolta d’arte…, in La Raccolta d’arte del Circolo artistico politecnico di Napoli, Napoli 1991, pp. 60 s., 146, 221, 249 nn. 329, 331 bis, 332; M. Picone Petrusa, in La pittura in Italia. Il Novecento/I, 1900-1945, II, Milano 1992, p. 972; Id., B. M., in Arte a Napoli dal 1920 al 1945. Gli anni difficili (catal.), a cura di M. Picone Petrusa, Napoli 2000, pp. 338 s. (con bibliografia); Id., Gli anni difficili. Le arti a Napoli dal 1920 al 1945, ibid., pp. 32, 40; L. Gravina, Le ragioni del convegno, in Atti del Convegno B. M., Torraca… 2001, Torraca-Roma 2001, pp. 7-18; N.A. Rossi, B. M. Valore artistico, valore storico, valore di mercato, ibid., pp. 35-44; La Pinacoteca provinciale di Bari, a cura di C. Farese Sperken, Roma 2005, pp. 397 s.; M. Picone Petrusa, La pittura napoletana del ’900, Napoli 2005, pp. 14, 25 n., 38 s., 46; G. Cassese, ibid., pp. 501 s.; La Sezione Salernitani e Costaioli della Pinacoteca provinciale… (catal.), a cura di M. Romito, Salerno 2007, pp. 64, 70-73, 80, 87, 94, 107 s.