BHĪṬĀ
Località sulla Yamunā, c.a 20 km a SO di Allahabad (Uttar Pradesh, India) e c.a 60 km a E del più noto antico centro di Kauśāmbī (v.).
I resti dell'antica città di Bh., resi noti per la prima volta da A. Cunningham che visitò il sito nel 1872 e ne diede una prima descrizione, furono oggetto di scavi sistematici da parte di J. Marshall negli anni 1909-10 e 1911-12.
Identificato dal Cunningham con l'antica Bitbhaya-pattana, menzionata nel testo jaina Vīracarita, il sito è stato poi ricollegato dal Marshall all'antico toponimo di Vichhī o Vichhīgräma attestato su alcuni sigilli qui rinvenuti. Gli scavi del Marshall hanno posto in luce l'esistenza di una piccola città mercantile. Fortificato nel primo periodo maurya o, secondo Marshall, addirittura in epoca pre-maurya, con mura spesse c.a 3,5 m e bastioni alti c.a 10 m, il sito ha rivelato un lungo periodo di occupazione che va dall'epoca pre-maurya sino ai Gupta, con episodiche interruzioni registrate nei livelli archeologici dovute probabilmente ad abbandoni del sito, e punte massime di occupazione negli strati inferiori datati tra il XII e il VII sec. a.C. L'occupazione maurya e śuṅga è documentata dalla presenza della «Ceramica Nera Polita del Nord» (NBPW), da un numero, anche se limitato, di monete punzonate, sigilli e cretule, e da diverse figurine di terracotta attribuibili a quelle epoche e, come le stesse monete impresse con punzone, tipiche della produzione della valle del Gange tra il IV e il III sec. a.C. Con l'incremento dei traffici commerciali, in epoca kuṣāṇa e agli inizi del periodo gupta, Bh., come tutti i centri dislocati lungo il Gange e la Yamunā, dovette godere di una grande prosperità. Ne sono testimonianza il notevole incremento dell'attività edilizia, comune a entrambi i periodi, un cospicuo numero di monete kuṣāṇa (più di un centinaio), un buon numero di sigilli, cretule, figurine di terracotta e alcune sculture recanti iscrizioni in caratteri gupta incise su piedestalli di immagini. Quasi tutta la parte interna alla cinta muraria è occupata da botteghe e abitazioni di notevoli dimensioni, suddivise in isolati ben definiti da strade e passaggi più stretti. L'insieme più numeroso di edifici fu rinvenuto dal Marshall in prossimità di una delle porte della città, quella di SE. Della stessa porta e delle mura restava così poco che non è stato possibile ricostruirne la pianta, la quale tuttavia non doveva discostarsi di molto da quella delle fortezze indiane più tarde: anziché una sola porta di accesso, ve ne dovevano essere due o tre con annesse postazioni o corpi di guardia disposti a intervalli lungo il piano stradale che fiancheggiava le alte mura. Di questo gruppo di strutture, l'edificio più antico meglio conservato è la c.d. Casa della Corporazione, così denominata dal Marshall perché, sotto il pavimento dell'ambiente O, fu rinvenuto un sigillo di terracotta, probabilmente sepolto accidentalmente al momento della fondazione, recante la scritta in caratteri del III sec. a.C. śahijityē nigamaśa, che indicherebbe il «luogo dell'ufficio di una corporazione»; grazie a esso, e ad altri dati, il Marshall attribuì la costruzione dell'edificio all'epoca maurya.
La pianta, piuttosto semplice, consiste di una corte centrale rettangolare aperta, circondata da dodici ambienti sui quattro lati. L'accesso alla corte era possibile grazie a due entrate poste l'una di fronte all'altra su lati opposti della costruzione. Dal punto di vista della tecnica costruttiva e del materiale impiegato, questa e altre abitazioni del periodo maurya e di quello successivo presentano i muri a vista costruiti con mattoni cotti e le fondazioni consistenti di spezzoni di mattoni misti a frammenti ceramici e argilla. A NO della Casa della Corporazione è la c.d. Casa-bottega di Nāgadeva, databile al tardo periodo śuṅga (fine I sec. a.C.). Di pianta pressoché analoga alla precedente, se ne differenzia per la maggiore varietà degli ambienti e per il portico notevolmente più ampio. La bottega consiste di soli tre vani, separati dall'abitazione da una sorta di corte aperta e preceduti all'esterno da un portichetto (di cui resta la base), al modo dei bazar indiani odierni. Attribuibile allo stesso periodo sulla base delle affinità tipologiche e dalla stratigrafia, è la c.d. Casa del banchiere Jayavasuda che presenta un pozzo nella corte e un ripostiglio segreto sotto il pavimento di uno degli ambienti: una caratteristica, quest'ultima, non esclusiva di questa sola abitazione. Le costruzioni più tarde, risalenti al tardo periodo gupta, sono caratterizzate dalle dimensioni molto ridotte degli ambienti e dalla povertà della tecnica costruttiva.
Tra gli oggetti venuti alla luce, oggi in massima parte all'Indian Museum di Calcutta, si ricordano sigilli di avorio, di bronzo e di pietra e cretule che ci danno i nomi dei capifamiglia e dei luoghi e persone con cui erano in contatto, monete (dei sovrani kuṣāṇa, Āndhra, o di dinasti locali quali quelli di Avanti, Kauśāmbī, Ayodhya), sculture, tra cui un piccolo gruppo stilisticamente vicino alla produzione di Sārnāth del V-VI sec. d.C., vasellame di rame e di terracotta di forma e manifattura varie, oreficerie e ornamenti personali, figurine di terracotta umane e animali. Queste ultime, classificate dal Marshall in cinque successivi periodi (pre-maurya o «primitive», maurya, śuṅga e āndhra, kuṣāṇa, gupta), si inquadrano nella tradizione stilistica delle terrecotte prodotte negli altri centri della valle del Gange e della Yamunā a partire dal III sec. a.C.
Bibl.: A. Cunningham, Bhitā, in Report for the Year 1871-72 (CASI, III), Calcutta 1873, pp. 46-52; id., Bhita and Deoríya, in Report of Tours in Bundelk- hand and Malwa in 1874-75 and 1876-77 (CASI, X), Calcutta 1880, pp. 5-9; J. H. Marshall, Archaeological Exploration in India, 1909-10, in JRAS, 1911, pp. 127-158; id., Excavations at Bhitä, in ASIAR 1911-12, pp. 29-94; S. K. Mukherjee, An Interesting Gold Disc from Bhttß, in JAS, XII, 1970, p. 155; S. K. Mukhopadhyay, On the Downfall of the City of Bhitā, ibid., p. 149; id., Terracottas from Bhitā, in ArtAs, XXXIV, fase. 1, 1972, pp. 71-94; G. Erdosy, The Economic Organisation of Early Historic States in the Ganges Valley, in J. Schotsmans, M. Taddei (ed.), SAA 1983, Napoli 1985, pp. 509-521.