BUONACCORSI, Biagio
Figlio di Buonaccorso di Filippo, nacque nel 1472, presumibilmente a Firenze. Ben poco si sa della sua formazione giovanile. È probabile che compisse nello Studio fiorentino i corsi legali necessari per conseguire il titolo di notaio, col quale verosimilmente entrò nella cancelleria della Repubblica. E la sua posteriore amicizia con il poeta savonaroliano Girolamo Benivieni potrebbe indicare un qualche rapporto del giovane B. con il movimento piagnone. Del resto pare che il B. avesse anche frequentato Giovanni Pico della Mirandola, se così si può dedurre dal tono di profondo rispetto col quale ne parla, e il suo matrimonio con Alessandra Ficino, nipote di Marsilio, potrebbe confermare i contatti con il platonismo fiorentino. Né dati più sicuri si hanno intorno agli inizi del servizio del B. nella cancelleria fiorentina: il Polidori formula l'ipotesi che il B. assumesse l'ufficio di "coadiutore nella segreteria dei magnifici Dieci della Guerra" nel 1498, poiché con questa data comincia, senza alcun altro verosimile motivo, il Diario dello stesso Buonaccorsi. Il Marzi, tuttavia, ritiene di poter anticipare questa data di due anni. Era comunque alle dipendenze del Machiavelli, nella segreteria dei Dieci dal luglio del 1498; e non tardò a divenirne il più fervente ammiratore ed amico, come testimoniano le molte lettere che i due scambiarono, tra il 1499 ed il 1512, in occasione delle missioni fuori sede nelle quali fu impegnato in quegli anni il Machiavelli.
Questa corrispondenza interessa talvolta come fonte per la stessa biografia del B.: così, per esempio, la lettera del 2 nov. 1503, dalla quale si ricava la notizia che il B. aveva almeno un figlio, sebbene morisse senza eredi; e l'altra, del 15 nov. 1502, nella quale si rivela la singolare ripugnanza del B. a seguire l'esempio del Machiavelli, accettando di essere inviato in missione diplomatica: nel caso specifico si trattava di andare alla corte di Francia, al seguito dell'oratore Francesco Soderini, ed il B. si liberò dell'incombenza mostrando di preferire "omni pena piuttosto che andare" (Machiavelli, Lettere, p. 103). Questo rifiuto impedì per il futuro che gli venissero rinnovate proposte analoghe: non è dato sapere con quanta effettiva soddisfazione del B., il quale forse non aveva gradito la missione col Soderini in Francia per il carattere subalterno che egli avrebbe dovuto avere.
Ma soprattutto questo epistolario è importante per le frequenti notizie politiche di prima mano che i due corrispondenti si scambiano; perché rivelano parecchi retroscena del governo e della cancelleria della Repubblica; per le notizie sui comuni amici e sulle rispettive famiglie; infine, e soprattutto, per la biografia del Machiavelli: come la lettera del 28 dic. 1509, nella quale il B. informa l'amico di un intrigo che si sta tessendo ai danni di lui per escluderlo dalla cancelleria, episodio oscuro sul quale i biografi del Machiavelli continuano ad affaticarsi, ma che, per quello che interessa il B., è chiarissimo dell'amicizia vigilante che egli instancabilmente mostrava al Machiavelli, suggerendo, a lui lontano, le cautele da tenere per mantenersi nell'eminente posizione di cui godeva nella cancelleria.
Uno dei compiti spettanti al B. nel suo ufficio di coadiutore di cancelleria era la redazione degli estratti delle lettere ai Dieci di Balia, e di quelle scritte per loro ordine: lavoro puramente cancelleresco, ma per il quale la politica fiorentina del tempo si dispiegava quotidianamente sotto gli occhi del modesto B.; e come il Machiavelli usò di tali estratti ampiamente per le sue Istorie, così anche nel B. dovette nascere, ad imitazione dell'amico, il desiderio di lasciar traccia, con quelle fonti a portata di mano, nella letteratura storiografica. Di qui due operette, pur nella comune modestia, di diseguale valore: il Diario de' successi più importanti seguiti in Italia,et particolarmente in Fiorenza,dall'anno 1498 in fino all'anno 1512, e Delle cose fatte da Luca di Antonio degli Albizzi e dell'assalto dato a Pisa dai Fiorentini con le genti francesi nel 1500breve narrazione. Nessuna delle due fu data alle stampe vivente il B.: il Diario fu pubblicato a Firenze, dal Giunti, nel 1568, la Breve narrazione nell'Archiviostorico italiano, a cura del Polidori, nel 1853.
Ma il Diario fu largamente conosciuto dai contemporanei, tra i quali Iacopo Nardi confessa nelle sue Istorie della città di Firenze di averne tratto "una gran parte di queste nostre memorie" (II, p. 8). Non mancò chi, ingannato dalla consuetudine del B. col Machiavelli, credette di poter individuare in quest'ultimo l'effettivo autore della cronaca che va sotto il nome del B.: ma la testimonianza del Nardi e, soprattutto, la mediocrità dell'operetta permettono di escludere questa attribuzione. Il Diario è infatti una narrazione tutta esterna degli avvenimenti di quegli anni, mai animata da vera intelligenza storiografica: può essere utilmente confrontata con le altre fonti fiorentine coeve per accertare questo o quell'episodio, ma assai improbabilmente potrebbe essere definita una "storia".
La Breve narrazione fu redatta prima del Diario, poiché il B. promette in essa di ritornare più ampiamente "in altro tempo" sugli eventi narrati (p. 402), il che pare non dubbia allusione al Diario. Essa è il racconto, assai dettagliato e solo per questo di qualche interesse, di un breve episodio della guerra di Pisa: è dedicato al figlio del protagonista di quella vicenda, Anton Francesco di Luca degli Albizzi, definito dal B. "amico precipuo", ma che tale, per ragioni politiche, non dovette rimanere a lungo, poiché fu uno dei protagonisti della mutazione di governo del 1512, dalla quale il B. fu estromesso dalla cancelleria, insieme con l'amico Machiavelli.
Il licenziamento del B. fu dovuto sostanzialmente ad una ragione burocratica, l'abolizione del magistrato dei Dieci. Del resto, come subalterno del Machiavelli, doveva subirne, secondo la prassi, la sorte, sebbene personalmente non pare che avesse assunto atteggiamenti politici tali da recargli danno.
I rapporti col Machiavelli non si fecero meno intensi o meno amichevoli dopo la riduzione di ambedue a vita privata: il B. conservò il suo atteggiamento di deferente amicizia, anzi sia la deferenza che l'amicizia dovettero aumentare quanto più il Machiavelli gliene dava ragione con le sue opere storiche e politiche. È rimasta, in proposito, una lettera del B. assai significativa: è indirizzata a un Pandolfo Bellacci ed accompagna una copia manoscritta del Principe, opera diligente dello stesso B., il quale non si limita a raccomandarne la lettura, ma insiste perché lo scritto dell'amico sia difeso "contro a tutti quelli che per malignità o invidia lo volessino, secondo l'uso di questi tempi, mordere e lacerare" (Tommasini, II, p. 91).
Non si hanno notizie biografiche sugli ultimi anni del B.; probabilmente visse senza troppi disagi (si sa che aveva la proprietà di varie case in Firenze) e l'amicizia di illustri personaggi gli dovette essere di conforto: tra questi il Benivieni, al quale nel 1519 il B. dedicava un commento di Giovanni Pico della Mirandola ad una Canzone sull'amore divino del Benivieni stesso, del quale il B. aveva tenuto copia. Morì a Firenze nel 1522 o nel 1521 poiché in quest'ultimo anno passarono ad altri i suoi beni.
Fonti e Bibl.: Alcune notizie biografiche sul B. si trovano nell'Avvertimento premesso da F. L. Polidori alla pubblicazione della Breve narrazione, in Archivio stor.ital., IV (1853), 2, pp. 385-421. Vedi anche: I. Nardi, Istorie della città di Firenze, Firenze 1888, I, p. XX; II, pp. 4, 8;N. Machiavelli, Lettere, a cura di F. Gaeta, Milano 1961, passim; Id., Arte della guerra e scritti politici minori, a cura di S. Bertelli, Milano 1961, pp. 141, 146;P. Villari, N. Machiavelli ei suoi tempi, I-III, Firenze 1877-1882, passim; F.-T. Perrens, Histoire de Florence depuis ladomination des Médicis jusqu'à la chute de la République (1434-1531), III, Paris 1890, pp. 24, 163; P. Tommasini, La vita e gliscritti di N. Machiavelli nella loro relazione col machiavellismo, I, Roma-Torino-Firenze 1883, passim; II, Roma 1911, pp. 91, 340;D. Marzi, La cancell. della Repubbl. fior., Rocca San Casciano 1910, pp. 295, 299-305, 307, 473;R. Ridolfi, Vita di N. Machiavelli, Roma 1954, passim; G. Sasso, N.Machiavelli. Storia del suo pensiero politico, Napoli 1958, pp. 25, 47, 81, 95.