BELLOTTI, Biagio Giuseppe Maria
Nacque a Busto Arsizio il 26 febbraio 1714 da Leopoldo e da Comelia Ballarati.
Sembra che fosse nipote dei modesti artisti Ambrogio, Francesco e Biagio Bellotti, cui spetta l'esecuzione architettonica e la decorazione scultorea e pittorica dell'ossario di S. Giovanni a Busto, a lui erroneamente riferito; sarebbe quindi cugino di Michelangelo Bellotti che restaurò malamente (1726-1727) il Cenacolo di Leonardo.Entrato giovanissimo in seminario, si applicò presto ad opere pittoriche, disegni d'architettura e d'altari, dedicandosi contemporaneamente alla musica, tanto da divenire lodato organista. Prima opera può essere considerata, se è sua, la decorazione a fresco nella chiesa di S. Rocco, a Busto; per la chiesa maggiore della città, S. Giovanni, fece gratuitamente omati nel 1732, e nel 1733 un "nimbo" (tutte cose scomparse); nel 1735 forniva il disegno per le nuove campane. Intorno al 1738 sembra cadere la sua attività nel bustese S. Gregorio in Campo (o, a nostro avviso, parte di essa), ove al B. possono riferirsi (Nicodemi). quadrature, figure di santi e una medaglia nel coro con l'Allegoria della carità e della religione.Di questo stesso periodo può essere il suo eventuale intervento negli affreschi interni dell'ossario di S. Giovanni. Anche in S. Pietro di Busto, chiesa eretta su suo disegno nel 1741, gli si possono attribuire gli affreschi con il Trionfo della religione e il Trionfo di s. Pietro. Nel 1742 è ordinato sacerdote e nel 1744 diventa canonico di S. Giovanni; mancano indicazioni cronologiche per la sua attività tra questa data e il 1755, se si esclude un possibile intervento, nel 1750, per affreschi nella sala capitolare della certosa di Garegnano (Milano). Dal 1755, per alcuni anni, il B. è impegnato in lavori in S. Giovanni; di questi abbiamo notizie precise nel libro delle ordinazioni della chiesa (Nicodemi, 1914, pp. 17-19) dal quale risulta che il B. nel 1755 fa il disegno per l'altare poi eseguito dagli scultori Buzzi, e dal 1757 al 1760 decora l'abside. Gli affreschi con il Battesimo di Gesù e il Martirio di s. Sabino, che costituiscono il suo intervento più cospicuo in questa parte della chiesa e uno dei momenti più felici della sua attività, sono firmati e datati 1759. Nel 1762 si rifiuta di affrescare la volta della chiesa, per intervenuti contrasti; ma l'opera, rappresentante la Gloria di s. Sabino, sembra comunque da lui compiuta nel 1766.L'anno dopo lavora nella chiesetta di S. Antonio a Gallarate, facendovi affreschi esterni e interni, il disegno dell'altare maggiore e della nicchia marmorea nell'altare della beata Giuliana. Nel 1771 lo troviamo impegnato nella certosa di Garegnano, nella cui cappella dell'Annunziàta dipinge l'affresco della volta, con l'Incoronazione di Maria, e le pareti con Storie della vita di Cristo, firmate; ma la sua attività nel la certosa pare essere stata più estesa, dacché èpossibile riferire al B. anche l'Adorazione dei pastori nella parete d'ingresso e altre pitture minori, oltre a disegni per mobili e arredi della sala capitolare; del B. sono pure, a quanto sembra, le fiorite quadrature che coronano le "storie"; le opere di Garegnano sono da ritenersi le prove più alte dell'artista. Secondo il Nicodemi (1914) deve seguire poco dopo l'attività a Garegnano quella in S. Maria in Prato, a Busto, con la festosa decorazione della volta (Gloria di Maria) e il disegno dell'altare maggiore: la -data degli affreschi si può stabilire al 1774; dello stesso anno è un curioso quadretto votivo nella chiesa di S. Michele, sempre a Busto, e di poco successivo il quadro con l'Incoronazione della beata Giuliana in S. Giovanni; del 1784un modesto autoritratto., firmato e datato, che si conserva nell'ospedale di Busto (di cui il B. fu uno dei principali "istitutori"). Nel 1785fece tele per la chiesetta della cascina BuonGesù (Castellanza) e continuò a operare per cose minori nel S. Giovanni.
Morì a Busto Arsizio il 5 ag. 1789.
La fecondità artistica del B. fu straordinaria; alle opere qui elencate se ne possono aggiungere numerose altre, d'attribuzione certa e probabile; per limitarci alle più importanti., trascurando i piccoli quadri a olio che sono tra le cose meno riuscite, si ricorderanno: la bella cupola con la Vergine in gloria in S. Maria delle Grazie presso Legnano; serie di affreschi nella parrocchiale di Rodengo (Brescia);. affreschi con quadrature in S. Donato a Sesto Calende (Gloria di S. Donato nella volta, Storie di s. Francesco Saverio, s. Siro e figure allegoriche nel presbiterio) eseguiti non. oltre il 1753; nella chiesa di Olgiate Olona pittura parietale con l'Assunta; a San Giorgio di Legnano, nel palazzo Mella, deliziosi affreschi di soggetto mitologico con quadrature. Fra le attribuzioni del Nicodemi, alcune delle più interessanti riguardano ancora palazzi e abitazioni private; anche il Maino riferisce al B. affreschi strappati ora sistemati nel municipio di Busto e nella sede della "Famiglia bustocca". Il Bondioli e il Nicodemi ricordano poi che il B. fece piccoli bronzi e statuette lignee oltre a disegni per opere d'ogni genere;. è certamente su un suo modello, quando non del tutto opera sua, la statua della Beata Giuliana (1782) che si trova sulla piazza della basilica a Busto. Diciassette disegni del B. (propr. Turri, Legnano), pubblicati sempre dal Nicodemi (1932), costituiscono una significativa testimonianza della sua maniera grafica; specialmente validi i disegni di soggetto mitologico.
Il B. occupa un posto di rilievo nella pittura minore del Settecento lombardo: partito da premesse locali, ma scelte tra quelle più nobili (specie il Lanzani e la tradizione secentesca, poi il Magatti) e in seguito affascinato dal Tiepolo, egli allarga il suo reportorio con sicurezza di gusto e di mestiere, arrivando a begli effetti di luminosità e movimento con l'impostare i gruppi entro spazi centrifughi; talché gli si perdona la frequente debolezza delle figure per merito del loro sapiente e libero annodarsi. Il momento più tiepolesco del B. è ravvisabile negli affreschi di Garegnano; ma vi si mescolano atteggiamenti del tutto lombardi specie dei Lombardi del nord, con risultati personali. Anche le quadrature, per le quali non risultano nomi di collaboratori specialisti, quando evitano le macchinose imitazioni del Pozzo, sfoggiate soprattutio nelle volte delle chiese, assumono la grazia sfatta e arguta del miglior barocchetto lombardo. Un giudizio definitivo sul B. non è però possibile finché non sia stato condotto un rigoroso esame delle opere che vanno sotto il suo nome.
Va inoltre ricordato che il B. fu anche scrittore di commedie in dialetto e di saggi di carattere liturgico (cfr. Ferrario, 1864, pp. 172-174; F. Fontana, Antologia Meneghina, Bellinzona, 1900, pp. 170-172; P. Bondioli, B. B. coreografo, in Il Tempio, VII[1931] n. 3-4; Rime dialettali bustesi, a cura di B. Grampa, Busto Arsizio.1951, pp. 21-30; B. Grampa, Mostra bustese dell'Unità d'Italia [catal.], Busto Arsizio 1959, p. 24, n. 31; Catal. generale della Bibl. Civica di Busto Arsizio, I, Busto Arsizio 1960, p. 19).
Bibl.: P. Zani, Encicl. metodica... delle belle arti, I, 3, Parma 1820, p. 185; L. Ferrario, Busto Arsizio. Notizie storico statistiche, Busto Arsizio 1864, pp. 124 s., 172-174, 198 s., 222; G. Nicodemi, Il canonico B. B., s.l. 1914; Id., La pittura milanese dell'età neoclassica, Milano 1915, pp. 14 s., 140; A. Bellini, L'abbazia e la chiesa di S. Donato in Sesto Calende, in Arch. stor. lombardo, LII (1925), pp. 116, 120; L. Maino, Due affreschi poco conosciuti di B. B., in La rivista bustese, n. 5-6, 1925; P. Bondioli, Sculture di B. B., in Il Tempio, V (1929), n. 6; L. Milani, Gli affreschi di B. B. a Sesto Calende, ibid., pp. 183-189; G. Nicodemi, Diciassette disegni di B. B., Busto Arsizio 1932; Id., B. B., in Belvedere, XII(1934-37), pp. 120-123; F. Ballabio, Il mortorio di S. Giovanni e la famiglia dei pittori Bellotti, in Canto novo, ottobre 1940; A. M. Romanini, La pittura milanese nel XVIII secolo, in Storia di Milano, XII, Milano 1959, pp. 743, 749, 761, Antologia bellottiana, a cura di E. Milani, in Almanacco della fam. bustocca, Busto Arsizio, 1964, pp. 65-91 (con ampia bibl. specie locale); U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 270 s.; Enciclopedia Italiana, VI, p. 572.