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BARTALINI, Biagio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 6 (1964)
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BARTALINI, Biagio


Nacque a Torrita in Val di Chiana nel 1746; discepolo del naturalista Giuseppe Baldassari, gli successe nel 1782 nella cattedra di fisica e di chimica nell'università di Siena, quindi ebbe la cattedra di storia naturale e la direzione dell'Orto dei semplici annesso all'Ospedale di S. Maria della Scala. Quando nel 1794 il granduca Ferdinando III, in occasione della riforma dello Studio senese, stabilì di trasformare detto Orto in un vero Orto botanico universitario, diede l'incarico di tale trasformazione al B., che lo assolse lodevolmente in breve tempo. Egli diresse l'Orto botanico fino alla morte, coltivando fra l'altro varie specie esotiche interessanti. In seguito coprì la carica di presidente dell'Accademia dei Fisiocritici. Morì a Siena il 10 giugno 1822.

Il B. fu un valente conoscitore di piante, come dimostrano il suo erbario, ora conservato nel Museo di detta Accademia, e il suo lavoro Catalogo delle piante che nascono spontaneamente intorno alla città di Siena (pubblicato a Siena nel 1776); in quest'opera elenca più di 700 specie, adottando il metodo di classificazione di J.-P. de Toumefort, al suo tempo non ancora sostituito da quello di C. Linneo e, primo in Toscana, alla nomenclatura botanica antica unisce quella binomia di Linneo; in fine all'opera è aggiunto un catalogo dei fossili di origine marina da lui raccolti nel ~ Senese. Nel 1779 preparò una nuova stesura del Catalogo, che non fu, stampata e il cui manoscritto, rinvenuto casualmente da F. Tassi in una libreria di Siena, si conserva nell'Istituto botanico di questa città. In tale stesura egli adotta il sistema di classificazione e la nomenclatura linneana; le descrizioni di molte piante sono corredate di osservazioni originali.

Nato in un paese eminentemente agricolo, il B. ben comprese quali benefici all'agricoltura avrebbe potuto recare la botanica, intesa in senso lato; perciò egli insisteva nel dimostrare come questa scienza costituisca il fondamento dell'agricoltura e che la sola pratica del campo non può bastare. Durante il regime mediceo l'agricoltura toscana versava in condizioni tristi, dalle quali poté più tardi risollevarsi in conseguenza delle varie leggi emanate dal granduca Pietro Leopoldo, ma sotto la dominazione francese la miseria e il disordine tornarono a dilagare: i prodotti del suolo non erano sufficienti ai bisogni della popolazione e anche le importazioni erano rese difficili a causa dei rivolgimenti politici che travagliavano allora gran parte dell'Italia. Fu allora che il B. si adoperò attivamente a incoraggiare gli agricoltori, suggerendo loro la coltivazione della ramia, pianta tessile d'origine asiatica; le prove da lui eseguite per un decennio diedero ottimi risultati; un'altra pianta tessile sperimentata dal B. fu l'Abutilon Theophrasti. Egli si occupò anche di piante tintorie, come robbia, cartamo, ginestrella, serretta, nonché di piante oleifere, come ricino, lentisco, sanguinello e altre, che forniscono un olio utile per la medicina, l'illuminazione e la saponeria. Il B. trattò inoltre delle piante foraggere che si possono coltivare nelle crete senesi e nella Val di Chiana, e di vari altri vegetali utili. Egli non trascurò la mineralogia e la paleontologia, e pubblicò pregevoli osservazioni in questo campo, né mancò di studiare le applicazioni pratiche di mineralogia: servendosi delle terre calcaree e delle argille del Senese riuscì, con nuovi e ingegnosi processi, a fabbricare porcellane all'uso inglese; le sue collezioni di mineralogia (300 pezzi) e di paleontologia (2500 fossili marini) si conservano presso l'Accademia dei Fisiocritici.

Fra le sue opere si ricordano: Memorie sulla robbia, sul ricino, sul sanguinello rosso, sulla catapuzia, sugli ovoli dell'olivo, sull'Urtica nivea, sull'Abutilon Theophrasti, sulla ginestrella, sulla Centaurea salmantìca, pubblicate negli Atti dell'Accademia dei Fisiocritici a Siena fra il 1794 e il 1808, nonché un Ragguaglio di alcune produzioni naturali del 11, agro senese, ibid. 1800.

Bibl.: A. Tassi, Sulla flora della Provincia sanese e Maremma Toscana, Siena 1862, pp. 9, 14-16; FI. Tassi, Illustrazione dell'erbario del Prof. B. B., in Bullett. del Laboratorio e Orto botanico di Siena, II-VIII, Siena 1899-1906, passim;Id., La Botanica nel Senese (notizie storiche), ibid., VII, ibid. 1905, pp. 19-21; P. A. Saccardo, La Botanica in Italia, I, Venezia 1895, pp. 22 S.; II, ibid. 1901, p. 15; A. Béguinot 'B. B.' in Encicl. Ital., VI, p. 241; A. Nannizzi, L'opera botanico agraria del naturalista senese B. B. (1746-1822), in Atti Sez. Agraria dell'Accad. dei Fisiocritici di Siena, VII, Siena 1940, pp. 83-91.

Vedi anche
Carlo Linnèo Linnèo, Carlo (sved. Carl von Linné, latinizz. Linnaeus). - Medico e naturalista svedese (Råshult 1707 - Uppsala 1778), riformatore della nomenclatura e fondatore della moderna sistematica, ideò il metodo di classificazione che adotta la nomenclatura binomia, assegnando agli organismi viventi due nomi: ... botanica Ramo della biologia che studia gli organismi vegetali sotto tutti i punti di vista: struttura, funzioni, forme e comunità. 1. Origini, prime classificazioni, applicazioni 1.1 Origini. Benché l’interesse per le piante, fornitrici di cibo, legname, fibre tessili, droghe medicinali ecc., sia antichissimo, ... calcare Roccia sedimentaria, costituita essenzialmente da calcite, associata, talvolta, ad aragonite. A questi componenti si uniscono, nei calcare impuri, altri minerali (carbonato di magnesio, minerali argillosi, quarzo) in percentuali diverse, ma sempre subordinate. La giacitura è in strati, in banchi e, ... argilla Sostanza minerale che, impastata con acqua, dà una massa formabile e adatta a mantenere forma e coesione dopo essiccamento. ● L’argilla è una roccia sedimentaria clastica, costituita da granuli detritici, di dimensioni inferiori a 0,004 mm, accumulatisi per decantazione in acqua (depositi marini, fluviali, ...
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